Capitolo
II - Ustica a Los Angeles e a Milano
Mentre
mi occupavo del caso "Nino", alla fine del 1998, cominciai
a fare ricerche attraverso Internet su episodi oscuri che da sempre
avevano destato la mia curiosità. Il caso Ustica non poteva mancare
all'appello. Fu nel dicembre del 1999 che conobbi fortuitamente Udo
Gümpel, un giornalista tedesco che aveva appena finito un libro
uscito in Germania sul caso di Roberto Calvi - il presidente del
Banco Ambrosiano che venne "suicidato" a Londra all'inizio
degli anni '80. [Il lettore interessato potrà trovare informazioni
interessanti su Calvi nel libro "Révélation$", edizioni
"Les Arènes", Parigi 2001. Tradussi questo libro in
italiano, a seguito di un contratto con la casa editrice di Roma
"Edizioni Interculturali". La versione italiana non è
stata pubblicata perché la casa editrice, inspiegabilmente, rescisse
unilateralmente il contratto nel settembre 2003.] Ero andato da Udo
in merito alla questione dell'uranio impoverito. Infatti dagli USA,
da una ONG, avevo ricevuto tre video del Pentagono destinati ad
addestrare le truppe americane in caso di uso di proiettili
all'uranio. Erano video del Pentagono, realizzati nel 1995, di cui le
truppe italiane non avevano mai preso visione. Per la verità, non
vennero nemmeno fatti visionare al personale USA perché erano troppo
espliciti sui rischi derivanti dall'uso di questi proiettili, già
condannati in due risoluzioni dell'ONU assieme ad altre armi
disumane. Mentre Udo aveva messo la cassetta nel videoregistratore,
ne approfittammo per fare quattro chiacchiere a proposito di varie
vicende. Mi parlò del suo libro appena scritto dicendomi che secondo
lui, Flavio Carboni non aveva eliminato Calvi ma ne aveva
(enigmaticamente) spogliato il cadavere. Al momento non feci
particolare attenzione alla cosa e gli chiesi cosa pensava a
proposito di Ustica. Fu categorico: furono due aerei Mirage a tirarlo
giù! Furono i francesi... L' affermazione non mi stupì poiché
sapevo che inizialmente venne incaricata una società francese, la
IFREMER, del recupero dei resti del DC-9. Era una società legata ai
servizi francesi per cui l'idea di Udo era plausibile. La cassetta
era finita. Udo mi promise che si sarebbe interessato sulla questione
dell'uranio ma perdemmo presto i contatti. Nei giorni che seguirono,
cominciai come al solito a "viaggiare" su Internet alla
ricerca di tutto quello che potevo trovare su Ustica: dalle
informazioni ufficiali alle leggende metropolitane. Alla fine, dopo
alcuni mesi, decisi di scrivere una lettera, via posta elettronica,
indirizzata tra l'altro alla Senatrice Bonfietti dei DS, sorella di
una delle vittime e presidente dell'associazione dei familiari delle
vittime di Ustica:
Date:
Tue Aug 8 09:01:46 2000
Subject:
USTICA: da Los Angeles conferma resp. Francia
Att.ne
Falco
Accame
Sen.
Bonfietti
On.
Manca
On.
Di Pietro
On.
Calzavara
Oggetto:
Ustica, responsabilità della Francia
Egregi
Onorevoli e Senatori,
In
merito alla questione Ustica, vi è un fatto non considerato sino ad
oggi in merito alla sparizione/presunta morte dell'investigatore
aeronautico Jeremy Crocker che conferma la tesi ufficiosa che furono
aerei francesi a tirar giù il Dc-9.
Jeremy
Crocker è sparito il 9 dicembre 1996, cinque giorni dopo aver
parlato ad una radio locale di "pezzi di aereo francese"
tirati su assieme ai resti del DC-9 ITAVIA... Questo conferma quanto
segue: Udo Gumpel, giornalista investigativo della televisione
tedesca, mi disse nel dicembre 1998 che il DC-9 venne tirato giù da
2 Mirage francesi.
Questi
due fatti, assieme al fatto che del recupero dell'aereo venne
incaricata la società IFREMER, con sede in Corsica e strettamente
legata ai servizi francesi, portano direttamente alle responsabilità
francesi dell'abbattimento dell'aereo, piaccia o no. E, per quanto ne
so, al fatto che non venne data pubblicità sul ritrovamento di pezzi
di aereo francese.
Vi
allego la traduzione del testo dell'intervista radiofonica a Jeremy
Crocker poco prima della sua scomparsa. Inoltre anche l'annuncio su
internet del Dipartimento di Polizia di Los Angeles relativo a Jeremy
Crocker. Noterete che sul testo della Polizia si parla della data:
12/09/97, ovvero esattmente un anno dopo l'effettiva scomparsa.
Questo perché il regolamento prevede di lasciar passare un anno
prima di attestare che una persona è scomparsa.
A
disposizione per eventuali ulteriori informazioni, cordialmente
saluto.
Marco
Saba
Osservatorio
Etico Ambientale
Allegato:
Traduzione di parte dell'intervista durante il Peter Ford Show a
Radio KIEV a Los Angeles il 4 dicembre 1996:
...
Jeremy
Crocker: Ci chiediamo perché i governi non facciano giuste indagini
e penso che possiamo aiutare a chiarire questo se guardiamo alcuni
fatti della storia. Uno di cui abbiamo parlato è accaduto nel 1980
quando un aereo italiano che stava andando a Palermo in Sicilia è
caduto e ci furono 81 vittime. Al tempo vi furono ipotesi su di una
bomba, poi poco dopo su un missile dalla Libia che l'avrebbe colpito.
Ed è così. C'era una organizzazione dei sopravvissuti delle vittime
ed ho parlato con qualcuno che ne è al corrente. HO ANCHE PARLATO
CON QUALCHE VISITATORE ITALIANO (NDR: enfasi nostra). Ed infine nel
1995 l'agenzia France Press che scrive di avvenimenti in tutto il
mondo, ha pubblicato una storia intrigante che potrete ritrovare
negli archivi: cioè che tra le varie cose su cui indagavano i
giudici italiani sulla corruzione c'era anche il crash inspiegato di
Ustica. Poi ancora, un anno dopo il The Guardian inglese è venuto
fuori con una storia di carte segrete scoperte da parte di uno della
Internal Security, che è un nome carino con cui loro chiamano
l'organismo corrispondente dell'FBI, documenti che potrete trovare
negli archivi, nella quale si dice che l'Italia assieme ad altri
membri NATO aveva cercato di uccidere Gheddafy che dalla Libia stava
andando da qualche parte. Ma quando andarono all'attacco scoprirono
che Gheddafy era scortato da MIG e nella battaglia che seguì SI SONO
TIRATI GIU' DEI LORO AEREI e sfortunatamente hanno beccato un aereo
che stava passando che era il DC-9.
Peter
Ford: Parli del crash italiano.
JC:
Ho qualche aneddoto da raccontare. Lei parlava di Palm Spring, ho
passato qualche tempo alla libreria che funziona come centro
visitatori, verso la fine della settimana, ed ho sentito delle voci
con accento italiano e ho fatto domande. Un giovane uomo (NDR: dei
nostri servizi?) ha detto: sì, quando è stato tirato su l'aereo
c'era assieme UN PEZZO DI JET FRANCESE (NDR: enfasi nostra).
