Capitolo
I - Antonino Arconte, il Gladiatore cancellato
"...in
quei sei mesi del 1980, quando in Italia successe il finimondo... io
avevo contatti solo con i sorci del carcere di piazza Manno ad
Oristano. "Madronas", in sardo, grandi come conigli, che
entravano nelle celle seminterrate d'isolamento. Entravano la notte,
attraverso il buco del gabinetto alla turca, a fianco al lavandino.
L'unico modo per fermarle era tapparlo infilandoci una bottiglia
piena d'acqua. Non riuscivano a spostarla!"
Antonino
Arconte, "L'ultima missione - G-71 e la verità negata",
2001.
USA,
1994, 28 Dicembre. Il presidente Clinton ha declassificato e resi
pubblici 43 milioni di documenti raccolti dalla CIA. Tra questi il
settimanale l'Espresso ne ha rintracciati alcuni inerenti alla
struttura Gladio. Da essi emerge che Gladio esisteva già molto prima
della sua data ufficiale di nascita nel 1956, che il Gladio fu scelto
come simbolo perchè il nucleo iniziale era costituito da una
formazione clandestina di ex appartenenti alla X MAS della Repubblica
fascista di Salò. La CIA aveva inoltre raccolto una descrizione
dettagliatissima della struttura della X MAS e i nomi dei suoi
appartenenti comandati da Junio Valerio Borghese, dato che intendeva
utilizzarli in funzione anticomunista. Infatti tutti gli appartenenti
alla X MAS su cui gli americani riuscirono a mettere le mani furono
"arrestati" ed inviati immediatamente dopo la fine della
guerra in un campo di addestramento in USA. La struttura clandestina
degli appartenenti alla X MAS nei documenti viene già chiamata "Stay
Behind", prima ancora che tale struttura venisse estesa a tutti
i paesi europei sotto controllo USA.
Per
introdurre la storia di Arconte, riproduco un articolo recente che
evidenzia il problema sempre più pressante del cannibalismo
giornalistico. In breve: un giornalista si interessa alle ricerche di
qualcun altro, si appropria delle fonti, ci scrive sopra un articolo
e nemmeno tiene di conto chi aveva aperto il vaso di Pandora. Sarà
per distrazione? Ma ecco l'introduzione del caso Arconte:
TIBEREIDE
- Rivista socio-culturale
LO
SCOOP CHE NON C'E'; da "Liberazione" a "Famiglia
Cristiana"
di
Maria Lina VECA,17/05/2002
http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=250&articolo_categoria=1
Antonino
Arconte, 47 anni, nome in codice G-71: fu arruolato personalmente dal
Generale Miceli nel SID e fece parte di quella Gladio militare
chiamata "Gladio delle Centurie". Alcuni esplosivi
documenti in possesso di G71, relativi al sequestro Moro, furono
"portati alla luce" da un ricercatore dell'Istituto Europeo
di Milano, Marco Saba, poi comunicati all'ex presidente della
Commissione Difesa, Falco Accame, che impiegò quasi un anno ad
accertarne la veridicità e l'affidabilità, prima di renderli
pubblici, attraverso la stampa. E qui viene il bello, perché furono
diversi i giornalisti che, in rapida successione, si occuparono dei
"segreti" del "gladiatore": Piero Mannironi su
"La Nuova Sardegna", a novembre del 2000, che titolava
"Caso Moro, i carabinieri interrogano Arconte"; poi Stefano
Mannucci, de "Il Tempo" con "Gladio, le carte sparite
nei giorni di Moro" nel marzo 2001, che riportava anche un
intervento di Accame su "Il vero segreto: missioni armate oltre
confine dei nostri agenti". Poi , a fine 2001, le interviste di
Marco Gregoretti su G.Q., due servizi su "Le guerre segrete".
