martedì 12 marzo 2013

I banchieri sono gangster

BANCHIERI GANGSTER: TROPPO GRANDI PER LA GALERA


Le frequentazioni della HSBC con trafficanti di droga e terroristi. E il modo di farla franca
di MATT TAIBBI

L’accordo è stato annunciato in sordina, appena prima delle vacanze, quasi come se il governo sperasse che la gente fosse troppo impegnata ad attaccare calze sul camino per farci caso. Scioccando politici, avvocati e inquirenti di tutto il mondo, il Dipartimento di Giustizia americano ha concesso mano libera ai dirigenti della banca inglese HSBC per il caso di riciclaggio di denaro di trafficanti di droga e terroristi più grande di sempre. Sì, ha irrogato una multa di 1.9 miliardi di dollari, equivalente ai profitti di circa cinque settimane, eppure non si è riuscito ad strappare nemmeno un dollaro o un giorno di galera ad alcuno, nonostante un decennio di abusi stupefacenti.
Le persone potranno essere sdegnosamente stufe di Wall Street, così come le storie di miliardari rapaci che se la passano liscia con i loro furti spesso smettono di stupire. Ma il caso della HSBC è andato ben oltre il solito genere di crimine da colletto bianco burocrate, normalmente associato a Wall Street. In questo caso, la banca l’ha fatta franca con l’omicidio – nel senso di agevolarlo, ad ogni modo.
Per almeno un lustro, il mitico potere bancario di matrice colonial britannica ha aiutato a riciclare centinaia di milioni di dollari per persone legate al narcotraffico, tra cui il cartello messicano di Sinaloa, sospettato di decine di migliaia di assassini solo nei dieci anni passati – gente talmente cattiva, scherza l’ex Avvocato generale di New York Eliot Spitzer, ‘da far sembrare brava gente quelli che frequentano Wall Street’. La banca ha peraltro movimentato denaro per organizzazioni legate ad Al Qaeda e agli Hezbollah, così come per gangsters russi; ha aiutato paesi come l’Iran, il Sudan e la Corea del Nord ad evadere le sanzioni; e, oltre a favorire criminali, terroristi e stati canaglia, ha aiutato una moltitudine di comuni evasori fiscali a tenere nascosto il proprio denaro.
“Hanno violato ogni legge possibile” dichiara Jack Blum, avvocato ed ex investigatore per il Senato, autore negli anni ‘70 di un’indagine su un considerevole scandalo di corruzione riguardante la Lockheed, in seguito alla quale venne approvato il Foreign Corrupt Practices Act. “Hanno dato vita ad ogni tipo di affare illecito immaginabile.”
Che nessuno della banca sia finito in galera o abbia pagato un dollaro di multa non è una novità in questi tempi di crisi finanziaria. Ciò che è differente in questo accordo è che per la prima volta il Dipartimento di Giustizia ha ammesso i motivi per cui ha deciso la linea morbida con questo particolare tipo di criminale. C’era la preoccupazione che niente più di una bacchettata sulla mano avrebbe potuto mettere a rischio l’economia mondiale. “Ove le autorità americane avessero deciso di incriminare la banca”, ha dichiarato il vice Avvocato Generale Lanny Breuer in una conferenza stampa per annunciare l’accordo, “la HSBC avrebbe certamente perso l’autorizzazione a svolgere attività bancaria negli Stati Uniti, il futuro dell’istituzione stessa sarebbe stato minacciato e l’intero sistema bancario sarebbe stato destabilizzato”.
Ecco l’alba di una nuova era. Negli anni immediatamente successivi all’11 settembre, anche solo finire sulla bocca di un terrorista sospetto avrebbe potuto costarti una detenzione extralegale per il resto dei tuoi giorni. Ma ora, se sei Troppo Grande per la Galera, puoi confessare di riciclare i soldi di un terrorista e violare il Trading With the Enemy Act, e non solo non sarai processato per questo, anzi il governo farà di tutto per far sì che tu non perda la tua autorizzazione. Qualcuno a Washington mi ha detto: Va bene, fine, niente galera, ma possibile che non possano nemmeno revocare la loro concessione? Stiamo scherzando?
Ma il Dipartimento di Giustizia non aveva finito coi regali di Natale. Più o meno una settimana dopo, Breuer era di nuovo davanti alla stampa, concedendo un comodo accordo a un’altra grande azienda internazionale, la banca svizzera UBS, la quale aveva appunto ammesso di aver svolto un ruolo chiave probabilmente nel più grande caso di antitrust/fissazione dei prezzi della storia, il cosiddetto scandalo del LIBOR, una enorme cospirazione legata alla manipolazione dei tassi di interesse riguardante centinaia di trilioni (centinaia di migliaia di miliardi ) di dollari in prodotti finanziari. Mentre due protagonisti minori sono stati incriminati, Breuer e il Dipartimento di Giustizia si mostravano preoccupati per la stabilità globale mentre spiegavano perché nessuna accusa è stata formalizzata nei confronti della società madre.
“Il nostro obiettivo qui” ha detto Breuer “è di non distruggere un’importante istituzione finanziaria.”
Un cronista faceva notare a Breuer che la UBS era già stata coinvolta nel 2009 in un grave caso di evasione fiscale, ponendogli un’acuta domanda: “questa è una banca che già ha infranto la legge in passato.,” affermava il giornalista. “Perché dunque non essere più severi?”
“Non so cosa significhi essere più severi”, così rispondeva il vice avvocato generale.
Anche nota come la Hong Kong and Shanghai Banking Corporation, HSBC è già stata associata a casi di droga. Fondata nel 1865, HSBC divenne un’importante banca commerciale nella Cina coloniale dopo la conclusione della seconda guerra dell’oppio. Se siete arrugginiti sulla storia delle innumerevoli guerre di stupro imperiale condotte dalla Gran Bretagna, la Seconda Guerra dell’Oppio fu quella in cui la Gran Bretagna assieme ad altre potenze europee in sostanza massacrarono un sacco di cinesi finché questi non accettarono di legalizzare il commercio dell’oppio (più o meno lo stesso fecero nella Prima Guerra dell’Oppio, conclusasi nel 1842).