PF:
(chiede ancora dell'incidente e chiede se era coinvolto un aereo P-3
americano)
JC:
Bè, il P-3 vien fuori con l'incidente della TWA (800) e questo è
interessante. Ma in ogni modo cerchiamo di capire gli italiani.
Gheddafy era molto impopolare. Molti dei nostri ascoltatori
ricorderanno le file per la benzina nel 1979 a causa del secondo shok
petrolifero, organizzato da Gheddafy. Così se avrebbe funzionato,
avrebbero rimosso Gheddafy che irritava la NATO, e sarebbero stati
popolari anche se non avrebbero ammesso mai di essere stati loro. Ma
quando il piano fallì e cadde un aereo civile, si trovarono nelle
difficoltà. E l'articolo continua dicendo che cosa fecero in
proposito, che fu di insabbiare come ancora stanno facendo. (etc.
etc.)
------------
A
seguito di questa lettera, cui risposero Accame e Calzavara, scoprii
che all'epoca del disastro vi era un paese dotato di qualche decina
di Mirage e che operava nel teatro del Mediterraneo: Israele.
Cominciai a pensare che, nell'ipotesi di una guerra aerea, forse
anche uno di questi Mirage avrebbe potuto essere rimasto abbattuto.
Se così fosse, come fare, nell'ipotesi di un ritrovamento dei resti
di questo Mirage israeliano, a riconoscerlo da un Mirage francese? Ci
sono almeno due possibilità: quando gli israeliani comprarono i
mirages francesi ne modificarono il profilo alare e sostituirono il
motore originale dell'aereo con un motore americano. Dunque, se i
resti dell'ipotetico aereo presentano queste modifiche, il caso
sarebbe risolto. Ma questa pista non verrà mai seguita, nonostante i
riscontri nei tracciati radar del perito Macidull.
Parentesi:
a proposito del volo TWA 800, occorre dire che venne effettivamente
abbattuto da un missile, come diceva Crocker. Il missile venne
sparato da un sommergibile comprato in URRS dall'Iran. Il
sommergibile aveva una ciurma di mercenari russi. A bordo del volo
TWA c'erano 60 francesi inclusi 8 agenti dei servizi francesi. Il
loro caposquadra rifiutò di essere imbarcato e prese il volo
successivo.
Dopo
aver finito di scrivere questo capitolo, mi è capitato tra le mani
"Quarto livello", di Carlo Palermo, Editori Riuniti 2002. A
pag. 119 si legge: "...nei
misteri infiniti che circondano la stessa strage di Ustica, non vi
ebbe qualche parte la base americana di Birgi?" A
pag. 291 e 292 si legge: "Dietro
i fatti relativi alla strage di Ustica del 1980 potrebbe formularsi
una inquietante ipotesi che ricollegherebbe tale episodio con la
liberazione "apparentemente ingiustificata" di Abu Abbas
avvenuta a Sigonella nel 1985. In particolare potrebbero porsi alcuni
quesiti che si possono così riassumere:
1)
Nel periodo appena antecedente all'abbattimento dell'aereo Itavia nel
1980, Abu Abbas non era forse stato dapprima "fermato" in
Italia, poi "liberato" ed accompagnato a Zurigo, con
un'operazione "coperta", da parte dei servizi segreti
italiani e francesi? Esistono riferimenti in tal senso in "note
riservate" dei nostri Servizi al ministero dell'Interno?
2)
Da Zurigo, Abbas non avrebbe forse dovuto essere accompagnato in
Libia sorvolando l'Italia, tramite un'altra "operazione coperta"
gestita dai servizi italo-americani? Esistono riferimenti in tal
senso in "note riservate" dei nostri Servizi al ministero
dell'Interno dell'epoca?
3)
L'aereo che, in questa ipotesi, avrebbe dovuto trasportare Abbas (e
forse un secondo aereo), avrebbero forse dovuto seguire, in
sovrapposizione, la rotta di un aereo di linea? Fu forse quella
dell'aereo Itavia abbattuto ad Ustica?
4)
Per l'esecuzione di questo progetto "coperto", non venne
forse organizzata un'operazione aeronavale congiunta italo-americana
con utilizzazione nel Tirreno (da tre-quattro giorni prima) di
numerose navi? E in particolare delle seguenti:
-
la Saratoga (portaerei), americana (partita dal porto di Napoli)?
-
la vecchia Vittorio Veneto, ammiraglia (incrociatore)?
-
la Sagittario, italiana (partita da Taranto), con sigla militare 550?
-
la Libeccio e la Maestrale (cacciatorpediniere), spostate nel basso
Tirreno, dal basso Ionio ove pattugliavano le piattaforme Eni dalle
operazioni libiche di disturbo di quell'epoca?
5)
Per quanto riguarda in particolare la eventuale partenza della
Sagittario da Taranto (con un quantitativo di combustibile adeguato
all'operazione), non potrebbe essere questa circostanza forse
verificata - oltre che tramite le registrazioni di bordo - attraverso
le annotazioni della Capitaneria di Porto e del Comune di Taranto,
sull'apertura del locale ponte girevole?
6)
In quella zona del Tirreno, non era forse anche presente la portaerei
francese Exocet?
7)
E' forse solo una fantasia ipotizzare che, nell'occasione, i servizi
segreti francesi non siano stati d'accordo sul "viaggio" di
Abbas e che, tramite un areo Mirage, partito dalla nave Exocet,
avrebbe causato per errore l'abbattimento dell'aereo Itavia?
8)
E' forse errato che l'abbattimento dell'aereo Itavia sia avvenuto
proprio sopra la nave Sagittario? E che tale circostanza, se vera,
potrebbe essere appurata tramite audizione di tutto il personale a
bordo, dagli ufficiali ai semplici militari, agli addetti alle
apparecchiature radar?
9)
E, in questo caso, non dovrebbe ritenersi che l'operazione debba
essere stata vista e registrata sui tracciati della Sagittario, sulle
apparecchiature radar di Licola, Martina Franca e Grosseto e, forse,
anche sulla nave Vittorio Veneto?
10)
Che, subito dopo l'abbattimento accidentale dell'aereo, previe ovvie
immediate consultazioni internazionali, sarebbe stato ordinato alla
Base di Gioia del Colle di intercettare l'aereo (o i due aerei
inseguiti)?
11)
Che si possano essere alzati due aerei F104 da Gioia del Colle, che
forse intercettarono l'aereo "libico", che precipitò sulla
Sila?
12)
In merito, non esistono forse dichiarazioni degli abitanti della Sila
ai carabinieri locali, relativi alla segnalazione del rumore
provocato dallo schianto dell'aereo sulla Sila?
13)
Il primo medico - poi sostituito - non constatò forse lo stato di
avanzata putrefazione del cadavere trovato sulla Sila?
14)
Nelle operazioni di recupero ad Ustica, svolte da un'impresa
francese, eventuali tracce del missile francese non potrebbero essere
state presenti nei "vuoti di tempo" constatabili nella
discontinuità della successione tra le registrazioni (contenute in
cassette) delle stesse operazioni di recupero?"
Gheddafi,
da parte sua, sostiene di essere stato oggetto di un tentativo di
abbattimento da parte degli americani che avrebbero ritenuto che lui
si trovasse a bordo dell'aereo... In proposito, sempre su Internet,
trovai anche una intervista ad un altro ex gladiatore, datata 1995:
USTICA:
COLPITO, AFFONDATO.