E a gennaio 2002, "Rinascita" pubblicò , con grande
risalto, una lunga intervista di quattro pagine con Nino Arconte,
dove venivano toccati i molti segreti di cui il "gladiatore"
è depositario, segreti che tracciano un filo rosso che collega
terrorismo internazionale, fondamentalismi, guerre, un filo rosso che
unisce anche molte morti misteriose. Arconte ci fornì risposte a
grandi interrogativi irrisolti della storia di questi ultimi venti
anni, ed alcune rivelazioni tratte dal dossier che lui stesso aveva
preparato e consegnato nel 1998 alla C.I.A e al F.B.I. nonché
l'anticipazione del contenuto del suo libro "L'ultima missione",
ora pubblicato negli Stati Uniti.Nello stesso mese una versione
ridotta dell'intervista ad Arconte, sempre a firma di Maria Lina
Veca, comparve in rete sul nostro sito Tibereide, con l'aggiunta
delle osservazioni di Falco Accame sulla riforma dei servizi segreti,
e con una ampia anticipazione del libro di Arconte , "L'ultima
missione". Ciò premesso, in questi ultimi giorni, molti
giornali si sono improvvisamente accorti dell'esistenza di Arconte,
scatenandosi in una serie di articoli sul caso Moro - e fin qui tutto
bene. Quello che va meno bene, è che questi "cacciatori"
di scoop dell'ultim'ora , viaggiano, evidentemente, dentro la
macchina del tempo. Infatti, siamo a maggio 2002, dunque settimane e
mesi dopo l'uscita dei primi titoli che riguardavano la "Gladio
segreta" di Arconte - titoli e rivelazioni di Marco Saba,
Mannironi, Mannucci, Gregoretti, Veca - senza considerare che tutto
questo è uscito fuori solo per la volontà caparbia di Accame di
ricercare la verità. Ma "Liberazione", uscendo il 9 e 10
maggio 2002, con il titolo "Moro, i dubbi di Andreotti",
parla di proprie "rivelazioni", in seguito alle quali si
sarebbe mosso il Senatore Andreotti. Non solo, "Liberazione"
annuncia anche, con un pizzico di trionfalismo di troppo, che il
fatto di essersi occupata del "presunto gladiatore " ha
rotto "il vero e proprio muro di gomma della carta stampata"!
Per essere un muro di gomma, doveva essere molto morbido, perché,
come abbiamo visto, eravamo già stati in parecchi ad attraversarlo.
Ma non finisce qui: il 16 maggio è in edicola "Famiglia
Cristiana" con "Lo strano caso di G 71", un dossier di
"grandi rivelazioni", non tanto "grandi" in
verità, perché le domande e le risposte sono assai simili a quelle
dell'intervista pubblicata da "Rinascita" e da Tibereide
nel gennaio di quest'anno. Solo per rinfrescare la memoria a questi
"cacciatori" di scoop , riportiamo alcune righe della
nostra intervista a Nino Arconte, tuttora leggibile in rete:
"Nino
Arconte, che cosa è stata e cosa ha rappresentato la Gladio delle
Centurie?
"La
Gladio delle Centurie non era niente di più che una delle 32 branche
in cui era stato suddiviso il Servizio Informazioni Difesa (SID) -
per volontà del nostro legittimo Governo - per ciò che mi è dato
di sapere- dal 1970. Un corpo di volontari, super addestrati e con
compiti istituzionali, agli ordini del Governo Italiano. Come lo
stesso Generale Vito Miceli, sotto giuramento, in un aula di
Tribunale, testimoniava il 14 Dicembre 1977, durante un udienza del
processo per il presunto Golpe Borghese.
"Lei
afferma che, già prima del rapimento Moro, circolavano delle voci su
questa vicenda , e che si cercavano notizie in Medioriente...ci può
dire qualcosa di più preciso in merito?"
"Non
ne so molto di più - ma è indubbio che gli ordini che fui inviato a
portare in Medioriente, ed in particolare a Beiruth, riguardavano
quell'atto terroristico. Seppi del sequestro e della strage di Via
Fani, attraverso un fonogramma di Roma-radio (all'epoca non c'erano i
telefonini) durante la navigazione verso Alexandria d'Egitto, già
partito da Beiruth, dove avevo consegnato a G-219 (G-219 era il
codice con il quale, su quei documenti veniva indicato l'allora
capitano Mario Ferraro, suicidatosi nell'estate del 95, impiccandosi
alla maniglia del suo bagno...non era un nano, mi superava di vari
centimetri, cioè era un uomo di 1,90 mt., ed aveva appena deciso di
unirsi ad altri in una denuncia pubblica... almeno così ci aveva
detto..."
