venerdì 16 settembre 2011

Segreti di Stati - Capitolo Uno

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Capitolo I - Antonino Arconte, il Gladiatore cancellato

"...in quei sei mesi del 1980, quando in Italia successe il finimondo... io avevo contatti solo con i sorci del carcere di piazza Manno ad Oristano. "Madronas", in sardo, grandi come conigli, che entravano nelle celle seminterrate d'isolamento. Entravano la notte, attraverso il buco del gabinetto alla turca, a fianco al lavandino. L'unico modo per fermarle era tapparlo infilandoci una bottiglia piena d'acqua. Non riuscivano a spostarla!"
Antonino Arconte, "L'ultima missione - G-71 e la verità negata", 2001.

USA, 1994, 28 Dicembre. Il presidente Clinton ha declassificato e resi pubblici 43 milioni di documenti raccolti dalla CIA. Tra questi il settimanale l'Espresso ne ha rintracciati alcuni inerenti alla struttura Gladio. Da essi emerge che Gladio esisteva già molto prima della sua data ufficiale di nascita nel 1956, che il Gladio fu scelto come simbolo perchè il nucleo iniziale era costituito da una formazione clandestina di ex appartenenti alla X MAS della Repubblica fascista di Salò. La CIA aveva inoltre raccolto una descrizione dettagliatissima della struttura della X MAS e i nomi dei suoi appartenenti comandati da Junio Valerio Borghese, dato che intendeva utilizzarli in funzione anticomunista. Infatti tutti gli appartenenti alla X MAS su cui gli americani riuscirono a mettere le mani furono "arrestati" ed inviati immediatamente dopo la fine della guerra in un campo di addestramento in USA. La struttura clandestina degli appartenenti alla X MAS nei documenti viene già chiamata "Stay Behind", prima ancora che tale struttura venisse estesa a tutti i paesi europei sotto controllo USA.

Per introdurre la storia di Arconte, riproduco un articolo recente che evidenzia il problema sempre più pressante del cannibalismo giornalistico. In breve: un giornalista si interessa alle ricerche di qualcun altro, si appropria delle fonti, ci scrive sopra un articolo e nemmeno tiene di conto chi aveva aperto il vaso di Pandora. Sarà per distrazione? Ma ecco l'introduzione del caso Arconte:

TIBEREIDE - Rivista socio-culturale
LO SCOOP CHE NON C'E'; da "Liberazione" a "Famiglia Cristiana"
di Maria Lina VECA,17/05/2002
http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=250&articolo_categoria=1