Intervista
esclusiva a Guglielmo Sinigaglia, supertestimone della strage. La sua
versione vale quattro attentati e una vita distrutta.
di
Gianluca Neri e Antonio Riccobon
Guglielmo
Sinigaglia dorme sotto un portico ai margini di un giardinetto
pubblico dietro ad una delle questure milanesi. Notizia spicciola da
trafiletto in cronaca, se non fosse che Sinigaglia è uno dei
testimoni chiave di Ustica, ed ha una verità scottante da raccontare
che vale quattro attentati alla sua vita, e una vita da marciapiede.
è una realtà che tenta di divulgare da parecchio tempo, ma la sua è
una verità sconvolgente, al punto che nessuno ha mai avuto il
coraggio di raccontarla per intero. Abbiamo incontrato questo
controverso personaggio quasi per caso, perché spinto dalla
necessità di uscire allo scoperto chiedendo la solidarietà dei
media.
Vive
come un barbone, ma si definisce un "nuovo povero". "Si
usano molto liberamente i termini barbone e clochard - dice -, ma non
è questa la terminologia corretta. Il barbone è uno che per scelta
dorme per strada, ma è capace di fare nella sua vita una barca di
soldi e la sera andare al ristorante. Poi ci sono gli altri, i nuovi
poveri. Il nuovo povero è uno che non accetta la sua situazione, che
non è capace di andare davanti ad una persona, fermarla, e chiedere:
per favore, mi dai cento lire. L'unica cosa che riesce a fare un
nuovo povero è chinare la testa e sedersi in un angolo, e se
qualcuno vuole mette dentro mille lire. Purtroppo l'arte del chiedere
ce l'hanno i clochard, non i nuovi poveri. Considerando che
l'italiano è una bella lingua, sarebbe giusto attuare questi
distinguo".
Questa
distinzione semantica esiste già per sua fortuna nella realtà che
lo circonda: infatti Sinigaglia non ha bisogno di chiedere.
E'
una sera di marzo più fredda del dovuto, e conversiamo con lui per
tre ore, seduti sulla panchina di un giardino pubblico. La gente
della zona lo riconosce, lo saluta, e ad un certo punto arriva
addirittura una signora con una pizza calda. Alle otto e mezza di
sera abbiamo la necessità di fotocopiare la mole di documenti che ci
mostra. Alle nostre spalle c'è una copisteria, chiusa, vista l'ora.
Mentre Sinigaglia parla, il titolare torna a prendere le chiavi di
casa che ha dimenticato in negozio; ha una certa fretta, ma gli
chiediamo se può farci il favore, e ci dice: "Se sono per la
storia di Guglielmo allora sono gratis". E si parla di trecento
fotocopie.
Il
nuovo povero Guglielmo Sinigaglia si presenta con una dignità
insospettabile, per il genere di vita alla quale è costretto, se lo
si vede avulso dalla sua realtà quotidiana, lo si può scambiare
tranquillamente per un vecchio gentiluomo, sobriamente vestito.
"Vedi
- dice -, là in un sacchetto ho il mio cappotto di cachemere, il mio
buon vestito, la mia buona camicia e la mia buona cravatta, che
indosso quando devo incontrare persone di una certa importanza,
perché l'immagine ha una sua importanza. Ho uno scopo, voglio
arrivare a qualcosa, e posso anche sopportare questa situazione per
un po'. Ma nel momento in cui raggiungerò il mio bersaglio, o
riuscirò finalmente a sistemarmi, o mi fanno fuori subito".
SCENARIO
DI GUERRA
Da
quando il 27 giugno 1980 il DC9 Itavia con 81 passeggeri a bordo è
precipitato in mare è stata fatta ogni sorta di ipotesi,
dall'incidente all'abbattimento volontario. Fino al novembre 1990 su
Ustica e il suo dramma sporadicamente vengono date notizie che
sembrano più illazioni. La più ripetuta è quella che a bordo del
DC9 vi fosse un terrorista neofascista, per cui venne collocata una
bomba a bordo. Nel 1990 l'inchiesta passa dal giudice Vittorio
Bucarelli al giudice Rosario Priore, che inizia una nuova opera
investigativa: dispone un nuovo recupero dei rottami del relitto
affidandolo non più alla società francese "Infremer", ma
ad una inglese, sicuramente non collegata ai servizi segreti.
Con
le nuove audizioni fatte dal giudice Priore non si parla più di
"tragedia" di Ustica, ma di "strage". Il
testimone che permette questa svolta è Guglielmo Sinigaglia, che in
cinque giorni di testimonianza traccia un panorama di guerra,
puntualizza e motiva lo scenario, dando corpo a fatti che in
precedenza erano circolati solo come illazioni. Priore trova anche
altri testimoni che gli permettono di incriminare 36 alti ufficiali
con reati pesantissimi, tra cui l'alto tradimento.
Guglielmo
Sinigaglia - tenente colonnello del SISMI, addestrato nella legione
straniera ed ex guardaspalle di Komeini, sabotatore di prima linea a
fianco dei ribelli afghani - afferma che quella notte era in corso
l'operazione "Eagle Run to Run", mascherata da
un'esercitazione militare denominata "Sinadex", che aveva
lo scopo di abbattere l'aereo presidenziale del colonnello Gheddafi e
favorire l'insediamento di un presidente filo occidentale in Libia.
Sinigaglia però si spinge più in là, e sostiene che l'aereo non fu
abbattuto per errore e che non esplose in volo, ma riuscì ad
ammarare.
*
Che ruolo ha avuto nell'operazione?
"Io
ero a bordo di un velivolo denominato Nimrod, a capo di una squadra
"presidenziale" composta da 2 italiani del GOS (Gruppo
Operazioni Speciali), 2 francesi dell'SSE e 2 inglesi del SAS
(Special Air Service), che aveva il compito di scortare il nuovo
presidente libico che si sarebbe insediato al momento
dell'insurrezione. Tutti gli uomini della squadretta indossavano
tenute da combattimento completamente anonime ed armate non
convenzionalmente, per cui in caso di morte o cattura sarebbero stati
individuati come mercenari. Ho partecipato a tutta la pianificazione,
e ho condotto in prima persona l'operazione "Tobruk 1", che
aveva lo scopo di armare gli insurrezionisti. Ho testimoniato cose
che ho vissuto in prima persona. Il fatto che io sappia le
dislocazioni di tutto e di tutti è perché io e il colonnello De
Marol dovevamo saperlo ai fini operativi, dal momento che eravamo le
due persone preposte a questa operazione".
*
Lei a quale titolo è stato reclutato?
"Io
non sono mai stato reclutato. Qui si parla di una carriera. Questi
sono i lavori che ho sempre fatto. Che si trattasse di interventi in
Iran, Centro Africa, Uganda, Libia o Libano, questa comunque era la
mia vita. [NOTA: un tratto comune dei colpi di stato che il governo
italiano organizzava all'estero, su ordinazione USA, era che poi gli
studenti di alcune famiglie borghesi dei paesi colpiti venivano a
studiare in Italia, come ad esempio nel caso della Grecia e
dell'Iran. Tra gli studenti che l'Italia ospitava, per fare bella
figura, c'erano anche delle spie di medesima nazionalità che avevano
lo scopo di monitorare eventuali dissidenti]. La gente che entra in
Vacant Cosmic non viene contattata. Viene estrapolata dai corsi
dell'accademia. Scelgono loro. Hanno preteso due lauree da noi, una
in Economia e Commercio con tesi su diritto internazionale, e una in
Ingegneria elettronica".
