MPS: ADUSBEF CONTRO LA BOCCIATURA DELLA CLASS ACTION
L'associazione ha presentato l'impugnativa in Corte d'appello
F
IRENZE. L’Adusbef non si arrende sull'azione collettiva proposta contro l'aumento di capitale di Mps del 2011, ed oggi ha impugnato davanti alla Corte di appello di Firenze, l'ordinanza del tribunale di primo grado che ha bocciato, dichiarandola inammissibile, la class action preparata dall'associazione nel maggio scorso. L'azione era aperta a tutti i risparmiatori che avevano partecipato all'aumento di capitale di giugno 2011. Nell'atto di citazione si chiedeva di accertare la responsabilità della banca e di risarcire i risparmiatori che sarebbero stati tratti in inganno dalle informazioni contenute nel prospetto informativo dell'aumento di capitale depositato in Consob il 17 giugno 2011. "I dati contenuti nei bilanci Mps e nel prospetto informativo - spiegava l'atto - erano assolutamente errati, incompleti e fuorvianti, non vi è dubbio che i risparmiatori siano stati tratti in inganno dagli stessi. E' evidente, infatti, che laddove dalla lettura dei bilanci e dall'esame del prospetto informativo fosse emersa una situazione economico-finanziaria della società meno solida, i risparmiatori avrebbero effettuato delle scelte di investimento differenti".
L'azione, presentata nell'interesse di alcuni consumatori, ma aperta a tutti i titolari degli stessi diritti, era stata preparata dall'avvocato e vicepresidente di Adusbef, Antonio Tanza, e dal professor Astolfo Di Amato (coadiuvato dagli avvocati Alessio Di Amato, Francesca Rinaldi, Giulio Caselli e Samantha Caminiti).
Il 10 marzo scorso il tribunale di Firenze ha dichiarato inammissibile l'azione collettiva; da qui la decisione dell'Adusbef di rivolgersi alla Corte di appello di Firenze. Secondo l’atto depositato è da rigettare la tesi del tribunale di Firenze per cui, afferma l'Adusbef, "gli investitori che partecipano all'aumento di capitale di una società quotata esercitando i diritti relativi in quanto già soci della stessa non possono essere considerati consumatori ma, anche se piccoli azionisti, professionisti che partecipano all'attività di impresa e, conseguentemente, non legittimati a partecipare all'azione di cui all'articolo 140 del Codice del consumo".
Per l'Adusbef "non v'e' chi non veda che considerare il piccolo azionista partecipe dell'attività di impresa e, come tale, in grado di incidere sui destini della banca, alla stessa stregua di un pattista di sindacato, appare vagamente ridicolo e grottesco: il Tribunale non può non sapere che il piccolo azionista subisce sempre l'aumento di capitale deciso dal consiglio di amministrazione e/o di gestione, subisce subito le perdite relative in termini di quotazione del titolo (e quindi di investimento) e cerca di salvarsi aderendo allo stesso. Nel caso di specie oltre al danno la beffa, poichè l'adesione ha comportato ulteriori gravi perdite conseguenti al crollo del titolo".
Come di consueto Adusbef, che ha sempre rispettato da 28 anni le sentenze dei magistrati, impugnandole in tutte le sedi qualora – come nel caso di specie- macroscopicamente partigiane, aspetta con fiducia la decisione della Corte di Appello, che dovrà correggere una evidente anomalia giuridica.
Elio Lannutti (presidente Adusbef)
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