Un secolo e mezzo dopo, pare che le cose non siano cambiate granché. Con la sua massiccia presenza in molti degli ex territori coloniali in Asia e Africa, e la sua ricca storia di flessibilità morale interculturale, HSBC vanta un’impronta internazionale decisamente differente rispetto ad altre banche altrettanto Troppo Grandi per Fallire come Wells Fargo o Bank of America. Mentre i colossi bancari americani si sono abbuffati fino a scoppiare col tossico commercio dei mutui residenziali che portò alla bolla finanziaria del 2008, la HSBC ha percorso un cammino leggeremente differente, trasformandosi nella banca di riferimento per mascalzoni provenienti da tutto il mondo.
I tre volte sfigati finiti nelle carceri californiane per reati bagatellari potrebbero rimanere sorpresi nello scoprire che l’accordo antigalera escogitato da Lanny Breuer per la HSBC è stato il terzo colpo che la banca ha portato a segno. In effetti, come chiarito da una mortificante relazione di 334 pagine pubblicata la scorsa estate dalla sottocommissione permanente in materia di investigazioni del Senato, la HSBC ha ignorato una quantità veramente impressionante di avvertimenti ufficiali.
Nell’aprile 2003, con l’11 settembre ancora vivo nelle menti dei legislatori americani, la Federal Reserve inviò presso la sussidiaria della HSBC una lettera ingiuntiva, ordinando di correggere la propria prassi e fare un sforzo in più per evitare che criminali e terroristi aprissero conti presso la banca. Uno dei principali utenti della banca, per esempio, era la banca saudita Al Rajhi, collegata dalla CIA e da altre agenzie governative al terrorismo. Stando a un documento citato in una relazione del Senato, uno dei fondatori della banca, Sulaiman bin Abdul Aziz Al Rajhi, era tra i primi venti finanziatori di Al Qaeda, membro di quella che lo stesso Osama bin Laden pare abbia chiamato la “Catena d’Oro.” Nel 2003, la CIA redasse un rapporto coperto da segreto sulla banca, descrivendo Al Rajhi come un “canale per la finanza estrema.” Nel rapporto, alcuni dettagli del quale sono trapelati al pubblico intorno al 2007, l’agenzia osservava come Sulaiman Al Rajhi lavorava consapevolmente per aiutare le ‘fondazioni di beneficenza’ islamiche a nascondere la loro natura, imponendo al consiglio d’amministrazione della banca di ‘escogitare degli strumenti finanziari in grado di sottrarre le donazioni di carattere caritatevole della banca al controllo saudita” (la banca ha negato qualsiasi coinvolgimento nel finanziamento degli estremisti).
Nel gennaio del 2005, ancora avvolta nella nuvola del suo primo accordo di libertà vigilata con gli Stati Uniti, la HSBC decise di troncare parzialmente i legami con Al Rajhi. Notare la parola “parzialmente”: la decisione sarebbe stata applicata soltanto al settore bancario di Al Rajhi e non alla sua società commerciale, una distinzione che spinse la dirigenza dentro la banca. Nel marzo 2005, Alan Ketley, un funzionario di controllo interno in forza presso la sussidiaria Americana della HSBC, HBUS, disse allegramente a Paul Plesser, capo del Global Foreign Exchange Department per la sua banca, che era un piacere fare affari con Al Rajhi. “Sembra che sei a tuo agio a continuare a trattare con Al Rajhi” scrisse. “sarà meglio che ci fai una montagna di soldi!”
Ma quest’accordo occulto con la sospetta ‘Catena d’oro’ bancaria di bin Laden non era abbastanza – molti dirigenti della HSBC avrebbero voluto ripristinare la situazione precedente. In una notevole e-mail inviata nel maggio 2005, Christopher Lok, capo del Dipartimento Globale Banconote di HSBC, domandava ad un collega se non potessero tornare a fare integralmente affari con Al Rajhi non appena uno dei principali regolatori americani, l’Ufficio per il controllo della valuta (OCC), avesse tolto efficacia al decreto ingiuntivo risalente al 2003: “dopo la liquidazione dell’OCC e ora che il capitolo è probabilmente chiuso, non possiamo tornare a far visita ad Al Rajhi? La vigilanza di Londra ha allentato la presa”.
Dopo essere stata punita con l’ingiunzione del 2003, la HSBC continuò ad abbassare i propri requisiti alla lettera così come nello spirito– e su grande scala, pure. Tuttavia, invece di punire la banca, la risposta governativa è stata di inviare ulteriori lettere dal tono sdegnato. Tipicamente scritte nella cosiddetta forma di lettere “MRA” (Matters Requiring Attention) inviate dall’Ufficio per il controllo sulla valuta (OCC). La maggior parte delle quali toccavano sempre lo stesso tema, ossia, l’incapacità della HSBC di assicurare la debita diligenza sugli oscuri personaggi che depositavano denaro nei suoi conti o usavano le sue filiali per trasferire denaro. La HSBC accumulava in quantità ordini del tipo “Vi State Incasinando E Noi Lo Sappiamo”, e nel breve tempo intercorrente tra il 2005 e il 2006, ricevette 30 diversi avvisi formali.
Nonostante ciò, nel febbraio 2006 l’OCC sotto l’amministrazione di George Bush decise improvvisamente di revocare l’ingiunzione del 2003 dalla HSBC. In altri termini, la HSBC violò sostanzialmente la sua libertà condizionata per 30 volte in poco più di un anno eppure riuscì a cavarsela comunque. La banca era, come si dice nel gergo di strada, “off paper” (lett., a posto, ndt) – e libera di consentire agli Al Rajhi del mondo di tornare alla carica.
Dopo che la HSBC ha ripreso a pieni giri i rapporti in Arabia Saudita con la Al Rajhi Bank apparentemente legata al terrorismo, l’ha rimpinguata con circa un miliardo di dollari americani. Alla domanda rivolta dalla HSBC circa l’uso che avrebbe fatto di tanto denaro, la Al Rajhi motivò la richiesta col fatto che la gente in Arabia Saudita ha bisogno di dollari per le più svariate ragioni. “Durante la stagione estiva” scriveva la banca, ‘dobbiamo far fronte ad una domanda massiccia da parte dei turisti in vacanza.”
