UNA STORIA ITALIANA
In Italia, quanti sono i cittadini e le società/aziende che hanno ricevuto, almeno
una volta, una “Cartella di Equitalia”?
Chi di noi è mai stato in grado di decifrare esattamente tale documento
malgrado l’aiuto a pagamento di professionisti del settore?
Di certo tutti coloro cui queste cartelle erano indirizzate hanno potuto rilevare
che la somma sollecitati a pagare era sempre superiore a quanto ci si potesse
ragionevolmente aspettare.
EQUITALIA S.p.a., società privata ma a capitale interamente pubblico, era, per
legge, incaricata di riscuotere le imposte sul territorio italiano, Sicilia esclusa.
I suoi 8.000 tra dipendenti e dirigenti avevano un doppio stipendio; uno fisso
più uno variabile commisurato alle somme riscosse.
Già dal 2009, Wally Bonvicini, classe 1952, imprenditrice nell’abbigliamento,
incensurata, si attiva come privata cittadina in azioni di salvaguardia contro
Banche e Equitalia per divenire, dal 2012, responsabile di Federitalia che si
distingue nell’assistere cittadini e aziende vessati da banche e, appunto,
Equitalia.
In particolare riferimento a quest’ultima, rilevandosi oltre ai doppi/tripli tributi,
l’addebito di interessi superiori a qualsiasi investimento, applicati anche sulle
sanzioni, i contribuenti assistiti da Federitalia venivano invitati a depositare
querela per usura.
Mentre queste pratiche contro le banche e Equitalia crescevano negli anni, Wally
era invitata a dibattiti e trasmissioni TV e, da Santoro, veniva detto che Equitalia, lasciando somme dovute dal cittadino/contribuente nella sua disponibilità e chiedendone poi interessi abnormi, di fatto agiva praticando usura.
Lo 06/02/2014 alla Procura della Repubblica di Roma, Attilio Befera
(presidente e legale rappresentante di Equitalia S.p.a.) e Mario Cuccagna
(presidente di Equitalia Nord S.p.a ed Equitalia Centro S.p.a.) presentano querela nei confronti di Bonvicini Wally, nella quale viene rappresentato come la stessa, da alcuni anni, per il tramite di FEDERITALIA - Associazione Antiusura, stia ponendo in essere “una serie di iniziative penali e mediatiche contro EQUITALIA in relazione all’attività di riscossione ad essa demandata per legge”.
Attenzione alle date!
Il 12 maggio 2014, Wally Bonvicini deposita a Roma una querela a mezzo della
quale viene chiesto il sequestro del software appunto di Equitalia.
Il 24 maggio 2014 Attilio Befera, a quanto pare rinunciando a stipendi +
emolumenti pari a € 772.00 l ’anno, si dimette da Equitalia!2
Nel corso del 2015, Wally Bonvicini inizia ad essere indagata senza aver mai
ricevuto un avviso di garanzia. Benchè, come documentato, dopo circa un anno
di indagini, le autorità preposte non rilevino alcuna attività criminale in Italia e
all’estero, le indagini, intercettazioni telefoniche comprese, continuano.
1 luglio 2017, Equitalia S.p.a. viene cancellata dal Registro delle Imprese e i suoi
8.000 dipendenti vengono traghettati, senza concorso, all’Agenzia delle Entrate
Riscossione, un ente pubblico economico che sostituisce Equitalia.
Tutti loro mantengono lo stipendio fisso più uno variabile commisurato alle
somme riscosse!?!
Il 16 settembre 2017, Wally viene arrestata e condotta nel carcere di Modena.
Per i collaboratori di Federitalia ci sono gli arresti domiciliari.
Le accuse sono: diffamazione, sottrazione fraudolenta di beni dovuti allo Stato e
associazione a delinquere.
Il fascicolo dell’accusa è di 14.000, quattordicimila, pagine, circa Kg 26 di carta!
Il 18 dicembre 2017, Wally Bonvicini deve comparire, questa volta solo come
testimone, in un processo per reato connesso, a Torino.
In realtà, già dal giorno 16 dicembre, negatale la telefonata al proprio avvocato,
essa è trasferita da Modena al carcere Lo Russo e Cutugno di Torino. Prima di
salire sul cellulare per le cinque ore ininterrotte del viaggio, le viene sequestrato
l’indumento invernale in precedenza invece approvato dal carcere di Modena.
Il “soggiorno” a Torino, durerà fino al 29 dicembre, in una cella senza
riscaldamento, senza “ora d’aria” e senza possibilità di bere acqua se non dopo
aver appreso, nei giorni a seguire, che occorreva farne scorta giornaliera ogni
singola mattina. Sospeso l’accesso al suo conto di detenuta ella rimaneva senza
possibilità di comperare francobolli per inviare lettere piuttosto che sapone per
lavarsi, sostituito così da un detergente per piatti trovato per caso.
Alla sorella, unica parente e unica persona cui era/è permesso farle visita, viene
negata ogni informazione dagli uffici del carcere e l’avvocato non collabora.
Il 16 marzo 2018, scadrebbero i 180 giorni di carcerazione preventiva a
Modena ma la Procura di Parma, tre mesi prima, mentre Wally era in carcere a
Torino, ha fissato il Rito Immediato per cui la carcerazione si prolunga
automaticamente di altrettanti giorni.
Il 21 marzo 2018, nella prima udienza al tribunale di Parma, il Giudice accoglie tutte le prove dell’accusa e respinge tutte le eccezioni della difesa.
Dopo tre giorni, tutti gli imputati agli arresti domiciliari sono rimessi in libertà.
Wally Bonvicini rimane in carcere perché ritenuta “pericolosa”.
Nuova udienza avvenuta il 27 aprile 2018.
Se l’argomento interessa, prego procedere...
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