La sfida fra contanti e bancomat spiegata con un disegnino
A volte ritornano, si dice ogni tanto, ma capita che
 ritornino anche fin troppo spesso, dico io, così eccomi qui a 
riparlarne grazie ai fans sfegatati dell’abolizione dei contanti come 
arma di lotta all’evasione.
Così se averne già scritto nei precedenti articoli A MORTE I CONTANTI, VIVA I CONTANTI (leggi l’articolo) e COME SCOPRIRE CHI EVADE LE TASSE IN ITALIA GIOCANDO A BATTAGLIA NAVALE (leggi l’articolo)
 in cui ho dato modo di riflettere sui dati che dimostrano che i 
contanti non sono affatto causa principale di evasione fiscale e di come
 all’estero la manica sia molto più larga, non è stato sufficiente 
eccomi qui a ribadire il concetto con parole nuove.
L’occasione fiocca grazie al meritorio (una tantum) atto 
del Governo Renzi di innalzare la soglia di spesa possibile in contanti 
dai 1.000 euro precedenti agli attuali 3.000 _ leggi qui la notizia.
Già durante i preannunci di questa decisione abbiamo 
assistito alle opposte levate di scudi di chi aspettava con ansia una 
decisione simile e di chi invece vi si oppone a ragion veduta che 
risponde alla solita abitudine di saper per sentito dire.
I recenti fatti di cronaca finanziaria hanno dimostrato 
quanto, come sin dai tempi della redazione dei FALSI MITI e dei FALSI 
MITI SULLA GERMANIA (leggi i falsi miti sulla Germania)
 andavo rimarcando, la teoria della morale applicata al denaro non abbia
 alcun fondamento se non sulla bigotta credenza popolare, tanto che 
finalmente il mito della Germania onesta, ordinata e virtuosa aleggiava 
soltanto nella fantasia collettiva (ci sono voluti 4 anni ma alla fine 
persino la cronaca più allineata ha dovuto dimostrare quanto avessi 
ragione).
Per chi volesse farsene una cultura approfondita esiste questo link sul crollo del falso mito tedesco che annovera tra i commenti un elenco impressionante di scandali e truffe fiscali e non in salsa alemanna.
Ma tornando a noi, la decisione del dandy di Firenze hanno
 fatto evaporare commenti dal solido qualunquismo riprodotto in serie 
con il marchio di fabbrica del più insensato moralismo che al solito 
non trova riscontro nella realtà.
L’EVASIONE VIENE CONTRASTATA DALL’ABOLIZIONE O DALLA LIMITAZIONE DEL CONTANTE
Per scorgere la risposta più definitiva ed esauriente vi rimando alla lettura degli articoli citati a riga 3 e 4.
La risposta è no, perché se per lotta all’evasione 
intendiamo la micro evasione dobbiamo rassegnarci a veder migliorare la 
situazione dello 0,5% tondo tondo a fronte di costi spropositati che 
azzopperebbero ancora di più i pubblici esercizi.
E badate bene che stiamo parlando solo di EVASIONE 
PRESUNTA, laddove la situazione venisse lasciata intaccata, mentre nel 
caso di adozione dei famigerati POS ci troveremmo a trasformare quella 
piccola fetta in EVASIONE CERTA.
Come? Facendo attraversare i soldi dovuti alle banche per 
la commissione a carico di ogni transazione le colonne dei bilanci 
(truccati) degli istituti di credito più o meno grandi, ma per questo 
rimandiamo all’immane mole di lavoro documentatissimo di Marco Saba (video) ed al libro Euroschiavi.
COME TI RISOLVO IL PROBLEMA DELL’EVASIONE
Di primo acchito i suddetti commenti stimolavano la mia 
reazione così messa per iscritto sulla pagina Facebook di L’Economia 
Spiegata Facile:
“Come ti risolvo il problema della micro evasione?
Facile: cancello il contante e faccio passare tutto il denaro in transazioni elettroniche gestite dalle banche.
