“CORRIERE” DELLE MIE BRAME - SI ALZA LO SCONTRO TRA I SOCI DI RCS DELLA VALLE E ABRAMO BAZOLI – DOPO L’ULTIMNO VAFFA DELLO SCARPARO, IL PRESIDENTE DI BANCA INTESA MINACCIA DI PORTARE LO SCARPARO IN TRIBUNALE
A colmare la misura è stato il montante sferrato sabato dall'imprenditore marchigiano che dopo aver definito «sconcertanti» alcuni dettagli emersi dall'inchiesta su Ubi Banca, ha detto che se Bazoli avesse un «briciolo di dignità, dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi immediatamente da ogni incarico pubblico»...
Massimo Restelli per ‘Il Giornale’
La guerra di potere che sferza i «salotti» della finanza italiana per il controllo del Corriere della Sera è arrivata alla resa dei conti: dopo aver incassato per tre anni gli attacchi sferrati da Diego Della Valle con il sangue freddo connaturato ai banchieri di lungo corso, ieri il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli ha deciso di trascinare Mr Tod's in tribunale.
L'atto non ha precedenti nelle gesta del professore bresciano. «Da troppo tempo il signor Della Valle si esibisce con dichiarazioni nei miei confronti che sono ingiuriose e inaccettabili» e quindi dovrà «risponderne nelle opportune sedi giudiziarie nei tempi e nei modi che mi riservo di valutare», ha scandito Bazoli in un comunicato.
A colmare la misura è stato il montante sferrato sabato dall'imprenditore marchigiano che dopo aver definito «sconcertanti» alcuni dettagli emersi dall'inchiesta su Ubi Banca, ha detto che se Bazoli avesse un «briciolo di dignità, dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi immediatamente da ogni incarico pubblico». L'inchiesta vede Bazoli e l'altro decano di Ubi, Emilio Zanetti, accusati di aver ordito un patto occulto tra le associazioni dei soci di Brescia e di Bergamo per mantenere il controllo della cooperativa lombarda. E di aver favorito i propri familiari, a partire dai figli Francesca Bazoli e Matteo Zanetti e dai generi Mario Massari e Gregorio Gitti.
Nel comunicato Bazoli ha replicato, ribadendo la propria «serenità» rispetto alle indagini della procura, perché certo di aver «agito nel più totale rispetto delle leggi» - ed è questo il punto cardine - come «nel corso di tutta la mia vita professionale». La battaglia che si trascina da quando Della Valle definì «arzilli vecchietti» lo stesso Bazoli e l'allora presidente delle Generali Cesare Geronzi, indicando così a Piazza Affari di ritenere pronti alla pensione due dei banchieri più influenti d'Italia, ha per oggetto ultimo il controllo del Corriere e della sua direzione.
Dove Della Valle combatte anche contro la Fiat di John Elkann nel tentativo disarcionare l'attuale ad Pietro Scott Jovane e quindi rompere lo status quo, per cui sta invece lavorando Bazoli, in difesa del direttore Ferruccio de Bortoli. In Rcs «è stato fatto tutto quello che non si deve fare quando si gestisce un'azienda», ha ricordato Della Valle all'inizio di questo mese nel corso di un talk show organizzato da Panorama. Rimarcando, con un appello indiretto alla Mediobanca di Alberto Nagel (che ha già avviato l'uscita completa dal capitale di Rcs in nome della fine del capitalismo di relazione), che il gruppo del Corriere ha bisogno di una svolta immediata. Poi ha affondato il pugnale su «Nanni» Bazoli, reo - secondo l'inventore delle Tod's - di voler esprime un ruolo da cui oggi è «praticamente esautorato».
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