Il Dipartimento del Tesoro tiene una lista compilata dall’ Office of Foreign Assets Control, o OFAC, tanto che le banche americane non devono essere in affari con alcun soggetto segnalato nella lista dell’OFAC. Tuttavia la banca ha scientemente aiutato gli individui banditi su detta lista ad eludere il procedimento riguardante le sanzioni. Uno di questi soggetti era il potente uomo d’affari di origine siriana Rami Makhlouf, amico fidato della famiglia Assad. Una volta che Makhlouf è finito nella lista dell’ OFAC nel 2008, la risposta della HSBC non fu di tagliare qualsiasi legame con lui ma piuttosto di cercare una soluzione riguardo ai conti detenuti dal broker siriano nelle filiali di Ginevra e delle Isole Cayman. “Abbiamo stabilito che i conti tenuti nelle Caymans non sono nella giurisdizione statunitense” scrisse un addetto al controllo interno. “Pertanto, non riferiremo questa corrispondenza all’OFAC.”
Traduzione: Sappiamo che il tipo risulta su una lista di terroristi, ma i suoi conti sono in un posto nel quale gli americani non possono cercare, allora che si freghino.
Ricordate, correva l’anno 2008 – cinque anni dopo che la HSBC è stata beccata con le mani nel sacco per la prima volta. E pure dopo altri quattro anni, all’epoca in cui la società è stata torchiata dal senatore del Michigan Carl Levin nel luglio 2012, un dirigente della HSBC si è rifiutato decisamente di dire se la banca avrebbe informato il governo nel caso in cui un Makhlouf o qualsiasi atro nome comparso nella lista dell’ OFAC fosse saltato fuori nel proprio sistema– limitandosi solo a dire che “avrebbero fatto quanto possibile”.
Il caso del Senato ha messo in luce la dinamica estremamente frustrante che gli ispettori del Governo sono stati costretti a fronteggiare con le megabanche Troppo Grandi per la Galera: la stessa ragione che le rende tanto appetibili a loschi clienti – la loro abilità nello spostare rapidamente denaro in luoghi come le Cayman o la Svizzera – le agevola nel far finta di niente con i poteri pubblici grazie alla pratica di nascondersi dietro le leggi sul segreto bancario.
Quando non era alle prese con le attività bancarie a favore di oscuri personaggi del Terzo Mondo, la HSBC metteva alla prova la propria potenza di fuoco mentale su come trovare soluzioni creative che le consentissero di fare affari con paesi sanzionati dagli Stati Uniti, in particolare l’Iran. In un rapporto pubblicato dalla sussidiaria della HSBC per il Medio Oriente, HBME, la banca fa notare quanti soldi potrebbe ricavare dall’Iran, ammesso che si potessero superare quelle che venivano chiamate “difficoltà” – per intenderci, quelle fastidiose leggi.
“C’è da aspettarsi che l’Iran diventi una fonte di crescente guadagno per le floride prospettive del gruppo” dice il rapporto, “e se dobbiamo raggiungere un tale obiettivo bisogna adottare un atteggiamento positivo una volta che ci si imbatte in criticità.”
L’”atteggiamento positivo” includeva una tecnica chiamata “stripping”, secondo cui sussidiarie straniere come la HSBC del Medio Oriente o la HSBC Europa rimuovevano ogni riferimento all’Iran in transazioni verso e dagli Stati Uniti, mettendosi spesso al posto del vero cliente per evitare di mettere in moto il meccanismo di allarme dell’ OFAC. (In altre parole, la transazione faceva figurare la stessa HBME, invece di un cliente iraniano).
Per più di un quinquennio, una cifra colossale come 19 miliardi di dollari di transazioni con l’Iran ha attraversato il sistema finanziario americano, con il collegamento iraniano tenuto nascosto in una percentuale tra il 75 e il 90% di tali transazioni. La HSBC ha avuto il suo quartiere generale in Inghilterra per più di vent’anni – in effetti, parliamo della banca più grande d’Europa – ma intrattiene gestioni sussidiarie importanti in ogni angolo del pianeta. Ciò che è emerso da quest’indagine è che il gruppo dirigente della società madre spesso era informato sulle losche transazioni, mentre le sussidiarie regionali non lo erano. Nel caso delle transazioni proibite con l’Iran, ad esempio, risultano diverse email inviate dal capo controlli interni della HSBC, David Bagley, in cui egli ammette che la sussidiaria americana della HSBC probabilmente non ha idea di quanto la HSBC Europa sta facendo con l’invio di quantità di denaro iraniano coperto da divieto.
“Non sono sicuro che la HBUS sia al corrente del fatto che la HBEU stia fornendo servizi di compensazione per quattro banche iraniane” scriveva nel 2003. L’anno seguente, avrebbe fatto le stesse osservazioni. “Sospetto che la HBUS non sappia che i pagamenti [di origine iraniana] stiano transitando attraverso di essa” scriveva.
Qual è il vantaggio per una banca come la HSBC nel fare affari con soggetti messi al bando, truffatori e così via? La risposta è semplice: “se hai clienti interessati a ‘servizi speciali’ – un eufemismo per la roba cattiva – puoi addebitargli ciò che vuoi” afferma l’ex investigatore del Senato Blum. “Il margine di profitto sul denaro riciclato è stato per anni all’incirca del 20%”.
Simili guadagni possono essere realizzati in varie forme, dalle commissioni iniziali alla promessa di tenere depositi presso la banca per un certo periodo. Qualsiasi sia la formula, le possibilità di profitto sono enormi, ammesso che si sia disposti ad accettare denaro da qualsiasi parte. La HSBC, con le sue radici che affondano nel capitalismo da battaglia delle colonie britanniche di lunga data e la sua presenza in Asia, Africa e nel Medio Oriente, aveva più accesso ad un tipo di clientela bisognosa dei “servizi speciali” di forse qualsiasi altra banca.