E
riportiamo alcune parole di Accame, citate nel nostro articolo: "In
un documento (numero di repertorio 122627) autenticato dal notaio
Pietro Angozzi, di Oristano, si legge che il 2 marzo 1978 - e cioè
14 giorni prima del rapimento dell'On. Moro e dell'uccisione della
sua scorta - la X Divisione "S.B." (Stay Behind) del
Ministero della Marina, inviava l'agente G71 appartenente alla Gladio
"Stay Behind" (partito da La Spezia il 6 marzo sulla
motonave Jumbo M) a Beiruth, per consegnare documenti all'agente G
219, ivi dislocato, dipendente dal capocentro, Colonnello Stefano
Giovannone, affinché prendesse contatti con i movimenti di
liberazione nel vicino Oriente, perché questi intervenissero sulle
Brigate Rosse, ai fini della liberazione di Moro". Qui sorgevano
spontanee alcune domande: "Perché la X Divisione non avvertì
l'On. Moro e le forze dell'ordine il 2 marzo? Si poteva evitare la
prigionia di Moro e la morte dei suoi agenti di scorta?"
Questo,
tanto per aiutare la memoria di molti potenziali "Premi
Pulitzer", erano le domande che ci ponevamo già nel gennaio del
2002.
-------------------
Maria
Lina è una giornalista straordinaria, nipote di un Generale della
Guardia di Finanza, con la quale mi riprometto da tempo un viaggio
nei teatri delle guerre "umanitarie" - Kosovo, Afganistan -
ma che per un motivo od un altro viene sempre rimandato. Per non
lasciare il lettore con la curiosità in merito al documento a
distruzione immediata su Moro, lo pubblico sotto:
Per
dovere di cronaca, "terzo grado e più" indica che si
possono usare mezzi estremi, fino al decesso dell'obiettivo.
Mentre
mi occupavo della vicenda Arconte, stavo costruendo un sito Internet
dove archiviare il materiale che mi interessava conservare e
divulgare. Una specie di enciclopedia che raggiunse la dimensione di
110 MB. Paragonabile ad 11.000 pagine. Una sezione del sito
riguardava Gladio ed i servizi. Ad un certo punto venni messo in
contatto con Francesco Gironda, il portavoce ufficiale dei 622
gladiatori che erano emersi a seguito dello scandalo del 1991. Poiché
con Arconte la corrispondenza - che col tempo è diventata una solida
amicizia - continua tutt'ora, via via egli mi narrava dei suoi
colleghi gladiatori. La cosa curiosa è che questi NON erano compresi
nella lista dei 622 allora diffusa dagli organi d'informazione. Per
questo nel 1997 ero diffidente, sennonché la riprova l'ebbi col
tempo - il tempo rende giustizia - infatti altri gladiatori
"cancellati" ebbero la fine più strana: "suicidati",
scomparsi nel nulla, colpiti da pallottole vaganti in Somalia, etc.