*
E questo tipo di vita è finita dopo Ustica?
"No,
è finita nel '90, non nell'80. Infatti nell'82 a Beirut perdo un
dito. La mia carriera non finisce con Ustica; finisce quando
Andreotti, due giorni dopo dall'inizio della mia testimonianza, fa
dichiarare illegale Vacant Cosmic, la più alta sezione dei servizi
segreti in Europa, e automaticamente diventa illegale il nostro
lavoro. Per la prima volta qualcuno, davanti alla magistratura, aveva
parlato di Stay Behind, e quindi di Vacant Cosmic, che ne è la più
alta espressione".
*
E tutto questo succede dopo la sua testimonianza a Priore?
"Quelli
come me rispondono soltanto se toccati. Non siamo mai noi a fare la
prima mossa. è lo stupido a fare la prima mossa, il buon giocatore
di scacchi non la avoca mai a sé. Anche se questa non era una
partita di scacchi".
INTRIGO
INTERNAZIONALE
*
Quali erano le nazioni che hanno preso parte all'operazione?
"Quattro:
Italia, Francia, Germania e Inghilterra. Ognuna con un suo compito
particolare, con bersagli ben precisi. La Germania Occidentale
partecipò con le Teste di Cuoio; il loro compito era quello di
addestrare gli insurrezionisti all'uso delle armi e alle strategie
destabilizzanti. L'Italia partecipò con le proprie stazioni radar e
una squadra navale composta dalla Vittorio Veneto, oggi "Tuttoponte"
Garibaldi, dislocata al largo di Ustica, e dagli "Sparvieri",
imbarcazioni estremamente veloci, armate di missili in grado di
colpire unità nemiche fino a 70 chilometri. I centri radar
interessati all'operazione erano quelli di Martina Franca, Otranto,
Iacotenente, Siracusa, Sigonella, Licola, DecimoMannu, e il centro
Nato Verona AFFI.
La
Francia partecipò con il GOLE (Groupement Opérationnel Légion
Etrangère), che aveva il ruolo operativo di guidare la presa di
Tripoli da parte degli insurrezionisti; il REI (Régiment Etrangère
de Infanterie), battaglioni con il compito di impedire la ritirata
delle forze libiche dal Ciad; il GIRLE (Groupement d'Intervention
Rapide Légion Etrangère), i cui obiettivi erano la cattura di
Jallud e la distruzione del centro nucleare libico; e il FOCH, una
squadra navale composta da 2 sottomarini dislocati al largo della
Sicilia orientale. [Nota: Michele Sindona sosteneva che il programma
nucleare libico era stato assistito dall'Italia]
L'Inghilterra
era presente con l'SBS (Special Boat Service), una compagnia composta
da 156 uomini e 27 ufficiali, divisi in 5 squadre ciascuna, un
sommergibile e due velivoli Nimrod, posizionati uno tra Cipro e Creta
per sorvegliare i movimenti della squadra navale sovietica e l'altro
a largo di Ustica.
"Sinadex"
era poi un'operazione di copertura Radar elaborata dal centro
aeronautico di Borgo Piave, sotto il diretto controllo del centro
radar di Verona AFFI. Nessuno aveva mai detto prima di me che sotto
terra, sotto i campi di grano c'era una base in grado di fare queste
cose. Gli inquirenti rimasero colpiti dall'esistenza di strutture
come quelle di Borgo Piave e della base silana, e
dell'interconnessione di esse con la "Synadex". Rilevante è
il fatto che vi sia una pista per velivoli da guerra in una zona
ostica come la Sila. [NOTA: la base sigint di Borgo Piave si chiamava
SMA, Segnalamento Marittimo Aereo. Era stata costruita dall'impresa
edile di Milano "Armando Folli Spa" con sede in Foro
Buonaparte 67, che riportava delle foto della SMA nel suo catalogo
distribuito ai clienti. La società, dove per sei mesi risulta
dipendente Silvio Berlusconi, andò in concordato preventivo e mutò
denominazione in "Novimpresa 2000". Tra i clienti vi era la
Cogefar Impresit, che poi si chiamò Impregilo.]
Il
fatto che quella sera si voleva abbattere Gheddafi è confermato
anche da un'altra cosa: gli sarebbe stata concessa un'aerovia
sull'Adriatico, non sul Tirreno, allungandogli il tragitto e
costringendolo a passare sull'Italia, quando l'Italia può essere
sfiorata soltanto marginalmente.
Tra
l'altro le aerovie vengono concesse 24 ore prima. Ambra 17 quella
notte veniva definita "Zombie". "Zombie" sta per
"Capo di stato ostile".
Gli
aerei che transitano in quelle aerovie non possono essere scortati,
perché c'è un patto tra le nazioni che vieta in assoluto che un
velivolo civile, pur avendo a bordo un capo di stato, possa essere
scortato da aerei militari armati".
L'ABBATTIMENTO
*
Cosa successe la sera del 27 giugno?
"L'aereo
dell'Itavia venne abbattuto alle 20:56. I piloti riuscirono a
manovrare l'apparecchio per qualche minuto. Il missile colpì
l'apparecchio solo con le appendici aerodinamiche, provocando uno
squarcio non molto ampio, ma sufficiente a depressurizzarlo, ed
esplose oltre. Per effetto della depressurizzazione alcuni passeggeri
vennero risucchiati. I piloti, grazie alla loro esperienza,
riuscirono ad ammarare alle 21:04. è strano che dalle indagini
dell'autorità giudiziaria risulti che il cambio dei nastri che ha
determinato un vuoto di 4 minuti sia avvenuto per "scopi
dimostrativi ad un operatore della base di Marsala". Da non
credere: proprio mentre c'è un velivolo che sta precipitando".
*
Quando vi accorgeste di avere colpito un aereo civile?
"Quando,
a bordo del Nimrod, il capitano Keerstiens disse che il pilota era
formidabile e talmente bravo da non poter essere libico".
*
Secondo lei allora l'aereo non è esploso in volo, ma è riuscito ad
ammarare.
"L'aereo
ammara esattamente 8 minuti dopo essere stato colpito. E non sono
soltanto io a dirlo, c'è anche la perizia Luzzatti. è importante il
fatto che impieghi 8 minuti; se un aereo esplode in volo cade in due
minuti. Il fatto che impieghi 8 minuti vuol dire che il pilota è
riuscito a manovrare. La perizia Luzzatti sostiene anche che per
poter virare l'aereo doveva avere ali e coda. Esclude poi che la coda
si sia separata in aria, e afferma invece che la rottura avvenne per
un violento colpo agente dal basso verso l'alto, con tutta
probabilità al momento dell'impatto con l'acqua".
*
Il missile viene sparato da un sommergibile. Nazionalità?
"Francese.