E ha lavorato duro per soddisfare quella clientela. Forse in cima alla vetta dell’innovazione per quanto riguarda la storia in fatto di sordide pratiche bancarie, la HSBC ha portato avanti una grottesca attività offshore in Messico che consentiva a chiunque di accedere ad una qualsiasi filiale messicana della HSBC per aprire un conto in dollari americani (i conti messicani della HSBC dovevano essere in pesos) tramite una cosiddetta “succursale delle Isole Cayman” della HSBC del Messico. I fatti suggeriscono che a malapena i clienti dovevano dichiarare nome e indirizzo reali, figuriamoci se erano tenuti a documentare l’origine lecita dei propri depositi.
Se riuscite a immaginare una clinica per trapianti di cuore stile drive in o una compagnia aerea che tiene un minibar ben fornito nella cabina di pilotaggio di ogni aereo, allora è probabile che comprendiate l’assurdità giuridica della “filiale Isole Cayman” della HSBC Mexico. Si trattava semplicemente di una pura scatola vuota, diretta da messicani presso succursali messicane della banca.
Ad un certo punto, questo prodotto dell’immaginazione aziendale della banca aveva 50.000 clienti, detenendo un totale di 2.1 miliardi di dollari di patrimonio. Nel 2002, da un controllo interno risultò che il 41 per cento dei conti esaminati erano in fallo quanto a dati sul cliente. Sei anni più tardi, una e-mail proveniente da un funzionario altolocato della HSBC faceva notare che il 15% della clientela nemmeno disponeva di una scheda personale. “Come si fa ad individuare i clienti senza un dossier?” si lamentava il dirigente.
La HSBC decise di prendere un’iniziativa solo dopo che fu scoperto che questi conti erano stati usati per finanziare una società americana che avrebbe fornito aerei a trafficanti di droga messicani, ed anche in quella circostanza chiuse soltanto alcuni dei conti facenti parte del ramo “Isole Cayman”. In tempi più recenti, nel 2012, quando i dirigenti della HSBC sono stati trascinati davanti al Senato americano, la banca ancora disponeva di 20.000 conti del genere per un valore di circa 670 milioni di dollari – e sotto giuramento avrebbero solamente detto che la chiusura di detti conti da parte della banca “in via di soluzione”.
Nel frattempo, per tutto questo tempo, il legislatore americano ha continuato a monitorare la HSBC. Secondo un assurdo modello perpetuato per tutti gli anni 2000, i controllori dell’OCC eseguivano revisioni annuali, trovavano la stessa fastidiosa merda di sempre, e poi scrivevano dei problemi della banca come se fossero stati scoperti per la prima volta. Dalla revisione annuale svolta dall’ OCC nel 2006: “Durante l’anno, abbiamo identificato un numero di aree in difetto di conformità rispetto alle politiche BSA/AML  . . . il management ha risposto positivamente dando inizio ad alcuni passi per correggere le carenze ed incrementare il rispetto delle norme bancarie. Approveremo le azioni correttive nel prossimo ciclo di valutazione”.
Traduzione: Questi tipi sono degli stronzi, ma lo ammettono, quindi va bene e non faremo nulla.
Un anno dopo, il 24 luglio 2007, l’OCC ebbe a dire questo: “durante l’anno passato, gli esaminatori hanno individuato un numero di temi comuni, in quei settori carenti in fatto di stringente adesione alle norme BSA/AML. Le politiche in materia bancaria sono accettabili. . . . il management continua a rispondere positivamente e ha iniziato passi per migliorare la conformità alla normativa bancaria”.
Traduzione: sono tuttora degli stronzi, ma gli abbiamo segnalato il problema e tutto si sistemerà. Per allora, aver trascurato i controlli sulla HSBC in tema di riciclaggio di denaro aveva virtualmente contagiato l’intera società. Dei russi che si spacciavano per venditori di auto usate erano arrivati a depositare nella HSBC 500.000 dollari al giorno, principalmente attraverso una sporca operazione di traveler’s-checks condotta in Giappone. Il programma bancario della società dedicato alle ambasciate straniere era talmente andato che aveva accumulato migliaia di avvisi riguardanti attività sospette. È anche documentato che la banca consentiva a clienti dal Sudan, Cuba, Birmania e Corea del Nord di eludere le sanzioni.
Quando uno dei funzionari del controllo interno aziendale, Carolyn Wind, sollevò preoccupazioni circa la carenza di personale per effettuare controlli sulle attività sospette ad una riunione del consiglio d’amministrazione del 2007, fu licenziata. Ciò che la banca ha dovuto fare pur di ignorare i propri dirigenti addetti alla vigilanza e continuare a rastrellare denaro da così tante e poco trasparenti fonti mentre vi erano presumibilmente soggetti che gironzolavano intorno ad ogni suo movimento è incredibile. “Non si può escogitare un riciclaggio tanto vasto da permeare un’intera istituzione” afferma Spitzer.
Alla fine degli anni 2000, altre agenzie iniziavano a sentire odore di HSBC. Il Department of Homeland Security (il nostro ministero della difesa, ndt) iniziò un’indagine HSBC per riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga, mentre l’ufficio dell’avvocato generale della Virginia dell’Ovest metteva il naso nel coinvolgimento della HSBC in un caso di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. Nel settembre 2009 è avvenuto a Washington un incontro tra agenzie governative, nel corso del quale si stabilì che la HSBC era fuori controllo e necessitava di ulteriori indagini.
Alla banca stessa fu notificato che l’usuale revisione dell’OCC sarebbe stata “estesa”. Più personale dell’OCC fu assegnato a studiare attentamente i libri contabili della HSBC, e, tra le cose scoperte, vi era un arretrato di 17.000 avvisi di attività sospette che non erano stati considerati. Si vide peraltro che la banca vantava una quantità simile di mandati di comparizione per casi di riciclaggio di denaro.