Via via il quadro mi divenne più chiaro: si trattava di un corpo di
guerra non-ortodossa che veniva impiegato per azioni di supporto alla
politica estera americana - mentre ai suoi membri si parlava di
"patriottismo", di guerra al comunismo. Ricordo, in merito
alla mia interpretazione, una lunga polemica con lo stesso Nino che
nei momenti clou mi vedeva come una specie di agente del KGB - posso
capire la sua irritazione. Nino venne reclutato, come altri, a 16
anni: un'età in cui è facile riempirsi la testa di ideali ed avere
una visione deformata della realtà. Molti agenti dell'est avranno
seguito un iter simile. La mia idea oggi, a seguito delle prove
raccolte, è che la guerra fredda non sia stato altro che un "gioco"
di spartizione di aree di influenza tra gli USA e l'URSS al fine di
non ammettere altri "giocatori" nella conquista del dominio
globale. Per capirne le basi teoretiche, occorre leggere: "A
two-person cooperative game", John Nash, Rand Corporation, 31
agosto 1950 - reperibile sul sito di Nash, in Internet. Il problema è
- e resta - che tutto è permesso pur di vincere. Le vittime del
gioco - spesso intere popolazioni spodestate della loro sovranità -
vengono completamente ignorate. Oggi il gioco si fa duro poiché,
essendo rimasto un solo contendente, le cose che prima si facevano
nell'ombra - Stay Behind - oggi avvengono alla luce del sole. I
perdenti dunque sono i non-americani, all'apparenza. Ma non solo: lo
stesso popolo americano è all'oscuro dei mezzi con cui viene portata
avanti la politica estera del suo governo. Rimane dunque come
strumento d'indagine, per capire chi sono i mandanti, chiedersi: chi
ci guadagna? Cui prodest? Ma veniamo a Nino: al di là di quali
fossero le sue missioni, ricordiamoci che era un militare che
obbediva agli ordini dei suoi superiori, resta il fatto che un bel
giorno del 1986, tornando al quartier generale di Roma, in via XX
settembre n.8, non trova più niente. Sparito l'ufficio, sparite le
persone che lo occupavano. Dopo tanti anni di servizio, l'agente
Arconte rimane improvvisamente solo: senza una spiegazione, un
congedo od un pensionamento. Usato e gettato. Negli anni a venire, da
Roma arriveranno solo dei killer a contratto per cercare di
eliminarlo, nella sua splendida Sardegna, come fosse un testimone
scomodo e non un uomo che, alla nostra Patria, aveva dato tutto,
comprese le sue giovanili illusioni e speranze. Per questo gli dedico
un capitolo, mentre la sua storia completa, di 650 pagine e cento
documenti allegati, la potrete trovare in parte nel suo sito "The
Real Story of Gladio". Ma torniamo un attimo a Gironda: lo
conobbi in un periodo in cui facevo ricerca con una serba geniale,
Dana, che mi disse subito che aveva scoperto che Francesco Gironda
era un generale. Lei si era collegata in qualche modo con fonti della
BND, il servizio segreto tedesco, e l'informazione non dava adito a
dubbi. Incontrai Gironda nella bouvette di un Grande Albergo di
Milano e, davanti a due aperitivi, cominciammo ad "annusarci".
Lui era molto scettico sulla storia di Arconte ed io cercavo di
capire perché quella storia gli fosse completamente oscura. Dopo
vari incontri ho deciso che probabilmente non ne era a conoscenza
perché certe strutture della NATO, o adiacenti alla NATO o contigue,
come avrebbe detto il giudice Giovanni Falcone, alla NATO, usano
strutture a compartimenti stagni, così come fanno le cellule
terroristiche o le forze non-convenzionali annidate nei reparti delle
varie "Protezioni Civili". Tant'è che Nino, molti dei
colleghi che conosceva solo col nome in codice, li riconobbe
attraverso le foto dei necrologi pubblicati sui giornali. E', ad
esempio, il caso di Mario Ferraro, "suicidato" il 16 luglio
1995, di cui sopra nell'articolo della Veca. Ma anche di Gardini e di
tanti altri. Il caso sollevato da Arconte ha generato due
interrogazioni parlamentari, una del senatore Andreotti e l'altra del
senatore Malabarba, a tutt'oggi (25 aprile 2003) senza risposta.
Riportiamo quella di Malabarba:
SENATO
- INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02291
Primo
Firmatario MALABARBA (MISTO) - Data Presentaziona: 04/06/2002 (Seduta
n.0181)
Stato
iter: * ITER IN CORSO * Ministro delegato : PRES. CONSIGLIO
Destinatari: PRESIDENZA CONSIGLIO
Materia:
- Classificazione con termini TESEO --ASSOCIAZIONI SEGRETE.
ATTENTATI.
MINISTERI.
MARINA MILITARE. SERVIZI DI SICUREZZA.
-
Indicizzazione : geopolitica e sigle -- OPERAZIONE GLADIO. MINISTERO
DELLA DIFESA.