Le banche ad ogni transazione trattengono una commissione su cui non pagano le tasse perché presentano bilanci truccati.
COSì SONO DACCAPO
 avendo spostato il denaro della presunta evasione civile dall’economia 
reale all’evasione certa nelle casse delle banche.
INGEGNOSO!
Insomma, in caso 
di adozione di bancomat e carte di credito al posto del contante ciò che
 non finirebbe in evasione fiscale dei cittadini finirebbe in tasca alle
 banche che evadendo a loro volta annullando automaticamente il presunto
 prelievo fiscale dovuto alla trasparenza delle transazioni.
Punto.”
Poi mi son detto che per renderla più semplice avrei potuto spiegarlo con il più proverbiale dei disegnini.
TI FACCIO UN DISEGNINO
Ecco di seguito la spiegazione.
Ad ogni emissione di moneta le banche mettono a bilancio 
si la moneta ma nella colonna dei passivi invece che in quella degli 
attivi (su cui realizzano profitti in termini di signoraggio ed 
eventualmente interessi).
Da questo momento vediamo il percorso parallelo che detta 
moneta (supponiamo 100 €) farebbe secondo le teorie degli avversari del 
contante, mentre sulla scena di destra vediamo come questi pensano di 
risolvere la faccenda.
LA SCENA DI SINISTRA
Il denaro contante, dopo essere stato speso può prendere 
due strade, ma noi ne abbiamo illustrata una; quella dell’evasione 
PRESUNTA (la strada del pagamento delle tasse la vedremo nella scena di 
destra ma sarebbe identica anche se proposta in quella di sinistra).
Evadendo le tasse l’esercente si risparmia in 30% di tasse (le stime dicono che la tassazione complessiva ammonta al 52%) che
 rimanendo nel circuito economico reale riprendono il giro e non 
procurano ulteriori guadagni alla banca che incassa profitto solo nel 
caso di nuova emissione di credito.
All’atto di emissione però la Banca, dichiarando i 100 
euro nella colonna dei passivi si risparmia il pagamento di IRES e di IRAP
per un ammontare di 30€.
LA SCENA DI DESTRA
Ora veniamo alla scena di destra che illustra il circuito 
monetario considerato virtuoso della moneta elettronica emessa dalla 
Banca.
In questo caso dopo la transazione commerciale le strade si dividono:
– 2 euro prendono la strada di ritorno alla Banca sotto 
forma di commissione (abbiamo considerato una cifra appena più alta 
della media che ci aiuta ad arrotondare, per i dati reali tornate al 
primo articolo citato in riga 3);
– 30 euro finiscono in tasse, ma si tratta di un incasso 
solo apparentemente dello Stato, perché in realtà il bottino viene 
dirottato alla banca creditrice nei suoi confronti degli interessi (e 
del capitale) “prestato” in occasione dell’acquisto dei BTP necessari 
alla spesa pubblica;
– 68 euro sono l’incasso netto.
Solo quest’ultima cifra rimane in circolazione e per un 
nuovo acquisto di 100 euro sarà necessaria una nuova emissione monetaria 
da parte delle banche, pari alla differenza necessaria, che farà lo 
stesso percorso.
Il risultato è che se nel primo esempio di circolazione 
monetaria la Banca riesce ad intascarsi esclusivamente “la cresta” fatta
 sulle tasse non pagate per la nuova emissione di credito, nel secondo 
la cifra lievita notevolmente per poi sparire dalla porta di servizio 
con mèta i paradisi fiscali.
SOLUZIONE FINALE?
Se volessimo risolvere alla radice basterebbe applicare 
due semplici  norme: 1. tassare l’emissione monetaria delle banche 
commerciali; 2. creare una banca pubblica di proprietà dei cittadini, 
così potremo anche eliminare il contante perché il signoraggio sarebbe 
di pubblico dominio.
In attesa della prossima occasione che non mancherà per 
riparlare di questo argomento vi invito a far circolare il presente 
disegnino. Non costa nulla e ci fa guadagnare molto in conoscenza.
Nessun commento:
Posta un commento