Infine sembrava che il governo fosse sul punto di incazzarsi veramente. Nel marzo 2010, a seguito degli innumerevoli ultimatum manifestamente ignorati, ne fu emesso un altro che concedeva alla HSBC tre mesi di tempo per ripulire quell’arretrato di 17.000 avvisi altrimenti vi sarebbero state serie conseguenze. La HSBC rispettò quel termine, ma mesi più tardi di nuovo l’OCC trovava che le misure anti-riciclaggio della banca lasciavano seriamente a desiderare, costringendo il governo a prendere, bene… drastici provvedimenti, giusto?
Più o meno! Nell’ottobre 2010, l’OCC prendeva un profondo respiro, fletteva i muscoli e . . .  emetteva un secondo decreto ingiuntivo!
In altre parole, ancora “Non Farlo Ancora”. La punizione per cotanto ignobile atteggiamento di sfida è stata di ripristinare la libertà vigilata del 2003.
Manco a dirlo che la HSBC non ha apportato alcun cambiamento dopo il secondo ordine che ingiungeva di Non Farlo Ancora. Lo ha fatto – ha assunto certe persone.
Nell’estate 2010, il venticinquenne Everett Stern era appena uscito dalla business school, in cerca di un lavoro ma anche di avventura. Il suo sogno era di essere un agente della CIA, dando battaglia ai cattivi e acciuffando terroristi dal Medio Oriente. Si candidò per il servizio clandestino dell’agenzia, fece pure un colloquio, ma proprio prima della laurea l’occhialuto ed esuberante Stern fu respinto.
Era abbacchiato, ma poi trovò su un sito un annuncio di lavoro che catturò la sua attenzione. La HSBC, un’importante banca internazionale, era a caccia di persone in grado di darle una mano sul programma antiriciclaggio. “Pensavo che ciò fosse quello che veramente volevo fare” dice. “Sembrava così eccitante.”
Stern si recò presso gli uffici della HSBC a New Castle, nel Delaware, per un colloquio di lavoro, e in quell’ottobre, proprio alcuni giorni dopo che l’OCC aveva emesso la seconda lettera della serie Non Farlo Ancora, iniziò a lavorare in qualità di membro del programma antiriciclaggio della HSBC ‘rivisto’.
Sin dal principio, Stern si accorse che c’era qualcosa di strano a proposito del suo lavoro. “Dovevo andare in biblioteca per prendere libri in materia di riciclaggio” dice Stern ridendo. “Cioè, quanto fosse malvagia come pratica..” Non ci furono né corsi di Formazione né seminari sul riciclaggio – che cos’era, come scoprirlo. Il suo lavoro consisteva nel cercare in internet nomi di spregevoli personaggi per poi inserirli all’interno dei sistemi interni della banca per vedere se i loro nomi saltavano fuori dai suoi conti.
Ancora più strano, nessuno sembrava prestare attenzione al fatto se ci fosse qualcuno concretamente all’opera. L’ufficio del Delaware rimaneva per lo più vuoto per un pezzo, solo una stanza gigantesca, peraltro nemmeno tinteggiata, con qualche cubicolo arredato in fretta e con solo una dozzina di persone dentro, e nessuno che davvero monitorasse il lavoro degli altri. Stern assieme al suo collega finivano di lavorare di consueto per le 10:30 al mattino, dopo di che passavano qualche ora a gettar sassi in una cava sita dietro gli uffici della banca. Poi, tornavano alla loro postazione per passare il tempo fino alle 3 del pomeriggio all’incirca, o fino a che fosse almeno plausibile che avevano trascorso una giornata di lavoro reale. “Se chiedevi di fare altro” dice Stern, “si infuriavano”.
Stern guadagnava uno stipendio iniziale di 54.900 dollari. Presto, tuttavia, un po’ per noia e forse anche un po’ per patriottismo, Stern iniziò a setacciare alcuni di quegli avvisi accumulatisi per cercare di farsene un’idea. Quasi sin da subito scoprì una serie di transazioni seriamente dubbie. C’era una società di intermediazione finanziaria che trasferiva ingenti quantità di denaro verso destinazioni mediorientali irreperibili. Con una semplice ricerca su Internet Stern scoprì che una società di frutta saudita stava inviando milioni ad una figura altolocata facente parte dell’ala yemenita della Fratellanza Musulmana. Stern pure apprese che la HSBC stava consentendo la movimentazione di milioni di dollari dalla catena di supermercati Karaiba in Africa ad uno studio chiamato Tajco, diretto dai fratelli Tajideen, oggetto di speciale attenzione da parte del Dipartimento del Tesoro come cospicui finanziatori degli Hezbollah.
Ogni volta che Stern riportava una delle sue scoperte ai suoi capi, gli manifestavano la loro seccatura, se non di peggio. Quando mise in guardia il proprio capo che una società di navigazione con legami con l’Iran aveva parecchi affari con la banca, esplose. “Mi hai chiamato per dirmi questo?” tagliò corto il capo.
Subito dopo, l’ufficio da vuoto cominciò riempirsi. Ciò che fece la HSBC in procinto di assumere nuovo personale era davvero molto intelligente. Liquidò la sua unità di raccolta carte di credito e spostò il grosso degli impiegati al dipartimento antiriciclaggio. Ancora, senza aver affatto formato nessuno, collocò centinaia di lavoratori chiassosi e incolti, occasionalmente addetti a un call center, su un nuovo lavoretto, trasformandoli in investigatori antiriciclaggio. Stern rivela che i suoi colleghi non solo fregavano sul lavoro, essi nemmeno sapevano in cosa consisteva. “Puoi recarti in quel palazzo oggi stesso” dice, “e chiedere a chiunque cosa sia il riciclaggio di denaro – e ti garantisco, nessuno ne saprà nulla.”