Ma adesso fa bella mostra a Parigi, è diventato un museo
galleggiante. Ci sono ancora i segni della rampetta messa apposta per
quell'operazione. La Francia era una delle poche ad avere un
sommergibile idoneo ad un'operazione del genere. I nostri erano
troppo piccoli, e non avrebbero neanche retto alla spinta dello
"Standard", il tipo di missile utilizzato. Una
videocassetta, di cui parlò anche "l'Espresso", dimostra
la battaglia aerea avvenuta e certifica l'esistenza dello standard.
Il giudice Priore chiede subito il recupero di quest'ultimo. Viene
trovato, gli americani chiedono di poterlo esaminare, dopodiché
sparisce.".
*
Come è potuto succedere che abbiate colpito un aereo civile italiano
mentre il vostro obiettivo era l'aereo di Gheddafi?
"Perché
Gheddafi è stato avvertito dell'operazione in corso".
*
E da chi e per quale motivo Gheddafi è stato avvertito?
"Bisognerebbe
chiederlo ai due uomini politici che l'hanno fatto. Ma non li si può
nominare". [NOTA: si tratta probabilmente degli stessi politici
che passarono a Jallud la lista dei dissidenti libici che la Gladio
aveva esfiltrato a Roma: vennero eliminati su ordini di Gheddafy ad
uno ad uno. A qualcuno venne sparato in faccia, in pieno giorno, per
strada.]
*
E Priore non ha agito contro questi due politici?
"Non
ci riesce, perché nessuno fa i nomi. C'è un'entità politica, ma
chi è? Non si hanno foto o nomi in codice di questi personaggi. Io
posso anche arrivarci per deduzione, ma non si può testimoniare una
cosa se non si ha un supporto o un riscontro da fornire al giudice
perché possa accertare qualcosa. Io ho detto che il generale Franco
Pisano (che fu chiamato a presiedere la commissione di inchiesta che
dichiarò che l'Aeronautica Militare non aveva svolto nessuna
attività nella sera del 27 Giugno 1980 e pertanto non aveva avuto
nessun ruolo e nessuna colpa nella sciagura aerea del DC 9 Itavia),
ebbe un ruolo rilevantissimo nell'operazione "Eagle Run to Run".
Per questo mi ha denunciato per calunnia e diffamazione, affermando
di essere comandante di una scuola di volo, per cui non poteva avere
niente a che fare con Ustica. Invece in Ustica lui ha avuto un ruolo:
era a Cagliari da cinque giorni, c'erano le prove del suo ingresso
alla base di Decimomannu e c'era la prova tangibile che lui, nel
momento in cui scattò l'operazione "Eagle Run to Run" era
nella sala operativa. Per questo è stato incriminato con l'accusa di
alto tradimento. In casi come questo si hanno nome, cognome e ruolo.
Io so per certezza chi erano quei due politici, ma non posso
dimostrarlo. Quindi, in pratica, non lo so".
*
"è stato quindi possibile a due soli uomini politici italiani
mandare a monte un'operazione di questo genere, organizzata dai
servizi segreti di quattro nazioni e che probabilmente aveva
richiesto lunghi tempi di preparazione?"
"Era
preparata da mesi e mesi. In casi come questo non si va allo
sbaraglio. Quella notte era in azione il "top dei top": una
mosca non poteva passare inosservata. L'unico modo di fermare
l'operazione era quello di darci il DC9 Itavia. E che avessero
intenzione di darci il DC9 Itavia è provato dal fatto che
l'equipaggio di quell'aereo, civile, fosse militare".
*
Lei sta dicendo che qualcuno ha messo di proposito il DC9 Itavia al
posto dell'aereo di Gheddafi? Che è stata una cosa preventivata e
non un errore?
"La
rotta del velivolo era Bologna-Palermo: da nord-ovest per sud-est. Le
sembra possibile che fossimo talmente stupidi da aspettare l'aereo di
Gheddafi, che invece aveva come rotta sud-ovest per nord-est, e non
capire su uno schermo radar che l'aereo sta andando a sud, quando noi
ne aspettiamo uno che va a nord?
*
Come mai l'equipaggio del DC9 Itavia si comporta in questo modo
anomalo?
"Come
si può evincere dalla perizia Luzzatti, sembra quasi che
quest'equipaggio sia avvezzo ad operare nell'ambito dei servizi
segreti. Fa eccezione l'allieva di bordo Rosa De Dominicis. Pertanto,
con una simile formazione, è ovvio che le risposte siano di tipo
militare. Per cui, se viene detto al pilota di uscire dall'aerovia
Ambra 13, che è quella che gli è stata assegnata, e di entrare in
Ambra 17 invertendo la rotta, lui esegue".
*
Ma dai radar avreste dovuto accorgervi dell'inversione di rotta.
"Noi
controllavamo Ambra 17, perché aspettavamo qualcuno, non Ambra 13.
Per cui se qualcuno fa fare al DC9 un'inversione di 180 gradi e lo fa
passare nel punto Condor (un punto cieco per tutti i radar, che si
trova al largo di Ustica) al posto dell'aereo di Gheddafi, noi
troviamo il bersaglio".
*
Quindi gli avrebbero detto verosimilmente di atterrare a Napoli?
"Si,
a Napoli Capodichino".
*
Ma non era un po' tardi per farlo virare? Il DC9 era già in fase di
atterraggio.
"Ci
sono due modi per giustificare questa manovra. La prima è
l'indisponibilità dell'aeroporto: al pilota vengono comunicati una
nuova aerovia e un nuovo punto di atterraggio. La seconda è che per
motivazioni particolari il comandante deve assoggettarsi a questo
ordine, In questo caso come ho già detto le motivazioni sarebbero
militari. L'Itavia ha sempre avuto contatti con i servizi segreti. Il
pilota sapeva di avere a bordo roba nostra, per cui può aver pensato
di dover atterrare a Napoli Capodichino, perché era a Napoli che
doveva consegnare il materiale. In realtà, invece, era per farlo
abbattere. I curriculum dell'equipaggio danno adito a presumere che
la loro formazione sia di tipo militare o prettamente militare. Vi
sono documenti della perizia Luzzatti a pagina 5, ove risulta ad
esempio, che il capitano Domenico Gatti ha conseguito il brevetto di
pilota civile di terzo grado nel '67, e quello di ufficiale di rotta
di prima classe nel '68. La cosa è alquanto strana: prima si devono
conoscere le rotte, poi si può diventare piloti".
*
Chi ha deciso di mettere in mezzo l'Itavia?
"Stranamente
la compagnia aerea Itavia aveva come vice-presidente il generale
Cinti. La presenza di un così altro ufficiale ingenera qualche
perplessità, considerando anche che l'Itavia si avvaleva di velivoli
a nolo. L'obiettivo per noi era Gheddafi. Però non potevano
permetterci di farci abbattere il suo aereo se qualcuno invece
intendeva proteggerlo. Se però non arriva l'aereo, come tutti i
piani strategici dicono, sono pronte una seconda e una terza mossa da
attuare, per cui l'insurrezione ci sarebbe stata comunque. Così ci
viene dato in pasto un altro aereo, che viene abbattuto credendo sia
quello di Gheddafi. Quando ci viene comunicato che l'apparecchio è
civile, è troppo tardi per attuare i piani di emergenza e
chiaramente l'operazione fallisce. C'è da rilevare in questo senso
una cosa stranissima: il TG1 dà notizia del velivolo Itavia disperso
alle 21:15. L'aereo ha l'impatto alle 20:56; è passato troppo poco
tempo per non destare il sospetto che qualcuno avesse interesse a
comunicare subito ai media che un aereo civile era precipitato".
