Tassare i patrimoni “sommersi” delle banche: il piano di Nino Galloni per rilanciare l'economia
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"Condizione essenziale: ripristinare la sovranità monetaria in capo agli Stati"
di Francesca Morandi
L’economista Antonino Galloni indica una via alternativa alla politica di austerità: “Con il mio piano 50% in meno di pressione fiscale dell’intero sistema”.
“Per rilanciare veramente l’economia italiana è possibile tassare le
enormi ricchezze che le banche detengono senza metterle in attivo di
bilancio. Si otterrebbero così massicci flussi di denaro che
affluirebbero nelle casse dello Stato che potrebbe utilizzarli per
dimezzare la pressione fiscale dell’intero sistema”.
Lo afferma l’economista Antonino Galloni, già direttore generale al ministero del Lavoro e funzionario presso il ministero del Bilancio, che nel suo ultimo libro “Il futuro della Banca”, (edizioni Eurilink, tradotto anche in inglese “The future of banking”) delinea una teoria bancaria e finanziaria rivoluzionaria, che offre un’alternativa alle attuali politiche di austerità, i cui costi sociali sono altissimi e gli effetti ben poco utili a fronte di crescenti masse di disoccupati e una produzione ai minimi storici. “E’ in atto un attacco ai soldi, alla liquidità dei privati, ma anche alle loro proprietà - spiega Galloni, oggi membro del Collegio dei Sindaci dell’INPS. Basta osservare come il valore degli immobili sia sceso a tal punto che valga meno del mutuo che tanti cittadini stanno pagando. Oggi coloro che si sono indebitati per comprare una casa non hanno neppure la possibilità di vendere il proprio immobile senza svenderlo. Lo stesso accadrà, se non si cambia strada, per i patrimoni pubblici”.
Lo afferma l’economista Antonino Galloni, già direttore generale al ministero del Lavoro e funzionario presso il ministero del Bilancio, che nel suo ultimo libro “Il futuro della Banca”, (edizioni Eurilink, tradotto anche in inglese “The future of banking”) delinea una teoria bancaria e finanziaria rivoluzionaria, che offre un’alternativa alle attuali politiche di austerità, i cui costi sociali sono altissimi e gli effetti ben poco utili a fronte di crescenti masse di disoccupati e una produzione ai minimi storici. “E’ in atto un attacco ai soldi, alla liquidità dei privati, ma anche alle loro proprietà - spiega Galloni, oggi membro del Collegio dei Sindaci dell’INPS. Basta osservare come il valore degli immobili sia sceso a tal punto che valga meno del mutuo che tanti cittadini stanno pagando. Oggi coloro che si sono indebitati per comprare una casa non hanno neppure la possibilità di vendere il proprio immobile senza svenderlo. Lo stesso accadrà, se non si cambia strada, per i patrimoni pubblici”.
- Professor Galloni, negli ultimi anni abbiamo assistito ai
fallimenti delle banche, primo fra tutti il crac della Lehman Brothers
nel 2008, anno in cui è iniziata la crisi finanziaria globale. Oggi,
invece, lei afferma che le banche possiedono ricchezze “nascoste”. Ci
spieghi…
“E’ una bugia affermare che i soldi per la ripresa economica non ci sono.
In realtà è in atto una corsa volta ad accaparrarsi i soldi, la
liquidità dei privati che oggi va verso le banche internazionali che la
usano anche per attività speculative. Tali attività possono portare
enormi guadagni, di cui beneficiano gli istituti di credito, ma anche
enormi perdite, che, con il sistema attuale, ricadono su Stati e
cittadini. Bisogna cambiare questo sistema, così come le politiche di
austerità e le spending review che peggiorano i conti dello Stato
anziché migliorarli”.
- Vuole dire che la banche stanno sottraendo soldi ai cittadini?
“Negli ultimi decenni le banche hanno creduto di guadagnare di più
attraverso l’attività finanziaria piuttosto che tramite quella
creditizia, finalizzata ad alimentare l’economia reale. Ne è seguita una moltiplicazione degli strumenti finanziari che ha portato ad abusi
e ha prodotto crediti inesegibili e indebitamento elevato. Nella sua
funzione creditizia la banca non fornisce soldi veri, ma indebita i suoi
clienti, e, al contempo, si incredita. Tuttavia, nei meccanismi di
bilancio accade qualcosa di anomalo. Le banche, infatti, segnano i
depositi e i conti correnti al passivo. Ma questo è assurdo, le banche
non registrano in contabilità la voragine di attivo determinata da un
enorme margine operativo lordo tra gli impieghi con i loro interessi -
da una parte - ed i soli costi di funzionamento con gli interessi sui
depositi, dall’altra. Il margine operativo sarebbe superiore al 90%. Una
quantità impressionante di denaro non tassato”.