Quando qualcosa di ambiguo appare in rapporto con un conto bancario, la banca genera un segnale di allarme. Un segnale simile può scaturire da quasi qualsiasi cosa, da uno che trasferisce 9.999 dollari (per tenersi sotto il livello di guardia dei 10mila dollari) ad uno che trasferisce ingenti somme in numeri arrotondati ad un altro che apre un conto con un nome o un indirizzo ambiguo. Quando viene generato un avviso, si suppone che la banca indaghi prontamente sul caso. Se la banca non archivia l’avviso, crea un “Rapporto di attività sospetta” che viene passato a fini investigativi al Dipartimento del Tesoro. A un certo punto Stern si trovò coinvolto nel mezzo di un meccanismo perverso finalizzato ad aggirare i controlli interni. La HSBC aveva ‘attuato’ l’ordine ricevuto dal governo di Non Farlo Ancora, Ancora assoldando centinaia di soggetti trasformati in un esercito per le transazioni sospette di riciclaggio. Si ricordi che ciò che si rimproverava alla HSBC era non tanto di aver fatto entrare nel sistema il denaro proveniente dal terrorismo o dal narcotraffico, quanto di aver aperto una montagna di conti bancari senza alcun controllo. Presso l’ufficio del Delaware dove lavorava Stern, il capo dettò i suoi nuovi obiettivi: ognuno doveva cercare di pulire 72 avvisi alla settimana. Per quelli che riuscivano nel compito, era una media di due avvisi indagati e puliti all’ora. Secondo Stern, quasi ogni tipo di informazione era abbastanza per pulire un avviso. “Basicamente, se una società aveva un sito, la potevi considerare a posto” egli dice.
Presto gli addetti ai controlli interni della HSBC iniziarono a far circolare e-mail entusiastiche. “Grande lavoro da parte di alcuni professionisti del Delaware nella prima parte della settimana” scrisse il capo di Stern il 30 giugno 2011. L’oggetto della mail era “Quelli del 60 e più ” che stava significare l’elogio di quegli impiegati che avevano pulito più di 60 transazioni sospette quella settimana. Dopo aver tentato invano di convincere i propri capi a lasciarlo svolgere il suo lavoro di ricerca del denaro riciclato, Stern decide di denunciare ciò che accadeva presso la banca alla FBI e ad altre agenzie. Lasciò il lavoro alla HSBC nel 2011, aspettandosi che il governo avrebbe calato la scure sui suoi ex colleghi datori di lavoro.
A quel tempo, numerose agenzie, tra cui il Dipartimento della difesa, erano già sui passi della HSBC, esaminandola tra le altre cose come parte di una complessa indagine in materia di traffico internazionale di stupefacenti. In un periodo di circa 4 anni tra il 2006 e il 2009, una incredibile somma di 200 trilioni di dollari in trasferimenti bancari (tra cui quelli provenienti da paesi ad alto rischio come il Messico) era stata fatta passare senza alcun controllo. La banca aveva anche omesso di esercitare la dovuta vigilanza sull’acquisto di una inaudita somma di 9 miliardi di contante americano dal Messico svolgendo peraltro un ruolo chiave nel cosiddetto Mercato Nero del Peso, che consentiva ai cartelli della droga messicano e colombiano di convertire dollari americani ottenuti dalla vendita della droga in pesos da usare nel mercato interno. Agenti antidroga hanno scoperto che i trafficanti messicani stavano costruendo casseforti speciali esattamente adatte alle dimensioni degli sportelli di banca della HSBC.
Neil Barofsky, ex ispettore nei casi di bailout (“salvataggi di aziende in difficoltà”) e procuratore federale, il quale ha disposto diversi rinvii a giudizio per riciclaggio di denaro all’estero, osserva che la gente della HSBC era in affari con ‘le peggiori organizzazioni di narcotrafficanti immaginabili’, come il cartello colombiano di Norte del Valle e quello messicano di Sinaloa – gruppi famosi non solo per gli omicidi su vasta scala ma per le decapitazioni, video di torture (“la novità del momento” afferma) ed altre atrocità, nessuna delle quali avviene senza l’apporto di chi ricicla denaro. Per questa ragione, dice Barofsky, i magistrati antidroga non si fanno scrupoli nel chiedere pesanti condanne al carcere quando si tratta di riciclatori di denaro sporco. “Onestamente, il nostro punto di vista sul riciclaggio era che fosse alla stessa stregua, e altrettanto significativo, dei trafficanti stessi” afferma il magistrato.
Barofsky fu coinvolto nella prima estradizione di una persona di nazionalità colombiana (Pablo Trujillo, un membro dello stesso cartello per il quale la HSBC movimentava denaro) sulla base di accuse di riciclaggio di denaro. “Quel tipo si beccò 10 anni” dice Barofsky. “La HSBC stava facendo la stessa cosa, solo che su una scala molto più grande di quanto stesse facendo il mio fesso.”
Chiaramente, la HSBC aveva violato l’ordine del 2010 Non Farlo Ancora, Di Nuovo. Everett Stern lo vide coi propri occhi; e così anche l’OCC e il Senato americano, la cui Sottocommissione Permanente sulle Indagini decise di prendere di mira la società per una indagine della durata di un anno sul fenomeno globale del riciclaggio di denaro. La banca stessa, in risposta all’indagine del Senato, riconobbe di aver “omesso qualche volta di rispettare gli standard che i regolatori e gli utenti si aspettano.” Sarebbe andata avanti dicendo che era addirittura “profondamente spiacente.”
Qualche giorno dopo la festa del Ringraziamento del 2012, a Stern giunse la notizia che il Dipartimento di Giustizia era sul punto di annunciare un accordo. Visto che l’anno precedente aveva lasciato il lavoro alla HSBC, era reduce da un brutto periodo. Era uscito emotivamente e finanziariamente devastato dal fatto che le sue accuse erano state rese pubbliche. Non era riuscito a trovare un lavoro e a un certo punto fece perfino domanda per ottenere l’indennità di disoccupazione. Ma ora che finalmente i federali stavano per piombare sulla HSBC, immaginava che avrebbe avuto la soddisfazione di sapere che il suo sacrificio non era avvenuto invano.
È così che a New York, seduto in una stanza di albergo, aspettava che i giornalisti venissero a chiedergli un’intervista. Quando apprese la notizia che la “punizione” che Breuer aveva annunciato consisteva in un accordo che rinviava il processo – un accordo stile Non Farlo Ancora, Ancora, Ancora – rimase di sasso. “Pensavo, ‘Tutto questo, per niente?’” afferma. “Non potevo crederci.”
