ROMA – Fa caldo a Montecitorio, molto. Ma non è questo il motivo per il quale un uomo di 56 anni, che ha deciso di attuare lo sciopero della fame ad oltranza (da ben 80 giorni) e di presidiare con una tenda davanti Montecitorio, abbia l’Islanda come pensiero fisso.
Stiamo parlando di Gaetano Ferrieri, veneto, consulente mobiliare con moglie e due figli, che dal 4 Giugno 2011 ha deciso di portare avanti questa forma di protesta estrema. Estrema per il digiuno (ha già perso 23 kili) e per la sua costante presenza davanti al Parlamento, ma chi conosce Gaetano, se pur dopo una chiacchierata di 5 minuti, si accorge di avere a che fare con una persona moderatissima, semplice, non ideologizzata, serena.
Cosa chiede Gaetano e perché mai sognerebbe l’Islanda? Forse è opportuno fare un passo indietro e spiegare cosa è successo in questo piccolo paese poco più di tre anni fa (ma siccome chi scrive è principalmente un fotografo, questo racconto sarà affiancato da istanti rubati al presidio di Montecitorio, così da poter descrivere due storie parallele, con la personale speranza che un giorno si possano incontrare).
Nel Settembre del 2008, a fronte della nazionalizzazione della principale banca del paese, la Glitnir Bank, il paese va in default, ufficialmente in bancarotta. Nel Gennaio del 2009 la protesta dei cittadini diventa così forte da far dimettere il primo ministro e tutto il suo Governo. Il governo succedutosi impone una manovra per il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 miliardi di euro che avrebbe pesato su ogni famiglia islandese una insostenibile imposta mensile per ben 15 anni.
Le piazze tornano a riempirsi fino a costringere il governo ad indire un referendum per abrogare quella manovra finanziaria. Ovviamente hanno vinto i NO con una maggioranza del 93%, e nel frattempo arrestano diversi bancari e membri dell’esecutivo: tutti i banchieri implicati sono costretti a lasciare l’isola. Non finisce qui: viene eletta un’Assemblea per redigere una nuova Costituzione che presenta una Magna Carta in cui confluiscono i contributi elaborati da diverse realtà locali. Contributi dati anche attraverso la rete.
Questa storia che viene dal paese dei vulcani dai nomi impronunciabili, presenta dei risvolti interessanti da sottolineare. Il primo riguarda la censura: nessuno parla di questa rivoluzione pacifica, dalla democrazia diretta e partecipativa, perché evidentemente potrebbe essere un pericoloso precedente per i governi corrotti, che complici con le grandi banche, affamano intere popolazioni.
Il secondo riguarda la libertà, declinata con le parole di G. Gaber: l’esempio dell’Islanda ci ricorda come un altro mondo è effettivamente possibile, grazie alla partecipazione reale, concreta, diretta, del popolo. Questo è il sogno di Gaetano. Una rivoluzione pacifica, non violenta, che preveda una partecipazione diretta del popolo, contro “la casta politica che affama la propria gente, rubandole il suo futuro”.
Scritto da Emiliano Pecis. Fotografo, esperto di social computing, scrive articoli sul proprio sito e su altri blog di settore.
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