Il posto fisso sarebbe un incubo
Italia Oggi, da Berlino Roberto Giardina - 5 novembre 2011
I pregiudizi non muoiono mai. I tedeschi se ne vanno di casa a 18 anni, gli italiani restano dalla mamma fino a 40.
E tutti prendono in giro i bamboccioni latini. Così, gli italiani vogliono la sicurezza soprattutto, e sognano il posto fisso. I loro coetanei prussiani sono intraprendenti e osano, danno impulso all'economia e non sono l'incubo dei datori di lavoro che non li possono licenziare se la congiuntura peggiora. Ma a Berlino, un ragazzo può vivere per conto suo o con i coetanei, riceve un piccolo aiuto se studia, e gli affitti sono bassi.
La realtà, come sempre, è più complessa. Ho amici berlinesi che in vent'anni hanno cambiato una decina di attività, forse anche di più. Hanno badato ai piccoli nei kindergarten, hanno guidato un taxi, lavorato in pizzeria, come camerieri o aiuto cuoco, sono stati guide turistiche e portieri di notte, hanno insegnato tedesco agli immigrati. Per alcuni di loro, un posto fisso sarebbe un incubo. Amano essere liberi, e cambiare. Semplicemente, in Germania è normale. Nessuno li considera poco raccomandabili, vengono assunti senza problemi, e se vogliono possono anche prendersi una pausa, per libera scelta o costretti se non trovano subito un nuovo impiego. Negli intervalli vivono con il sussidio di disoccupazione, e intanto si guardano intorno. Se l'offerta di lavoro giunge da un'altra città, emigrano: trovare un alloggio non sarà un'impresa. Alla fine della loro vita lavorativa, avranno diritto a una pensione su per giù uguale a quella dell'amico che è sempre stato nello stesso ufficio. In altre parole, lo stato non si limita a fare la predica e a spiegare che il posto fisso è un retaggio del passato. Ha creato una serie di paracadute sociali che aiutano chi vuol fare l'uccello migratore a vita. Non c'è il posto fisso, ma il lavoro continuo e diverso.
E i pensionati? Qui si va in pensione a 67 anni, da noi prima che si può. Ogni tanto, i giornali tedeschi pubblicano la solita notizia dell'italiano che prendeva la pensione da cieco sorpreso a guidare l'auto, o del paralitico campione di calcio nella squadra del paese. Ci saranno dei cialtroni, ma chi in un villaggio del Sud non sa come comprarsi da mangiare che chance ha? Sopravvive come un personaggio di De Filippo o di Totò. Qui, ha diritto all'assegno sociale (360 euro), più alloggio, con gas, luce e tv, che ormai fa parte del pacchetto di sopravvivenza, anche se non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua.
Quanto alla pensione, non si cambiano le regole con la partita in corso. L'età è stata portata da 65 a 67, ma in vent'anni, e il traguardo si allontana di un mese all'anno. Si può sottoscrivere una pensione supplementare, e le quote saranno esentasse. Non esiste la pensione di anzianità, come da noi, ma chi è stanco, stufo, malato può gettare la spugna prima: si perde il 2% ogni anno di anticipo.
In realtà i tedeschi vanno in pensione in media intorno ai 60 anni. Esattamente, o quasi, come gli italiani. E sulla pensione si pagano meno tasse: in fondo ce la siamo guadagnata con il nostro lavoro, già tassato, e poi si presume che un pensionato spenda o aiuti i figli e i nipoti. Il denaro torna in circolazione.
Anche qui perdere il posto è un brutto colpo, ma non una tragedia. E la maggioranza dei pensionati non fa vita allegra, ma la spesa non è un incubo. Lo stato sociale ha subito dei tagli, tuttavia rimane il migliore al mondo, anche se i tedeschi brontolano. Loro non sono mai contenti. E se si fanno dei paragoni tra noi e loro, si dovrebbero riportare tutti i particolari. Non solo i dati che fanno comodo. Berlino è piena di ex bamboccioni italiani che qui non trovano il paradiso, ma semplicemente quel minimo di protezione sociale che li aiuta a fuggire dal nido. Lavorano duro e sono felici. O almeno soddisfatti.
Italiani: schiavi perdenti di serie B
RispondiEliminatutto un altro mondo..
RispondiEliminaIl sistema di "carità sociale" che c'è in Germania è migliroe di quello che non esiste in Italia ma, non mi sembra un buon metodo.
RispondiEliminaIo credo nella libertà e nella dignità umana.
Il lavoro dovrebbe essere quel diritto attraverso il quale l'individuo realizza LIBERAMENTE se stesso apportando il suo contributo alla comunità, che è l'unico luogo in cui l'individuo umano può realizzare se stesso. L'uomo è un animale sociale mica un orso bruno.
Il signoraggio è la base del sistema di usura al quale siamo soggetti da secoli ma non è l'unico aspetto da affrontare.
Complimenti per sito ogni tanto affrontare la verità fa bene.
Forse in Germania non ci sono corruzione e collusione, forse l'evasione fiscale è minima, forse i tedeschi fanno meno i furbetti della situazione, forse in Germania i prezzi sono sotto controllo, forse la politica fa il proprio dovere nell'interesse dei cittadini, forse le raccomandazioni e i posti d'oro non ci sono, forse le donne che vogliono lavorare non devono dare mezzo stipendio per mandare i bambini al nido... E' la mentalità italiana da cambiare.
RispondiEliminaE comunque le opportunità di lavoro fisso sempre nello stesso posto o di essere randagi e spostarsi dovrebbero poter essere una scelta, non un obbligo. Non è così un male avere delle 'radici'.
credo che è proprio lì che si annoda il carcenoma del nostro paese : l'attaccamento al posto di lavoro fisso, che non permette di far girare gli strati sociali del lavoro. il sistema è trasversale e non ha possibilità di mutare se non si cambia anche una certa cultura di livello nazionale.il posto fisso inoltre abbassa in alcuni casi anche il livello qualitativo del lavoro.
RispondiEliminanon è affatto vero che se un italiano si reca in Germania ha diritto subito all'assegno sociale (Hartz IV di tipo 2). Ci sono dei requisiti specifici da soddisfare altrimenti non viene riconosciuto il diritto a tale assegno. In primo luogo devi essere residente, da almeno 3 mesi ed avere un contratto di lavoro (con almeno 3 buste paga presentabili all'ufficio del lavoro) con una retribuzione non superiore a 400 euro. Mentre per richiedere l'assegno di disoccupazione (Hartz IV di tipo 1) i requisiti sono: avere lavorato per almeno 12 mesi in Germania con contratto di lavoro e aver perso il lavoro per motivi non imputabili alla condotta, solo a quel punto si può richiedere l'assegno. In ogni caso, parliamo di un sistema sociale/burocratico enormemente migliore di quello italiano e che presenta molteplici vantaggi ed infinite possibilità di lavoro, per cui vale sempre la pena provare, anche per chi ha già una certa età che in Italia viene considerata fuori mercato.
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