giovedì 14 novembre 2019

RUBI BANCA, CONFERMATE LE IPOTESI DEL PM: DELEGHE IN BIANCO

Un caso paradigmatico:

“CASO UBI BANCA”, CONFERMATE LE IPOTESI DEL PUBBLICO MINISTERO: DELEGHE IN BIANCO, TESTIMONI CHE NON HANNO MAI PARTECIPATO ALL’ASSEMBLEA MA CHE RISULTANO AVER VOTATO E VOTI ADDIRITTURA DISCONOSCIUTI DAI DIRETTI INTERESSATI

(OPi - 13.11.2019) Riceviamo dal presidente dell'Associazione Azionisti UBI, Giorgio Jannone, e pubblichiamo:  il pubblico ministero all’inizio delle indagini, nel decreto di perquisizione destinato agli indagati, aveva scritto letteralmente: “Osservato in particolare che l’assemblea del 20.01.2013 si sarebbe svolta in maniera del tutto irregolare, ovvero ponendo in essere condotte integranti atti simulati o fraudolenti in modo da determinarne la maggioranza a vantaggio dei soggetti interessati alla governance del gruppo UBI”.

Dopo le ultime udienze, sentite nelle aule del tribunale ormai centinaia di persone, le irregolarità emergono confermando le ipotesi del pubblico ministero : deleghe in bianco, testimoni che dichiarano di non aver mai avuto la minima intenzione di partecipare all’assemblea, ma che risultano aver votato e addirittura voti disconosciuti dai diretti interessati.

Anche nell’udienza di ieri, come riportano i quotidiani, sono emersi casi di testimoni che hanno dichiarato di non aver mai votato, ma che dai verbali uffciali dell’assemblea di UBI banca risultano aver espresso il proprio voto.
Presenti in udienza i legali di Banca d’Italia e di CONSOB, ieri e’ poi esploso il caso di Anna Bellini Cavalletti, sorella di Letizia Bellini Cavalletti (entrambe figlie di uno dei fondatori, Luigi Bellini, nel consiglio di sorveglianza di UBI ininterrottamente dal 2007 al 2013) attuale membro del consiglio di amministrazione di UBI banca (presidente del comitato nomine e membro del comitato remunerazione), eletta per la prima volta nel consiglio di sorveglianza nel 2013 (quando il padre non si presento') proprio a seguito del risultato dell'assemblea che oggi e' al vaglio del processo.

Anche in questo caso, davvero eclatante, sono emerse deleghe irregolari, ma si è ancor piu’ evidenziato un tema di vitale importanza, che approfondiremo a breve, inerente alle dichiarazioni, agli obblighi normativi ed ai requisiti degli amministratori di UBI banca.

13.11.2019 – l’Eco di Bergamo - UBI, giallo deleghe: «non votai, c'era troppo caos». ma quei voti risultano

«Ero curioso e andai, ma una volta entrato non votai: c'era troppo caos». Aldo Orlandi, 47 anni, artigiano bresciano, lo ripete più volte davanti al collegio presieduto da stefano storto nella nuova udienza del processo UBI dedicata alla presunta illecita influenza sull'assemblea del 20/4/2013 per l'elezione del consiglio di sorveglianza. Orlandi è uno dei 33 testi del pm Paolo Mandurino. «Consegnai il biglietto all'ingresso ma non votai», ribadisce. Né per se stesso, né per i tre deleganti che dice di non conoscere. Eppure il suo voto (e gli altri tre) risulta espresso a favore della lista 1 riferita ad Andrea Moltrasio, risultata vincitrice.

Il suo caso non è l'unica anomalia. Nel 2012 l'avvocato Lorenzo Marangoni, studio Astolfi e associati di Milano, acquista azioni UBI, cliente storico dello studio. «L'acquisto era finalizzato a rafforzare la posizione del professor Cera, che aveva un rapporto personale molto stretto con l'avvocato Astolfi. Entrammo anche nell'associazione “insieme per UBI”, il costo delle azioni mi venne rimborsato dallo studio». Marangoni votò per la lista 1 anche per delega «ma non conosco i deleganti», così come non li conosceva, dice, Anna Bellini Cavalletti, consulente immobiliare e legale rappresentante di tre società in rapporto con UBI: da lei 10 voti alla lista 1, comprese le deleghe. le ricevette da dirigenti della banca? «Devo averle ricevute da loro», ammette, dopo una serie di «non ricordo». Il suo legame con la banca è familiare. Lo studio ha sede sopra la filiale di Milano, la sorella Maria Letizia, figlia del dirigente storico Luigi, è membro del cda e già nel consiglio di sorveglianza nel 2013 e nel 2019. Può aver ricevuto le deleghe dalla sorella?, chiede il pm «No, non ricordo neanche se sia entrata nel 2013 o dopo».