*
Ma non sarebbe bastato non abbattere nessuno?
"No,
perché quando scatta un'operazione del genere non è possibile
fermarla. Hai dei piani strategici e sei inarrestabile. Nel momento
in cui diventi operativo in queste cose non c'è niente e nulla che
possa fermarti: neanche il Presidente della Repubblica".
*
Perché Gheddafi non doveva essere abbattuto?
"Allora,
adesso deve scattare la seconda analisi: l'operazione si ferma, va
tutto a puttane. Per capire Ustica bisogna andare avanti nel tempo:
due mesi dopo alcune lobby economiche riconquistano i pacchetti
azionari detenuti dalla Libia. La FIAT ad esempio, da "Fabbrica
Italiana Automobili Tripoli", torna "Fabbrica Italiana
Automobili Torino"; altro vantaggio strategico è che decade il
protettorato libico su Malta, ove il regime di Gheddafi stava
costruendo rampe di missili. L'Italia riesce ad ottenere il petrolio,
nonostante le difficoltà. Bisogna ricordare che il petrolio libico è
uno dei più pregiati perché contiene la più alta percentuale di
benzina ricavabile dal greggio. è tutta una concatenazione di
eventi".
*
Dalla registrazione delle conversazioni tra i piloti si è scoperto
che l'ultima parola di uno dei due è stata "Guar...", che
si presume stesse per "Guarda!". Non avrebbe dovuto essere
registrato anche l'ordine di passare da Ambra 13 ad Ambra 17 e di
invertire la rotta?
"Quelle
cassette sono stranamente più corte della durata del volo. Quando
vennero trovate si scoprì quest'anomalia macroscopica. Considerando
poi che il volo è decollato con un notevole, documentato ritardo, e
che i due registratori entrano in funzione dal momento in cui si
chiudono i portelli, pare ancora più strano che di questo lasso
tempo non vi sia traccia nelle cassette. C'è anche la possibilità
che queste ultime siano già state ritrovate in precedenza, e che
siano state manomesse e ricollocate dov'erano.".
L'AFFONDAMENTO
*
Cosa successe dopo che l'aereo ammarò ?
"Per
inibire la procedura d'emergenza dopo l'ammaraggio avvertirono il
comandante che aveva a bordo nella stiva degli ordigni al fosforo, e
che l'applicazione di questa procedura avrebbe sicuramente provocato
un'esplosione. Gli Sparvieri probabilmente imbragarono il velivolo
per sostenerlo nel galleggiamento, in attesa che arrivassero i mezzi
di soccorso. A bordo del Nimrod venimmo a sapere da loro che l'aereo
era un velivolo civile italiano, e la base di Decimomannu ce lo
confermò subito dopo. Il comandante del DC9 probabilmente diede
disposizione di non abbandonare il velivolo, riuscendo a mantenere la
tranquillità tra i superstiti, confortati nel vedere il velivolo
imbragato. Stranamente un alto ufficiale della marina e poi deputato,
Falco Accame, affermò in una nota dell'ADN Kronos che si potevano
salvare parecchie vite umane dal DC9. Accame non specifica quale sia
la fonte da cui attinge quest'informazione o se sia un episodio
vissuto in prima persona. Resta certo però che l'onorevole Falco
Accame ha sempre ribadito questa sua versione dei fatti."
*
Che cosa avvenne a quel punto?
"Alle
23.30 il comando operativo diede ordine al sottomarino inglese, che
aveva a bordo gli uomini del SBS, di recarsi nel punto in cui era
ammarato l'aereo. Gli ordini, impartiti in codice, furono di farlo
inabissare con cariche morbide di Dynagel, dal momento che contro
ogni dato scientifico l'aereo galleggiava ancora. La decisione
dell'inabissamento "chirurgico" era stata presa perché i
passeggeri e l'equipaggio potevano essere letali, considerando anche
la presenza a bordo di un giornalista, che avendo vissuto sulla pelle
un simile evento certamente non si sarebbe lasciato intimidire. I
corpi recuperati indossavano il giubbotto salvagente ed erano privi
di scarpe. Tutto questo comprova l'emergenza vissuta a bordo e il
fatto che furono attuate tutte le misure di sicurezza previste in
simili situazioni. I corpi erano anneriti dalla reazione provocata
dal contatto con l'acqua salina del fosforo bicomponente che il DC9
stava trasportando. Invece i corpi recuperati a parecchie centinaia
di miglia dall'ammaraggio, catapultati nel vuoto per effetto della
depressurizzazione, erano privi di giubbotto di salvataggio. Un
ulteriore dato che conferma l'ammaraggio è che tutte le vittime
recuperate avevano i timpani rotti a causa della rapida discesa da
6200 metri a 3000 effettuata per annullare gli effetti della
depressurizzazione".
*
Chi era il giornalista che era a bordo dell'aereo?
"Era
il fratello di Daria Bonfietti, oggi presidente dell'associazione
parenti delle vittime di Ustica".
*
Quanto tempo sarebbe rimasta la gente, viva, all'interno dell'aereo?
"Parecchie
ore".
*
Da chi è arrivato l'ordine di far affondare l'aereo?
"Dalle
eminenze grigie. Ma bisogna capire chi sono le eminenze grigie: si
può essere a livelli di primi ministri o di delegati di primi
ministri".
*
L'esplosivo per far esplodere l'aereo non ha lasciato tracce?
"Qualche
traccia sì: qualcosa dalle prove metallurgiche si trova ancora".
*
è stato trovato del TNT.
"Che,
non a caso, è un componente del Dynagel".
*
Ma non era un rischio usare un esplosivo di cui si sarebbero potute
trovate tracce?
"Infatti
il Dynagel lo si ritrova in componenti, ma non nell'integralità
della miscela che lo compone. è un esplosivo particolarmente idoneo
per un certo tipo di cose: la salinità dell'acqua marina lascia
disperdere alcuni componenti e ne lascia ritrovare degli altri. Gli
SBS non sono gli ultimi cretini: sanno quello che fanno".
*
Di Mario Naldini cosa mi sa dire?
"Poco
o niente: non era nella nostra sfera".
*
è uno dei piloti delle Frecce Tricolori morto nell'incidente di
Ramstein.
"La
cosa più brutta di Ustica è quella di cercare di sporcare le
persone, di assegnare loro ruoli che non gli appartengono e di fargli
vestire abiti che non hanno. L'accusa che gli viene fatta, ovvero che
fosse in volo quella sera, non è credibile. Anche perché ciò che
doveva volare il 27 giugno 1980 è stato deciso nella pianificazione.
Naldini non era sicuramente in volo quella notte o, se era in volo,
non era sui cieli di Ustica".
*
Quindi fare il suo nome sarebbe stato un tentativo di depistaggio?
"No,
è stata usata una persona deceduta perché non può esporre la
propria versione. Troppo facile parlare di chi non ha più la
possibilità di replicare".
I
SOCCORSI
*
Fra l'altro, anche se si fosse trattato di un normale incidente, i
soccorsi sono partiti con un ritardo clamoroso.
