giovedì 6 giugno 2013

Spagna: fuori dall'euro e dall'Europa !

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Il governo del capitale pianifica un nuovo taglio alle pensioni obbedendo agli ordini dell'Unione Europea

PCPE | pcpe.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/05/2013

L'Unione europea si mostra ancora una volta come lo strumento della dittatura del capitale. In questa occasione, è stata la Commissione Europea che, con un dettame presentato in forma di semplice ''raccomandazione'', ha emesso indicazioni chiare e specifiche al governo spagnolo, al fine di approfondire la sua politica anti-operaia. Questo è successo a seguito della chiusura del cosiddetto Semestre Europeo, meccanismo mediante il quale le istituzioni dell'Unione Europea sottopongono ad un esaustivo controllo la politica fiscale dei paesi membri sotto la minaccia di una punizione per coloro che non soddisfano le sue linee guida.

L'aumento dell'IVA, la necessità di un ulteriore ritocco alla riforma del lavoro e la riforma del sistema pensionistico pubblico sono espressioni della violenta lotta di classe che dirige il capitale contro la classe operaia e i settori popolari per garantire la propria sopravvivenza ad ogni costo. Non dimentichiamo che a pochi giorni dal parere della Commissione Europea, Business Europe, l'organizzazione padronale, della quale è membro la CEOE, pubblicamente ha formulato una serie di raccomandazioni volte esattamente nello stesso senso.

Già qualche settimana fa il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione nella quale, nonostante la sua retorica di difendere le pensioni pubbliche, si stabilisce che in futuro dovranno essere integrate da assicurazioni private aziendali o individuali. Ma la strategia del capitale va ancora più in là.

Il governo del PP, un altro semplice strumento della dittatura del capitale, sta cambiando la sua strategia per frenare il suo logoramento sostituendo i decreti dello scorso anno con una piccola ma costante serie di tagli e controriforme. Dopo i tagli al sistema pensionistico pubblico annunciato a marzo, si dispone adesso ad avviare una riforma molto più profonda e aggressiva, come si evince analizzando la composizione del "Comitato di Esperti", che deve presentare un rapporto il 31 maggio: 8 dei suoi 12 membri sono o sono stati collegati a banche o a imprese assicurative.

La chiave dell'attacco del capitale contro le pensioni pubbliche è nel concetto di "fattore di sostenibilità", che consiste nello svincolare la revisione delle pensioni all'aumento dei prezzi al consumo (meccanismo attuale) per collegarlo ad altri criteri quali le entrate del sistema o la congiuntura economica, che genereranno perdite economiche per i pensionati. Al capitalismo l'unica cosa che interessa è proprio la sostenibilità come sistema, non la sostenibilità delle famiglie lavoratrici.

Tutto va a indicare che il "Comitato di Esperti" nominato dal governo non solo consiglierà l'applicazione di tale criterio, ma anche la sua immediata entrata in vigore nel gennaio 2014. Ricordiamo che il fattore di sostenibilità già è stato incluso nella riforma delle pensioni adottata nel 2010 dal governo del PSOE (e sostenuta dalle cupole sindacali del CCOO e UGT), salvo che la sua entrata in vigore era prevista al 2027. Ancora una volta si rivela che è il capitale, al di là di chi siede al governo, a comandare.

Un altro criterio che sarà realizzato sarà il calcolo della pensione in termini di aspettativa di vita, con l'obiettivo di ridurre le pensioni attuali. Ci sono anche segnalazioni dell'INSS che propongono di posporre l'età pensionabile oltre i 67 anni e l'aumento degli anni di contribuzione necessari per ottenere il 100% della pensione (da 37 a 40 anni), che aggraverebbe l'incerto futuro della gioventù lavoratrice, già provata da un tasso di disoccupazione del 56,4% e dalla pletora di contratti precari.

Il Partito Comunista dei Popoli di Spagna chiama la classe operaia e i settori popolari a combattere decisamente in difesa dei nostri diritti e contro questa nuova e brutale aggressione che pianifica il capitale: questa volta contro le pensioni, frutto del nostro lavoro.

Allo stesso modo chiamiamo ad abbandonare le vaghe illusioni circa la "democratizzazione" dell'Europa o di una "svolta sociale" dell'Unione Europea, discorso che riflette solo le debolezze ideologiche che ancora si trascinano in molte organizzazioni politiche, sociali e sindacali, incapaci di vedere l'Unione Europea per quello che è: uno strumento al servizio del capitale e dell'imperialismo europeo. L'unica opzione per il futuro per la classe operaia e per il popolo lavoratore è l'uscita dall'Unione Europea e dall'Euro per trovare la propria strada verso il socialismo.

Area Comunicazione del PCPE, 30 maggio 2013
 

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