13.11.2019 Corriere della Sera Bergamo - UBI, i rapporti tra i delegati e la banca
il caso: «non votai», ma il nome è nei verbali. altri testimoni: «abbiamo scelto liberamente»

Pensionati, commercialisti, medici, insegnanti, avvocati, ex dipendenti della banca. al processo UBI, nella galassia dei soci stanno testimoniando diverse tipologie di persone che risultano aver votato per la lista istituzionale da delegati o come deleganti.

È anche sui loro profili, che accusa e difesa si stanno scontrando. secondo il pm paolo mandurino, per conoscenza diretta, parentela, o selezione attraverso le filiali, erano già orientati a favore della lista poi confermata nel 2013.

Attraverso il controesame, la difesa insiste invece sulla scelta maturata direttamente in assemblea. Ieri, una buona parte dei testimoni ha detto di aver scelto dopo aver ascoltato i diversi interventi, perché ricordava Andrea Moltrasio (capolista) come presidente degli industriali o per convinzioni personali. Un punto a favore delle difese. Di contro, a sfavore, è emerso che nella maggior parte dei casi i delegati non conoscessero i deleganti. Come nelle precedenti, anche in questa udienza con 33 testimoni (40, la prossima) il tema centrale è stato infatti quello delle deleghe. Secondo l’accusa, irregolari perché in bianco o false, fecero vincere la lista 1. La difesa mette invece in discussione che abbiano determinato il risultato.

Tra testimonianze spesso simili, quella di Aldo Orlandi si è differenziata. Artigiano bresciano, andò alla fiera di Bergamo per votare con un pullman messo a disposizione dalla banca. In filiale, gli avevano spiegato che si trattava di rinnovare i vertici. alla gdf disse che gli parlarono dell’opportunità di votare la lista della continuità, ieri ha aggiunto di non aver ricevuto un’indicazione precisa. E, comunque, di non aver votato: «c’era troppo casino, ho solo consegnato un biglietto all’ingresso». Qualcosa non torna, però, perché risulta aver votato con tre deleghe, che dice di non aver ricevuto. Nemmeno per Germana Lodolo, 76 anni, di milano, che alla gdf disse di aver dato due voti per la lista 1 e uno per la lista 3, come risulta, ma in aula è «sicurissima» di non aver votato per nessuno. «è stato un macello, un certo Jannone disse che si ritirava e alla fine sono rimaste due liste e non ho votato niente». Giorgio Jannone rimase in lizza ma chiese di far convergere i voti sulla lista Resti.

Non bastò, vinse la lista 1. Lì i voti arrivarono anche attraverso conoscenze e parentele. un normale circuito di contatti, secondo la difesa. Una campagna organizzata a favore della lista istituzionale, secondo l’accusa. Dario Mora, dirigente UBI bresciano in pensione dal 2010, ricevette tre deleghe dal collega dell’audit (il controllo interno). Anna Orofino, avvocato di Bergamo, dalla madre, dice: «era molto conosciuta in banca». Ora in pensione, la mamma ha lavorato nella selezione del personale e alla tesoreria. I voti arrivarono anche da ambienti milanesi. Anna Bellini Cavalletti, consulente immobiliare con studio sopra la filiale della banca, ne espresse dieci: uno per sé, gli altri per delega come rappresentante di tre società. Conosceva personalmente alcuni delegati, altri tramite lo studio. Tra diversi «non ricordo», ha detto di aver ricevuto le deleghe da qualcuno della banca. Esclude dalla sorella Letizia, che in UBI ha un ruolo importante. Dal 2013 al 2019 nel consiglio di sorveglianza, ora è nel cda. Votò per delega anche Lorenzo Marangoni, avvocato dello studio Astolfi legato a UBI da rapporti di consulenza oltre che «di conoscenza personale» tra l’avvocato Astolfi e il professor Cera. Entrò nell’associazione Insieme per UBI: «ci venne prospettato, come fidelizzazione dei clienti e per sostenere il professor Cera».

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