Antonino Arconte, 47 anni, nome in codice G-71: fu arruolato personalmente dal Generale Miceli nel SID e fece parte di quella Gladio militare chiamata "Gladio delle Centurie". Alcuni esplosivi documenti in possesso di G71, relativi al sequestro Moro, furono "portati alla luce" da un ricercatore dell'Istituto Europeo di Milano, Marco Saba, poi comunicati all'ex presidente della Commissione Difesa, Falco Accame, che impiegò quasi un anno ad accertarne la veridicità e l'affidabilità, prima di renderli pubblici, attraverso la stampa. E qui viene il bello, perché furono diversi i giornalisti che, in rapida successione, si occuparono dei "segreti" del "gladiatore": Piero Mannironi su "La Nuova Sardegna", a novembre del 2000, che titolava "Caso Moro, i carabinieri interrogano Arconte"; poi Stefano Mannucci, de "Il Tempo" con "Gladio, le carte sparite nei giorni di Moro" nel marzo 2001, che riportava anche un intervento di Accame su "Il vero segreto: missioni armate oltre confine dei nostri agenti". Poi , a fine 2001, le interviste di Marco Gregoretti su G.Q., due servizi su "Le guerre segrete". E a gennaio 2002, "Rinascita" pubblicò , con grande risalto, una lunga intervista di quattro pagine con Nino Arconte, dove venivano toccati i molti segreti di cui il "gladiatore" è depositario, segreti che tracciano un filo rosso che collega terrorismo internazionale, fondamentalismi, guerre, un filo rosso che unisce anche molte morti misteriose. Arconte ci fornì risposte a grandi interrogativi irrisolti della storia di questi ultimi venti anni, ed alcune rivelazioni tratte dal dossier che lui stesso aveva preparato e consegnato nel 1998 alla C.I.A e al F.B.I. nonché l'anticipazione del contenuto del suo libro "L'ultima missione", ora pubblicato negli Stati Uniti.Nello stesso mese una versione ridotta dell'intervista ad Arconte, sempre a firma di Maria Lina Veca, comparve in rete sul nostro sito Tibereide, con l'aggiunta delle osservazioni di Falco Accame sulla riforma dei servizi segreti, e con una ampia anticipazione del libro di Arconte , "L'ultima missione". Ciò premesso, in questi ultimi giorni, molti giornali si sono improvvisamente accorti dell'esistenza di Arconte, scatenandosi in una serie di articoli sul caso Moro - e fin qui tutto bene. Quello che va meno bene, è che questi "cacciatori" di scoop dell'ultim'ora , viaggiano, evidentemente, dentro la macchina del tempo. Infatti, siamo a maggio 2002, dunque settimane e mesi dopo l'uscita dei primi titoli che riguardavano la "Gladio segreta" di Arconte - titoli e rivelazioni di Marco Saba, Mannironi, Mannucci, Gregoretti, Veca - senza considerare che tutto questo è uscito fuori solo per la volontà caparbia di Accame di ricercare la verità. Ma "Liberazione", uscendo il 9 e 10 maggio 2002, con il titolo "Moro, i dubbi di Andreotti", parla di proprie "rivelazioni", in seguito alle quali si sarebbe mosso il Senatore Andreotti. Non solo, "Liberazione" annuncia anche, con un pizzico di trionfalismo di troppo, che il fatto di essersi occupata del "presunto gladiatore " ha rotto "il vero e proprio muro di gomma della carta stampata"! Per essere un muro di gomma, doveva essere molto morbido, perché, come abbiamo visto, eravamo già stati in parecchi ad attraversarlo. Ma non finisce qui: il 16 maggio è in edicola "Famiglia Cristiana" con "Lo strano caso di G 71", un dossier di "grandi rivelazioni", non tanto "grandi" in verità, perché le domande e le risposte sono assai simili a quelle dell'intervista pubblicata da "Rinascita" e da Tibereide nel gennaio di quest'anno. Solo per rinfrescare la memoria a questi "cacciatori" di scoop , riportiamo alcune righe della nostra intervista a Nino Arconte, tuttora leggibile in rete:

"Nino Arconte, che cosa è stata e cosa ha rappresentato la Gladio delle Centurie?

"La Gladio delle Centurie non era niente di più che una delle 32 branche in cui era stato suddiviso il Servizio Informazioni Difesa (SID) - per volontà del nostro legittimo Governo - per ciò che mi è dato di sapere- dal 1970. Un corpo di volontari, super addestrati e con compiti istituzionali, agli ordini del Governo Italiano. Come lo stesso Generale Vito Miceli, sotto giuramento, in un aula di Tribunale, testimoniava il 14 Dicembre 1977, durante un udienza del processo per il presunto Golpe Borghese.

"Lei afferma che, già prima del rapimento Moro, circolavano delle voci su questa vicenda , e che si cercavano notizie in Medioriente...ci può dire qualcosa di più preciso in merito?"

"Non ne so molto di più - ma è indubbio che gli ordini che fui inviato a portare in Medioriente, ed in particolare a Beiruth, riguardavano quell'atto terroristico. Seppi del sequestro e della strage di Via Fani, attraverso un fonogramma di Roma-radio (all'epoca non c'erano i telefonini) durante la navigazione verso Alexandria d'Egitto, già partito da Beiruth, dove avevo consegnato a G-219 (G-219 era il codice con il quale, su quei documenti veniva indicato l'allora capitano Mario Ferraro, suicidatosi nell'estate del 95, impiccandosi alla maniglia del suo bagno...non era un nano, mi superava di vari centimetri, cioè era un uomo di 1,90 mt., ed aveva appena deciso di unirsi ad altri in una denuncia pubblica... almeno così ci aveva detto..."

E riportiamo alcune parole di Accame, citate nel nostro articolo: "In un documento (numero di repertorio 122627) autenticato dal notaio Pietro Angozzi, di Oristano, si legge che il 2 marzo 1978 - e cioè 14 giorni prima del rapimento dell'On. Moro e dell'uccisione della sua scorta - la X Divisione "S.B." (Stay Behind) del Ministero della Marina, inviava l'agente G71 appartenente alla Gladio "Stay Behind" (partito da La Spezia il 6 marzo sulla motonave Jumbo M) a Beiruth, per consegnare documenti all'agente G 219, ivi dislocato, dipendente dal capocentro, Colonnello Stefano Giovannone, affinché prendesse contatti con i movimenti di liberazione nel vicino Oriente, perché questi intervenissero sulle Brigate Rosse, ai fini della liberazione di Moro". Qui sorgevano spontanee alcune domande: "Perché la X Divisione non avvertì l'On. Moro e le forze dell'ordine il 2 marzo? Si poteva evitare la prigionia di Moro e la morte dei suoi agenti di scorta?"

