Carige, maxisequestro
a tutti gli indagati
Sigilli ai conti correnti, titoli, appartamenti, auto, mobili, per equivalenti 21 milioni, la somma sottratta dalle casse della banca. Sentito nuovamente lo svizzero Enderlin: è pronto a dare le carte ai magistrati
Maxisequestro ai sette indagati per la truffa Carige. La procura ha congelato i loro beni aggredibili, non solo conti correnti, ma anche titoli, appartamenti, auto, mobili. Il gip Adriana Petri ha disposto sequestri per equivalenti per ben oltre 21 milioni, la somma sottratta dalle casse della banca. Il motivo è che allo stato delle indagini non è possibile sapere quanto ognuno dei soggetti ha sottratto alla
banca. È certo che a Giovanni Berneschi, l'ex presidente, la somma sia stata recuperata totalmente. Poi ci sono i beni della nuora Francesca Amisano, dell'ex ad Ferdinando Menconi, del commercialista Andrea Vallebuona (in una casetta di sicurezza sono stati trovati 10 mila euro), dei faccendieri Ernesto Cavallini e Sandro Calloni, e dell'avvocato svizzero Davide Enderlin.
Intanto è conto alla rovescia per il rientro delle carte elvetiche dell'"affaire" Holiday Inn, da cui è partita la maxi inchiesta sullo scandalo di Banca Carige. Ad annunciarlo l'avvocato Giordano Balossi, al termine dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto Davide Enderlin, l'avvocato svizzero arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulla truffa ai danni dell'istituto di credito genovese.
La settimana prossima, infatti, il legale metterà a disposizione dei pm parte della documentazione che la settimana scorsa era stata sequestrata in alcune banche e nei due studi di Enderlin in Svizzera. "Da parte nostra - ha detto Balossi - non ci siamo opposti al sequestro. E visto che non sono ancora materialmente arrivati i documenti ci siamo messi a disposizione dei magistrati". Il faccia a faccia con il pm Silvio Franz, titolare dell'inchiesta insieme con l'aggiunto Nicola Piacente, è durato due ore e mezza. Enderlin ha ricostruito tutto il giro dei soldi, sedici milioni di euro, utilizzati per acquistare le quote, tramite la società Lascafive, dell'albergo a Lugano.
Secondo gli inquirenti, l'avvocato avrebbe aiutato il gruppo capeggiato dall'ex presidente di Carige a riciclare in Svizzera parte dei proventi delle truffe. Il legale di Enderlin continua a sostenere che "Enderlin ha eseguito solo un ordine che la sua controllante gli ha inviato: un finanziamento soci regolarmente registrato sia in Italia che in Svizzera". Il pm ha anche chiesto a Enderlin come mai vi sia una discrepanza tra le dichiarazioni di Berneschi e le sue sulla data dell'acquisto dell'albergo. Berneschi sostiene che l'operazione era stata fatta nel 2003, mentre l'avvocato svizzero l'ha datata nel 2006.
banca. È certo che a Giovanni Berneschi, l'ex presidente, la somma sia stata recuperata totalmente. Poi ci sono i beni della nuora Francesca Amisano, dell'ex ad Ferdinando Menconi, del commercialista Andrea Vallebuona (in una casetta di sicurezza sono stati trovati 10 mila euro), dei faccendieri Ernesto Cavallini e Sandro Calloni, e dell'avvocato svizzero Davide Enderlin.
Intanto è conto alla rovescia per il rientro delle carte elvetiche dell'"affaire" Holiday Inn, da cui è partita la maxi inchiesta sullo scandalo di Banca Carige. Ad annunciarlo l'avvocato Giordano Balossi, al termine dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto Davide Enderlin, l'avvocato svizzero arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulla truffa ai danni dell'istituto di credito genovese.
La settimana prossima, infatti, il legale metterà a disposizione dei pm parte della documentazione che la settimana scorsa era stata sequestrata in alcune banche e nei due studi di Enderlin in Svizzera. "Da parte nostra - ha detto Balossi - non ci siamo opposti al sequestro. E visto che non sono ancora materialmente arrivati i documenti ci siamo messi a disposizione dei magistrati". Il faccia a faccia con il pm Silvio Franz, titolare dell'inchiesta insieme con l'aggiunto Nicola Piacente, è durato due ore e mezza. Enderlin ha ricostruito tutto il giro dei soldi, sedici milioni di euro, utilizzati per acquistare le quote, tramite la società Lascafive, dell'albergo a Lugano.
Secondo gli inquirenti, l'avvocato avrebbe aiutato il gruppo capeggiato dall'ex presidente di Carige a riciclare in Svizzera parte dei proventi delle truffe. Il legale di Enderlin continua a sostenere che "Enderlin ha eseguito solo un ordine che la sua controllante gli ha inviato: un finanziamento soci regolarmente registrato sia in Italia che in Svizzera". Il pm ha anche chiesto a Enderlin come mai vi sia una discrepanza tra le dichiarazioni di Berneschi e le sue sulla data dell'acquisto dell'albergo. Berneschi sostiene che l'operazione era stata fatta nel 2003, mentre l'avvocato svizzero l'ha datata nel 2006.
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