Testo:
Al
Presidente del Consiglio dei ministri. Per conoscere, in relazione a
quanto emerso circa la cosiddetta "Gladio delle centurie" o
Gladio militare e alle indicazioni circa l'esistenza di un preavviso
nel rapimento dell'on.le Moro, di cui si è occupata una componente
di Stay Behind finora non conosciuta: quali comunicazioni risultino
esservi state circa la eventualità di un rapimento e di un
imprigionamento dell'on.le Moro e circa l'incarico alla Gladio di
prendere contatti con movimenti guerriglieri del Medio Oriente (che
avevano fornito armi alle Brigate Rosse) per un loro intervento a
favore della liberazione dell'on.le Moro, intervento che in effetti,
sia pur tardivamente, vi è stato; se le informazioni di cui sopra
siano state comunicate o meno al Ministero dell'interno e agli organi
di sicurezza, nonché alla magistratura, al fine di prevenire per
quanto possibile l'effettuarsi della strage di via Fani, dove
trovarono la morte 5 agenti della scorta; se risulti che la gestione
di tali informazioni avvenisse attraverso la Direzione del personale
della Marina Militare (Maripers) in collegamento con il Comando
Subacquei Incursori (Comsubin) di La Spezia; quale ruolo svolgesse la
10 Divisione Stay Behind di Maripers nel gestire le operazioni
all'estero della Gladio militare che, fra l'altro, aveva punti di
appoggio in numerosissimi paesi esteri tramite persone facenti capo
alla stessa direzione di Maripers; quale ruolo svolgesse il comando
Subacquei Incursori (Comsubin) di La Spezia nella mobilitazione e
addestramento del personale della Gladio militare tenendo anche
presente che personale di Comsubin ha operato, tra l'altro, a
Maripers proprio alla 10 Divisione come ad esempio il capitano di
fregata Giuseppe Rasenti; quale ente di Commissariato provvedesse al
compenso di tutto il personale operante all'estero e con quali fondi
visto che si trattava di operazioni clandestine e di compiti non
previsti dall'ordinamento militare italiano; chi abbia affidato al
personale militare italiano compiti di guerriglia implicanti
operazioni armate all'estero al di fuori della conoscenza dei Capi di
Stato che, in base all'art. 87 della Costituzione, hanno il comando
delle Forze Armate; se i Ministri della difesa, visto che questa
Gladio operava agli ordini del Ministro della difesa, siano stati
informati della esistenza di questa Gladio oppure se le operazioni
fossero condotte al di fuori della conoscenza dei Ministri della
difesa; se vi fossero ruoli congiunti tra Ministero della difesa e
servizi segreti militari dipendenti non direttamente dalla Difesa ma
dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in base alla legge
801/77, legge che, tra l'altro, implica che i servizi segreti
compiano esclusivamente operazioni di intelligence e non operazioni
armate (da affidarsi eventualmente ai corpi speciali delle Forze
Armate e della Polizia), anche perché figurano ordini a firma
congiunta del capo della 10 Divisione, Remo Malusardi, e del capo del
SISMI Fulvio Martini; chi abbia ordinato operazioni con "ordini
a distruzione immediata", ordini non previsti dall'ordinamento
militare e che rendono responsabile il solo esecutore scaricando di
ogni responsabilità chi ha impartito gli ordini stessi; in che
consistesse il servizio S.I.M.M., Servizio informazioni della Marina
Militare, fino ad oggi non conosciuto e che appare come un doppione
del SIOS Marina; quali verifiche siano state eseguite daqli organi
competenti tenendo conto del fatto che l'esistenza di questa Gladio
militare è stata segnalata dall'ex parlamentare Falco Accame fin dal
28 marzo 2000 al Presidente del Consiglio, on.le Amato, al Presidente
prò tempore della Commissione Stragi sen. Pellegrino, al Presidente
del COPACO prò tempore on.le Frattini, e che anche la magistratura
militare è stata messa al corrente della Gladio militare e infine
che la magistratura ordinaria ha provveduto fin dal novembre 2000 ad
interrogare due appartenenti a tale Gladio. (4-02291)
Oltre
a questa interrogazione, ve ne fu una analoga, ma più breve de
Senatore Andreotti. Eccone la risposta:
Ministero
della Difesa - Risposta alla interrogazione a risposta scritta del
Senatore Andreotti del 9 maggio 2002:
Il
Servizio per le informazioni e la Sicurezza Militare nel confermare
che non disponeva di alcuna notizia preventiva circa il sequestro
dell'Onorevole Moro, ha verificato il contenuto del libro "L'Ultima
Missione", pubblicato su un sito Internet statunitense da
Antonino Arconte. Nel libro è effettivamente riportato che, in
merito alla vicenda Moro, i Servizi italiani ed americani sarebbero
venuti a conoscenza del rapimento prima che lo stesso avesse luogo.