"Si,
ma con un'eccezione: il Gipsi Buccaneer alle 21:04 captò, grazie ad
uno sforamento di qualche secondo dell'ombrello elettronico che
inibiva le comunicazioni, il "MayDay" dell'aeromobile
Itavia che comunicava il punto stimato dell'ammaraggio. Il Gipsi
Buccaneer cercò di farsi ripetere le coordinate dal DC9; rispose
invece la Vittorio Veneto, comunicando di proposito un punto errato.
Il comandante si diresse verso il luogo indicato dalla Vittorio
Veneto, e dopo aver perlustrato attentamente senza trovare traccia
dell'aereo, alle 02:00 decise di recarsi nel punto da loro stessi
captato. Alle 05:30 giunsero a 3 miglia dal relitto. Fecero in tempo
solo a vedere la timoniera affondare. Il comandante del Gipsi morì
stranamente qualche anno dopo; l'ingegnere di bordo tentò di dire
che cosa avvenne ma fu convinto a non farlo. Per la cronaca, dopo
Ustica il Gipsi Buccaneer ottenne contratti vantaggiosi in Asia.
Anche il traghetto Napoli-Palermo captò il punto d'ammaraggio
diramato dalla Vittorio Veneto e deviò la sua rotta. La Vittorio
Veneto, in ossequio agli ordini ricevuti, continuava a convogliare
tutti i natanti lontano dal punto d'ammaraggio e, per rendere più
credibile il punto, aveva inviato anche parte della squadra e alcuni
elicotteri. Il punto nautico dove venivano inviati i soccorsi era un
punto realistico, non reale, infatti era la zona dove si potevano
trovare i corpi delle vittime scaraventate nel vuoto per l'effetto
della depressurizzazione. La Vittorio Veneto venne poi mandata al
carenaggio perché fosse trasformata nella "tuttoponte"
Garibaldi,
permettendo
così la smobilitazione di tutto l'equipaggio. Il recupero delle
parti dell'aeroplano e del suo carico è potuto iniziare solo la
mattina del giorno successivo all'incidente, a causa dell'oscurità e
della forza del mare durante la nottata. Questa è la dichiarazione
dell'ammiraglio, comandante della squadra della Vittorio Veneto. Il
mare a Ustica era a forza due. Come fa una squadra come quella della
Vittorio Veneto a non poter intervenire? è di carta? Col mare aforza
due si fa tranquillamente il bagno. Il massimo di forza del mare a
10: quando è a 2 lo si può paragonare alla scia lasciata da un
off-shore".
RANDAGIO
*
Com'è che da ex tenente colonnello del Sismi è stato costretto a
questo tipo di vita?
"è
molto semplice: mi hanno bloccato tutte le prospettive finanziarie e
le possibilità di lavoro. Che alternative può avere un uomo in
queste condizioni? Andare a ritrattare, come hanno fatto altri, e
avere il portafoglio pieno, oppure restare coerente con sé stesso. è
così che ci si ritrova in mezzo ad una strada".
*
è possibile che i servizi, nel corso di questi anni, non abbiamo mai
tentato di ucciderla?
"Quattro
volte. Però dopo l'ultima ho mandato un chiaro messaggio. Se io
crepo allora non si tratterà più soltanto di coprire Ustica. Ustica
verrà insabbiata, ma allora chi di dovere dovrà spiegare gli altri
operativi che ho fatto: Afghanistan, Ciad, Iran. Ci sono tre notai
che hanno in mano documenti che sono autorizzati a divulgare in caso
di mia morte".
*
Lei ritiene di essere ancora sotto controllo?
"Può
darsi di sì, come di no. Se sì, possono rimanere soltanto delusi,
sarebbero soldi spesi inutilmente. Se no, vuol dire che sono
abbastanza intelligenti".
*
Si è ancora lontani dalla conclusione?
"Non
ci può essere conclusione. La mia testimonianza ha provocato
l'incriminazione di tutti questi generali, ed io nell'80 ero solo un
capitano che comunque aveva alle spalle un operativo come quello
dell'insediamento di Komeini in Iran. è possibile anche solo pensare
che non ci sia un qualche generale che sappia molto più di me?
Ustica è collegata a tante altre cose. A Vacant Cosmic soprattutto.
La disintegrazione di Vacant Cosmic è importantissima per capire
anche fatti di stretta attualità. Gente che era abituata ai soldi, e
che tutto sommato ha svolto i lavori che gli erano stati
commissionati, può anche essere portata a non accettare di avere le
tasche vuote. Una parte di questi uomini, ad esempio, è stata
reclutata per andare a combattere in Croazia. Gente come noi sul
mercato ha un grande valore. Da qui possono nascere le deviazioni. Un
esempio per tutti: la banda Savi, di cui si parla sempre a
sproposito. Ebbene, secondo me la banda Savi non è niente più e
niente di meno che un filo del Sisde che rientra sotto le squadrette
"K", "Scorpioni", "Ossi". La banda Savi
è una di queste squadrette che ad un certo punto è sfuggita al
controllo e si è messa a fare i fatti suoi. Questo spiegherebbe ad
esempio perché utilizzassero armi in dotazione solo ai servizi
segreti, come il famigerato fucile sottoposto a perizia balistica
dopo la strage del Pilastro- è mia opinione che non esistano
appartenenti alle forze dell'ordine di qualsiasi livello che
impazziscono di colpo. Se andavano a rapinare è perché sapevano di
avere il culo coperto. E questo, ripeto, è solo un esempio."
*
Quali sono, adesso, le sue richieste?
"Considerata
la condizione in cui siamo, una roulotte sa già di casa. Ecco,
vorrei solo una roulotte. Certo, sarebbe bello avere anche qualche
soldo per potersi iscrivere ad artigianato. Potremmo, io e il mio
compagno d'avventure, metterci in giro a lavorare come fanno ad
esempio gli impagliatori di sedie, e magari potrebbe essere il primo
passo per risalire. Bisogna anche considerare che ho un compagno di
viaggio che non ha voce. Lui ha perso casa e lavoro, e adesso si
ritrova sulla strada, senza prospettive. Io ho almeno Ustica di cui
parlare: un filo di voce mi è rimasto, ma a nessuno verrebbe in
mente di andare ad intervistare lui. Con una roulotte e la
possibilità di lavorare, il trenta-quaranta per cento della gente
che è per strada può risorgere. E un'operazione del genere su ogni
singola persona è un investimento di cinque-seicento mila lire. Io e
lui siamo comunque tra i più fortunati di Milano. I condomini dei
caseggiati qui intorno ci rispettano, perché sanno che non facciamo
niente di male. Ogni sera viene giù qualcuno, saluta, si interessa,
fa domande, se ha qualcosa da mangiare ce la porta giù. Qui non
siamo trattati male, ma è sempre la vita di un pavimento."
PRIMI
ATTORI, COMPRIMARI E COMPARSE
Guglielmo
Sinigaglia indica nel generale Franco Ferri, vice capo di Stato
Maggiore e braccio destro del generale Bartolucci l'"eminenza
grigia", colui che coordina i depistaggi e gestisce il Generale
Tascio.
Il
generale Zeno Tascio (che nel 1979 assume il comando del SIOS)
sarebbe stato il braccio operativo dei Generale Bartolucci.