Lo scrittore Ambrose Bierce disse una volta che c’è solo una cosa nel mondo peggiore di un clarinetto: due clarinetti. Allo stesso modo, c’è solo una cosa peggiore di una banca totalmente corrotta: diverse banche corrotte.
Se l’accordo con la HSBC mostrava quante schifezze era disposto a tollerare lo stato da una banca, Breuer era tornato una settimana dopo per fornire la prova che il governo avrebbe usato i guanti bianchi pure con quelle banche che si mettono in combutta con altre banche per dar luogo a scandali ancora più grandi. Il 19 dicembre 2012, annunciava che il Dipartimento di Giustizia stava fondamentalmente togliendo d’impaccio il colosso svizzero UBS per la sua parte in quella che è probabilmente passerà alla storia come la più grande truffa finanziaria di sempre.
Il cosiddetto scandalo del LIBOR, alla base dell’accordo raggiunto con la UBS, fa sembrare il caso Enron una semplice violazione per parcheggio in sosta vietata. Molte banche tra le più grandi del mondo, tra cui la svizzera UBS, l’inglese Barclays e la Banca Reale di Scozia, si misero insieme manipolare il LIBOR (ossia, London Interbank Offered Rate), il quale misura il tasso a cui le banche si prestano denaro tra di loro. Molti, se non la maggior parte, dei tassi d’interesse sono agganciati al LIBOR. I prezzi di centinaia di trilioni di dollari di prodotti finanziari sono legati al LIBOR, ogni cosa, dai crediti alle imprese alle carte di credito ai mutui alle obbligazioni dei comuni agli swaps e alle valute. Se riuscite a immaginare i manager di Ford, GM, Mitsubishi, BMW e Mercedes cospirare ogni mattina per fissare i prezzi di alluminio e acciaio inossidabile, allora avrete una vaga idea di ciò che lo scandalo del LIBOR rappresenta, premesso che nell’analogia con le case produttrici di auto, i numeri in gioco sono assurdamente insignificanti. Queste sono le banche più potenti del mondo che ogni giorno si mettono d’accordo sul prezzo del denaro. Bassi tassi del LIBOR sono un indice che le banche sono forti e in salute. Queste banche stavano truccando gli esiti dei loro quotidiani esami medici. In termini bancari, stavano compiendo una operazione di juicing (spremitura, n.d.t.).
Due diversi tipi di manipolazione avvennero. Nel 2008, all’apice del crollo globale, le banche presentarono artificialmente tassi bassi per offrire un’immagine di correttezza finanziaria ai mercati. Ma in altri tempi nel corso degli anni, operatori finanziari individuali complottavano per muovere in su o in giù i tassi per trarre profitto su singole negoziazioni.
Non c’è nessuno nel mondo che abbia coltivato erbe tanto potenti da consentire alla mente umana di afferrare l’enormità di un simile crimine. Si tratta di una cospirazione così grande che gli avvocati in procinto di citare in giudizio le banche hanno problemi enormi nel calcolo dei danni.
Ecco come funziona: ogni mattina, 16 tra le più grandi banche del mondo presentano dei numeri ad un comitato con base a Londra che indicano a quale tasso d’interesse faranno pagare alle altre banche il prestito di denaro e cosa esse stesse devono pagare. A quel punto il comitato del LIBOR prende quei 16 differenti tassi d’interesse, getta via i 4 più alti e i 4 più bassi, e fa una media dei restanti 8 per creare i tassi LIBOR del giorno – la base per i tassi d’interesse quasi ovunque nel mondo.
Il fatto che il comitato LIBOR scarti i quattro numeri più alti e più bassi ogni giorno è un dettaglio importante, perché ciò significa che è difficile manomettere artificialmente il tasso finale a meno che una pluralità di banche non siano congiurate tra di loro. Una sola banca che mente riportando che le banche si stanno prestando denaro quasi gratuitamente non influisce più di tanto. Per essere sicuro di poter dar vita ad un tasso d’interesse artificialmente basso o alto, devi avere un gruppo di banche a bordo – e difatti risulta che così era.
Per un tempo equivalente a 20 anni, le banche hanno presentato numeri falsi, spesso di concerto con altre banche. E lo hanno fatto per varie ragioni, ma quella grande, di norma, è che una banca ha qualche investimento legato all’indice LIBOR – pacchi di valute, bond dei comuni, mutui, qualsiasi cosa – che frutterebbe di più se il tasso d’interesse fosse più basso. Pertanto immaginate cosa succederebbe se, qualche stupido operatore finanziario nella Banca X chiamasse l’addetto alla presentazione del LIBOR e gli offrisse denaro, droga, un pompino o solo una pacca sulle spalle per convincerlo a presentare un numero falso quel giorno.
Lo scandalo scoppiò per la prima volta l’anno scorso quando la megabanca inglese Barclays ammise la sua parte nella manomissione dei tassi LIBOR. I regolatori inglesi pubblicarono una quantità di e-mail disgustose che mostravano operatori di diverse banche cazzeggiando allegramente con i conti della vostra carta di credito, i tassi del vostro mutuo, il conto delle vostre tasse, il vostro fondo pensione, etc., per poterci guadagnare su qualche sordido affare in ballo quel giorno. In un caso, un operatore di una banca senza nome mandò una e-mail ad un operatore della Barclays ringraziandolo per il suo contributo nella fissazione dei tassi d’interesse e promettendogli una fottuta bottiglia di champagne per i suoi sforzi:
“Bello. Ti devo molto! Un giorno usciamo insieme dopo il lavoro, e aprirò una bottiglia di Bollinger.”