Per avvalorare questa tesi, l'autore presenta un "documento a
distruzione immediata" che lo avrebbe autorizzato, in data 2
marzo 1978, "...ad ottenere informazioni di 3° grado e più, se
utili alla condotta di operazioni di ricerca di contatto con gruppi
del terrorismo M.O. (NdA: mediorientale) al fine di ottenere
collaborazioni ed informazioni utili alla liberazione dell'On. Aldo
Moro...". Su questo ed altri documenti pertinenti il citato
libro, sono stati richiesti approfondimenti a tutte le
Amministrazioni /undici) interessate o che potevano comunque essere
in possesso di notizie utili a chiarire la vicenda (NdA: quali sono
queste magnifiche undici?). Queste hanno giudicato i documenti
"visibilmente modificati" e/o "palesemente falsi".
Inoltre, i risultati delle ulteriori verifiche e degli accertamenti
interni effettuati, hanno confermato l'infondatezza di quanto
asserito dall'Arconte. Dai riscontri, infatti, è emerso che non può
esservi alcun collegamento tre il personaggio (G219), asseritamente
incontrato in Libano dallo stesso Arconte, e quello che egli indica
quale Ten. Col. Mario Ferraro, (nel SISMI solo dal 1980 e deceduto
nel 1995). All'epoca del sequestro, infatti, il Ferraro non
apparteneva al SISMI e, soprattutto, la descrizione resa delle
caratteristiche antropometriche diverge totalmente da quella
riferibile allo stesso Ferraro. I Servizi statunitensi, da parte
loro, hanno formalmente smentito di aver intrattenuto qualsiasi tipo
di rapporto con l'Arconte, asserendo, peraltro, che egli è
sconosciuto anche all'FBI ed all'US Immigration and Naturalization
Service. La circostanza costituisce un ulteriore, significativo
indicatore della inattendibilità dell'affermazione dell'Arconte che,
nel suo libro, fra l'altro, afferma che la veridicità di alcuni dei
documenti annessi alla pubblicazione era stata riscontrata proprio
dai Servizi statunitensi. Trova, dunque, piena conferma quanto già
rappresentato nella relazione che il SISMI predispose sulla base
degli specifici quesiti posti dalla "Commissione parlamentare di
inchiesta sulla strage di Via Fani e sul sequestro e l'assassinio di
Aldo Moro" ed in cui si afferma che "...nel periodo
antecedente alla strage di Via Fani non risulta che il SISMI abbia
mai raccolto elementi che potessero far in qualche modo prevedere
l'insorgere della vicenda Moro, sia sotto il profilo
dell'acquisizione di informazioni su possibili e dirette azioni
terroristiche, sia dal punto di vista dell'esistenza di semplici
minacce ed avvertimenti nei confronti del Parlamentare".
Firmato: Il Ministro della Difesa, Antonio Martino.
Amen.
Ma rimane un problema scottante: la perizia di Maria Gabella,
commissionata da Famiglia Cristiana, Liberazione e TG3 - Primo Piano,
dice:" Non è un documento recente ma ha almeno oltre i tre
anni, tre anni e mezzo; non è un manufatto dozzinale; anche se per
ipotesi fosse un falso, è opera di persone esperte". E poi
ancora: "La carta - appunto - è un modello di non facile
imitazione". E' infatti di una qualità particolare, una pasta
composta da metalli pregiati, proprio con funzioni identificative. E
la dottoressa Gabella se ne intende: a lei vennero affidate, dalla
Procura di Roma, le analisi sulla documentazione firmata BR rinvenuta
nel 1978 in alcuni covi dei "brigatisti". Attualmente la
Dott.ssa Gabella è una dei periti di riferimento del tribunale di
Torino.
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