Sinigaglia afferma che egli ebbe un ruolo di primo piano nella
vicenda del Mig precipitato sulla Sila. Tascio sapeva che il Mig di
Yuri Grecko era arrivato in gennaio, eppure, una volta designato a
condurre la commissione militare d'inchiesta giunse alla seguente
conclusione: “Il velivolo libico non era armato e non era dotato di
serbatoi supplementari. Se il Mig fosse veramente partito dalla Libia
e fosse stato privo dei serbatoi supplementari non avrebbe poi potuto
far ritorno alla base, dal momento che il Mig 23 ha un difetto poco
noto: nello sganciare i serbatoi supplementari, cadono anche i
traversini di sostegno, fatto che causa l'incendio del velivolo. Il
SIOS per contrastare ogni eventuale ipotesi di collegamento tra Mig e
DC9 si procurò alcune testimonianze di pastori che dichiararono di
avere visto cadere il Mig il 18 Luglio. Tascio, secondo questa
versione, depistò le indagini secondo le direttive impartite dalla
CIA in sintonia con i suoi colleghi superiori: Bartolucci, Ferri,
Melillo, Pisano, Rana.
Il
generale Lamberto Bartolucci fu sin dal primo momento in sintonia con
l'ipotesi di cedimento strutturale formulata dai generali Rana,
Mangani e Torrisi. è necessario chiarire che secondo i documenti
ufficiali le manutenzioni ordinarie e straordinarie erano state
sempre eseguite dall'Itavia nel pieno rispetto delle norme che
fissano i parametri gestionali di un aeromobile. Al momento del
decollo il velivolo, siglato I-TIGI presentava soltanto due anomalie:
la scaletta di bordo posteriore non era in grado di rientrare
elettricamente e il vetro di copertura del cronometro del copilota
era rotto. Danni di questo tipo non sono in grado di incidere sulla
sicurezza in volo di un aereo. Lamberto Bartolucci gestisce il caso
Ustica senza esporsi in prima persona, basandosi sulle relazioni dei
suoi collaboratori.
Sinigaglia
ritrae il generale Rana come colui che, nell'incapacità di prendere
una decisione ebbe un ruolo importantissimo nell'alterazione dei
tracciati radar, ricevendo l'appoggio della CIA, nella persona di
Howard Stone. Poco dopo la tragedia di Ustica il Generale Rana si
sarebbe recato negli Stati Uniti portando con sé i tracciati di
almeno cinque centri radar da manipolare, senza avere alcuna autorità
per farlo. Rana avrebbe collaborato attivamente con il Generale Ferri
e la CIA concertando il depistaggio che il Generale Tascio avrebbe
poi effettuato.
Il
Generale Franco Pisano avrebbe invece avuto un ruolo rilevantissimo
nell'operazione "Eagle Run to Run", e fu in seguito
nominato presidente della commissione d'inchiesta dal Ministero della
Difesa. Tale commissione operò per circa 9 anni e concluse le
proprie indagini dichiarando: “L'aeronautica Militare non ha svolto
nessun’attività nella sera del 27 Giugno 1980 e pertanto non ha
avuto nessun ruolo e nessuna colpa nella sciagura aerea del DC 9
Itavia”. Pisano si smentisce da solo in seguito, una volta
interrogato, affermando che l'aeronautica aveva fatto tutto ciò che
poteva fare, consegnando i materiali a sua disposizione, senza averli
visionati o interpretati. Franco Pisano ha denunciato Guglielmo
Sinigaglia per calunnia e diffamazione, affermando di essere
comandante di una scuola di volo, per cui non poteva avere niente a
che fare con Ustica. Sinigaglia dimostrò invece che era a Cagliari
da cinque giorni, che c'erano le prove del suo ingresso alla base di
Decimomannu e che c'era la prova tangibile che lui, nel momento in
cui scattò l'operazione "Eagle Run to Run" era nella sala
operativa. In seguito fu accusato, in buona e numerosa compagnia, di
alto tradimento.
Il
Generale Giuseppe Santovito, capo del SISMI, sarebbe stato
perfettamente a conoscenza di tutta l'operazione. Nel 1977 diede un
nuovo impulso a "Stay Behind", intensificandone la
specializzazione e l'operatività portando la struttura da 260 uomini
a 1400 (divisi in squadrette che variavano da 6 a 12 elementi). A
capo di queste squadrette vennero selezionati 200 uomini non
"bruciati", appartenenti alla struttura preesistente.
Il
Generale Paolo Inzerilli, vice del Generale Santovito e capo di "Stay
Behind", secondo Sinigaglia avrebbe designato le squadrette che
avrebbero preso parte all'operazione. Con il comando diretto di "Stay
Behind" ottenuto nel 1979, il Generale Inzerilli diede nuove
configurazioni alla struttura, ampliò il programma addestrativo, e
fece ottenere armi migliori.
Anche
il generale Romolo Mangani sarebbe stato a conoscenza di "Eagle
Run To Run". Fu del resto il primo ad allinearsi al Generale
Rana difendendo 3 ipotesi: il cedimento strutturale, l'effetto
devastante di correnti a getto in quota e la bomba a bordo.
Sinigaglia
dipinge l'ammiraglio Fulvio Martini come uno degli strateghi
dell'organizzazione dell'insurrezione in Libia e dell'operazione
"Eagle Run to Run". Voci mai confermate e mai smentite
dissero che Martini spinse affinché venisse diffusa la notizia che
l'incidente si era verificato in seguito ad un errore di gestione
dell'esercitazione "Sinadex". Il CESIS sarebbe intervenuto
ricordando che il segreto militare è il segreto di Stato.
Stando
a quanto afferma Sinigaglia il capitano di vascello Sergio Bonifacio
infranse per primo il segreto militare, recandosi dal procuratore e
scavalcando la procedura gerarchica. In seguito il capitano Bonifacio
modificò la sua prima versione e pose fine alla carriera militare.
Howard
Stone, capo della CIA in Italia, consegnò al settimanale "Time"
le foto in esclusiva del massacro compiuto a Tobruk in seguito al
fallito tentativo di insurrezione. Fu un atto di forza incruento: gli
americani segnalavano in questo modo che per compiere qualsiasi tipo
di azione è necessario il loro benestare. Ingaggiò un braccio di
ferro con il generale Santovito che portò alla caduta di
quest'ultimo nell'ambito del SISMI.
Alessandro
De Marenches, capo dello SDECE, nel dicembre del 1987 affermò in
un'intervista che se avesse voluto parlare avrebbe potuto dire tutto
riguardo ad Ustica ed altre operazioni attuate in collaborazione con
l'Italia.
Il
colonnello De Marol dell'SSE (Service de Securité Etrangère) fu il
vero pianificatore dell'operazione Tobruk. Quando al piano di
destabilizzazione venne apportata la variante del Mig, non si
dimostrò molto propenso a sostenere l'ipotesi ma dovette allinearsi
agli ordini. Fu il primo ed unico a pagare per la mancata riuscita
dell'operazione, e fu "dimissionato". Per primo dichiarò
che sospendere l'operazione Tobruk avrebbe aggiunto strage a strage,
cosa che del resto si verificò, se si considera il massacro
avvenuto.
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ADDENDUM N°1 - 2 ottobre 2011
A distanza di otto anni dal capitolo di cui sopra,
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ADDENDUM N°1 - 2 ottobre 2011
A distanza di otto anni dal capitolo di cui sopra,
Documenti segreti sulla tragedia di Ustica
ADDENDUM N°2 - 28 gennaio 2013
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