UBS è stata la banca successiva a confessare, e il suo accordo –1.5 miliardi in multe – era grosso modo lo stesso, solo le e-mail rese note erano, semmai, più ignobili schiaccianti. La British Financial Services Authority – equivalente alla nostra SEC – ha scoperto migliaia di richieste dirette a truccare i tassi su un periodo di anni che implicavano dozzine di soggetti diversi e una moltitudine di banche. In molti casi, i misfatti furono commessi più o meno apertamente, per iscritto, con operatori e broker che malevolmente offrivano mazzette in messaggi ed e-mail con palese noncuranza per la pena che in seguito si sarebbe tristemente rivelata giustificata.
“Farò un gigantesco affare con te” supplicava un operatore della UBS che pressava un broker per fissare il tasso. “pagherò, diciamo, 50.000, 100.000 dollari.”
I regolatori inglesi non nascondono la dimensione dello scandalo. L’accordo della UBS ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che lo scandalo LIBOR coinvolgeva più di una o due banche solamente, e probabilmente interessava centinaia di persone in molte istituzioni finanziarie tra le più grandi e prestigiose – in altre parole, un caso letteralmente epico di collusione anticoncorrenziale che insinuava il dubbio se le più grandi banche del mondo non stessero innovando una nuova forma di alta finanza, non interamente capitalista. “Abbiamo detto che ci sono altre cinque istituzioni sotto inchiesta” dice Christopher Hamilton della FSA. “E vi sono coinvolti anche un enorme numero di individui.” (Al momento di andare in stampa, anche un’altra banca, la Banca Reale di Scozia, ha patteggiato per violazioni legate al LIBOR.)
Ciò combaciava con ciò che Bob Diamond, l’ex capo della Barclays, dichiarò al Parlamento inglese il giorno dopo le sue dimissioni consegnate lo scorso anno. “C’è un problema di dimensioni industriali che sta venendo alla luce” disse. Michael Hausfeld, un avvocato noto per le sue class-action in procinto di citare le banche per lo scandalo LIBOR per conto di città come Baltimora i cui investimenti hanno perso denaro a seguito dell’abbassamento dei tassi d’interesse, dice che l’opinione pubblica ancora non ha compreso l’importanza di commenti come quello di Diamond. “Diamond disse in sostanza, ‘Questo è un problema di dimensioni industriali’” dice Hausfeld. “Ma nessuno ha ancora definito ciò che è questo fenomeno.”
L’osservazione di Hausfeld – che “il problema di dimensioni industriali” di cui parla Diamond potrebbe essere più di qualche individuo che fa casino con i tassi; potrebbe trattarsi di uno sforzo sistemico per sovvertire il capitalismo stesso – sottolinea l’errore di calcolo dietro a entrambi gli accordi di non rinvio a giudizio. Alla HSBC, la banca si spinse oltre l’aver chiuso gli occhi su alcune losche transazioni. Ha ripetutamente sfidato gli ordini del governo come per sforzarsi coscientemente e per più anni di porre fine al discrimine tra denaro lecito e quello illecito. E quando ha in qualche modo persuaso il governo americano nel confezionare un accordo per sanare tali illeciti con il fine assurdo di mantenere l’autorizzazione a esercitare l’attività bancaria, alla fine è riuscita a rendere il crimine una prassi ricorrente.
La UBS, nel frattempo, rappresentava un caso analogo, nel quale le violazioni non solo sovvertivano la lettera della legge – mettevano a repentaglio l’integrità del sistema basato sulla concorrenza. Se consenti a una massa di banchieri alcolizzati di trascorrere ogni mattina inviandosi stupide e-mail, e dandosi soprannomi da supereroe mentre alteravano il costo del denaro (sgrammaticati operatori della UBS si soprannominavano, tra le altre cose, “capitan caos”, i “tre moschettieri” e “Superman”), si può anche fare interamente a meno del capitalismo e chiamare le 16 banche più grandi del mondo l’ufficio Internazionale dei Prezzi.
Pertanto, nel giro di qualche settimana, i regolatori inglesi ed americani si sono coalizzati per dichiarare una resa quasi integrale tanto al crimine quanto al monopolio. Ciò era più di un paio di casi di ricchi ragazzi in libertà. Si tratta di decisioni politiche di vasta risonanza che si rifletteranno sulle prossime generazioni.
Ancora peggio degli accordi in questione, la loro spiegazione data da Breuer. “Nel mondo delle grandi istituzioni di oggi, in cui la maggior parte del mondo finanziario si basa sulla fiducia” ha detto, “una soluzione saggia è assicurare che le controparti non fuggano da un’istituzione, che non si perdano posti di lavoro, che non accadano eventi di portata mondiale tali da essere sproporzionati rispetto alla soluzione che proponiamo.”
In altre parole, Breuer sta dicendo che le banche ci tengono per le palle, che il costo di sbattere i loro dirigenti in galera finisce per eccedere quello di lasciargli fare praticamente qualsiasi cosa.
Queste sono cazzate, ed esattamente l’opposto della verità, ma è ciò che il nostro attuale governo ritiene sia vero. Da Jon Benet a O.J. a Robert Blake, i cittadini americani hanno da tempo compreso che i ricchi prendono buoni avvocati e la fanno franca, mentre i poveri se la bevono e finiscono in galera. Ma questa è un’altra questione. Si tratta della paura del governo di perseguire i veri potenti – qualcosa che non ha mai fatto nemmeno ai tempi di gloria di Al Capone o Pablo Escobar, qualcosa che non ha fatto nemmeno con Richard Nixon. E quando riconosci che ci sono persone troppo importanti per poter essere perseguite, si è ad un passo da un ovvio corollario – che chiunque altro è irrilevante abbastanza da finire in galera.
Una classe arrestabile ed una classe inarrestabile. Lo abbiamo sempre sospettato, ma ora è conclamato. Allora che facciamo?
Matt Taibbi
Fonte: www.rollingstone.com
Link: http:///www.rollingstone.com/politics/news/gangster-bankers-too-big-to-jail-20130214
14.02.2013
Traduzione per www.Comedonchisciotte.org a cura di ALE EL TANGUERO
Tratto da: BANCHIERI GANGSTER: TROPPO GRANDI PER LA GALERA | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/03/11/banchieri-gangster-troppo-grandi-per-la-galera/#ixzz2NJHiVhT8
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

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