- Com’è possibile una tale anomalia?
“Tutto fa pensare a un meccanismo fatto per occultare il reale funzionamento delle banche stesse.
E’ come se il gestore di un garage iscrivesse al passivo le automobili
parcheggiate… è assurdo! Oggi la banca registra il prestito di denaro
come passivo ma nel mio sistema deve figurare come “mancato
arricchimento”, e quindi nell’attivo della bilancia contabile”.
- E’ dunque possibile tassare questo patrimonio bancario con una
legge dello Stato che imponga alle banche di registrare in bilancio
quell’attivo enorme oggi invisibile?
“Sì. E’ necessario, innanzitutto, il ripristino della netta separazione tra gli istituti di credito e i soggetti che operano sui mercati speculativi.
Le banche devono poi accettare il pagamento di tasse sulla differenza
tra crediti non in sofferenza e costi di funzionamento, al netto degli
interessi. Ho calcolato che un’aliquota compresa tra il 20 e il 25%
consentirebbe di dimezzare la pressione fiscale dell’intero sistema. Con
vantaggi evidenti per imprese e cittadini”.
- Vuole dire che decine di miliardi di euro affluirebbero nelle
casse pubbliche e lo Stato potrebbe utilizzarli per abbassare le tasse?
“Sì. Ma non solo. Nel mio studio affermo l’urgenza di cambiamento dell’attuale modello economico
che deve avere come base fondante la massimizzazione della produzione
interna e non le esportazioni. Ribaltando la concezione del commercio
internazionale bisogna passare dalla logica attuale che dà priorità alle
esportazioni a quella che pone alla base la domanda interna”.
- Significherebbe concentrare le risorse nelle mani di cittadini e imprese nazionali?
”Sì. Auspicherei poi lo sviluppo a livello globale di nuove istituzioni
finanziarie con rapporti più equi con quelle esistenti, facenti capo
agli Usa e ai loro più stretti alleati”.
- Ma oggi l’Europa sta andando nella direzione opposta, verso
l’Unione Bancaria Europea (UBE), che lei considera anti-democratica e
dannosa. Ce ne parli…
“L’Unione Bancaria Europa si basa sul principio del “bail in”, il
prelievo forzoso. In base al funzionamento dell’Unione Bancaria Europea
in futuro le perdite conseguenti a default bancari saranno sostenute dai
finanziatori privati e non dagli Stati che non potranno operare
salvataggi a carico delle casse pubbliche. Le conseguenze più rilevanti colpiranno invece gli obbligazionisti e i correntisti, e quindi, i privati cittadini.
Se oggi i conti garantiti sono quelli al di sotto dei 100mila euro, in
futuro questa soglia potrebbe scendere a 50mila euro. Basterebbe una
legge europea”.
- Un sistema quasi “poliziesco” che farebbe ricadere ancor più di oggi, tutti i rischi sui cittadini privati?
“Gli stessi banchieri hanno interesse a una diversa evoluzione del sistema bancario perché con l’Unione Bancaria Europea le
banche, fino a qualche anno fa principali dominatrici della finanza e
dell’economia, si troveranno alla mercé dei centri della grande
speculazione internazionale, da Wall Street all’Arabia Saudita.
Il progetto di UBE completerebbe il controllo dei flussi di liquidità a
favore delle grandi concentrazioni finanziarie. L’opinione pubblica
deve essere consapevole di questi meccanismi che si ripercuotono sui
loro averi, ma anche i banchieri sono coinvolti in questa evoluzione dei
sistemi creditizi e finanziari globali e non sempre essi sono
consapevoli di come moneta e finanzia siano usati in maniera distorta.
L’evoluzione del sistema attuale potrebbe portare alla chiusura di molte
banche nazionali. Obiettivo della mia teoria è inoltre proporre
l’utilizzo dei mezzi monetari e finanziari al servizio di una comunità
per favorirne lo sviluppo”.
- Per attuare la totalità di questi cambiamenti rivoluzionari è necessario che l’Italia esca dall’euro?
“Sì, ripristinare la sovranità monetaria in capo agli Stati è una condizione essenziale e auspicabile. La governance della politica sull’economia è un principio indispensabile perché introduce regole e etica nel libero mercato”.
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