Questo, tanto per aiutare la memoria di molti potenziali "Premi Pulitzer", erano le domande che ci ponevamo già nel gennaio del 2002.
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Maria Lina è una giornalista straordinaria, nipote di un Generale della Guardia di Finanza, con la quale mi riprometto da tempo un viaggio nei teatri delle guerre "umanitarie" - Kosovo, Afganistan - ma che per un motivo od un altro viene sempre rimandato. Per non lasciare il lettore con la curiosità in merito al documento a distruzione immediata su Moro, lo pubblico sotto:
Per dovere di cronaca, "terzo grado e più" indica che si possono usare mezzi estremi, fino al decesso dell'obiettivo.

Mentre mi occupavo della vicenda Arconte, stavo costruendo un sito Internet dove archiviare il materiale che mi interessava conservare e divulgare. Una specie di enciclopedia che raggiunse la dimensione di 110 MB. Paragonabile ad 11.000 pagine. Una sezione del sito riguardava Gladio ed i servizi. Ad un certo punto venni messo in contatto con Francesco Gironda, il portavoce ufficiale dei 622 gladiatori che erano emersi a seguito dello scandalo del 1991. Poiché con Arconte la corrispondenza - che col tempo è diventata una solida amicizia - continua tutt'ora, via via egli mi narrava dei suoi colleghi gladiatori. La cosa curiosa è che questi NON erano compresi nella lista dei 622 allora diffusa dagli organi d'informazione. Per questo nel 1997 ero diffidente, sennonché la riprova l'ebbi col tempo - il tempo rende giustizia - infatti altri gladiatori "cancellati" ebbero la fine più strana: "suicidati", scomparsi nel nulla, colpiti da pallottole vaganti in Somalia, etc. Via via il quadro mi divenne più chiaro: si trattava di un corpo di guerra non-ortodossa che veniva impiegato per azioni di supporto alla politica estera americana - mentre ai suoi membri si parlava di "patriottismo", di guerra al comunismo. Ricordo, in merito alla mia interpretazione, una lunga polemica con lo stesso Nino che nei momenti clou mi vedeva come una specie di agente del KGB - posso capire la sua irritazione. Nino venne reclutato, come altri, a 16 anni: un'età in cui è facile riempirsi la testa di ideali ed avere una visione deformata della realtà. Molti agenti dell'est avranno seguito un iter simile. La mia idea oggi, a seguito delle prove raccolte, è che la guerra fredda non sia stato altro che un "gioco" di spartizione di aree di influenza tra gli USA e l'URSS al fine di non ammettere altri "giocatori" nella conquista del dominio globale. Per capirne le basi teoretiche, occorre leggere: "A two-person cooperative game", John Nash, Rand Corporation, 31 agosto 1950 - reperibile sul sito di Nash, in Internet. Il problema è - e resta - che tutto è permesso pur di vincere. Le vittime del gioco - spesso intere popolazioni spodestate della loro sovranità - vengono completamente ignorate. Oggi il gioco si fa duro poiché, essendo rimasto un solo contendente, le cose che prima si facevano nell'ombra - Stay Behind - oggi avvengono alla luce del sole. I perdenti dunque sono i non-americani, all'apparenza. Ma non solo: lo stesso popolo americano è all'oscuro dei mezzi con cui viene portata avanti la politica estera del suo governo. Rimane dunque come strumento d'indagine, per capire chi sono i mandanti, chiedersi: chi ci guadagna? Cui prodest? Ma veniamo a Nino: al di là di quali fossero le sue missioni, ricordiamoci che era un militare che obbediva agli ordini dei suoi superiori, resta il fatto che un bel giorno del 1986, tornando al quartier generale di Roma, in via XX settembre n.8, non trova più niente. Sparito l'ufficio, sparite le persone che lo occupavano. Dopo tanti anni di servizio, l'agente Arconte rimane improvvisamente solo: senza una spiegazione, un congedo od un pensionamento. Usato e gettato. Negli anni a venire, da Roma arriveranno solo dei killer a contratto per cercare di eliminarlo, nella sua splendida Sardegna, come fosse un testimone scomodo e non un uomo che, alla nostra Patria, aveva dato tutto, comprese le sue giovanili illusioni e speranze. Per questo gli dedico un capitolo, mentre la sua storia completa, di 650 pagine e cento documenti allegati, la potrete trovare in parte nel suo sito "The Real Story of Gladio". Ma torniamo un attimo a Gironda: lo conobbi in un periodo in cui facevo ricerca con una serba geniale, Dana, che mi disse subito che aveva scoperto che Francesco Gironda era un generale. Lei si era collegata in qualche modo con fonti della BND, il servizio segreto tedesco, e l'informazione non dava adito a dubbi. Incontrai Gironda nella bouvette di un Grande Albergo di Milano e, davanti a due aperitivi, cominciammo ad "annusarci". Lui era molto scettico sulla storia di Arconte ed io cercavo di capire perché quella storia gli fosse completamente oscura. Dopo vari incontri ho deciso che probabilmente non ne era a conoscenza perché certe strutture della NATO, o adiacenti alla NATO o contigue, come avrebbe detto il giudice Giovanni Falcone, alla NATO, usano strutture a compartimenti stagni, così come fanno le cellule terroristiche o le forze non-convenzionali annidate nei reparti delle varie "Protezioni Civili". Tant'è che Nino, molti dei colleghi che conosceva solo col nome in codice, li riconobbe attraverso le foto dei necrologi pubblicati sui giornali. E', ad esempio, il caso di Mario Ferraro, "suicidato" il 16 luglio 1995, di cui sopra nell'articolo della Veca. Ma anche di Gardini e di tanti altri. Il caso sollevato da Arconte ha generato due interrogazioni parlamentari, una del senatore Andreotti e l'altra del senatore Malabarba, a tutt'oggi (25 aprile 2003) senza risposta. Riportiamo quella di Malabarba:

SENATO - INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02291
Primo Firmatario MALABARBA (MISTO) - Data Presentaziona: 04/06/2002 (Seduta n.0181)
Stato iter: * ITER IN CORSO * Ministro delegato : PRES. CONSIGLIO Destinatari: PRESIDENZA CONSIGLIO
Materia: - Classificazione con termini TESEO --ASSOCIAZIONI SEGRETE. ATTENTATI.
MINISTERI. MARINA MILITARE. SERVIZI DI SICUREZZA.
- Indicizzazione : geopolitica e sigle -- OPERAZIONE GLADIO. MINISTERO DELLA DIFESA.

Testo:
Al Presidente del Consiglio dei ministri. Per conoscere, in relazione a quanto emerso circa la cosiddetta "Gladio delle centurie" o Gladio militare e alle indicazioni circa l'esistenza di un preavviso nel rapimento dell'on.le Moro, di cui si è occupata una componente di Stay Behind finora non conosciuta: quali comunicazioni risultino esservi state circa la eventualità di un rapimento e di un imprigionamento dell'on.le Moro e circa l'incarico alla Gladio di prendere contatti con movimenti guerriglieri del Medio Oriente (che avevano fornito armi alle Brigate Rosse) per un loro intervento a favore della liberazione dell'on.le Moro, intervento che in effetti, sia pur tardivamente, vi è stato; se le informazioni di cui sopra siano state comunicate o meno al Ministero dell'interno e agli organi di sicurezza, nonché alla magistratura, al fine di prevenire per quanto possibile l'effettuarsi della strage di via Fani, dove trovarono la morte 5 agenti della scorta; se risulti che la gestione di tali informazioni avvenisse attraverso la Direzione del personale della Marina Militare (Maripers) in collegamento con il Comando Subacquei Incursori (Comsubin) di La Spezia; quale ruolo svolgesse la 10 Divisione Stay Behind di Maripers nel gestire le operazioni all'estero della Gladio militare che, fra l'altro, aveva punti di appoggio in numerosissimi paesi esteri tramite persone facenti capo alla stessa direzione di Maripers; quale ruolo svolgesse il comando Subacquei Incursori (Comsubin) di La Spezia nella mobilitazione e addestramento del personale della Gladio militare tenendo anche presente che personale di Comsubin ha operato, tra l'altro, a Maripers proprio alla 10 Divisione come ad esempio il capitano di fregata Giuseppe Rasenti; quale ente di Commissariato provvedesse al compenso di tutto il personale operante all'estero e con quali fondi visto che si trattava di operazioni clandestine e di compiti non previsti dall'ordinamento militare italiano; chi abbia affidato al personale militare italiano compiti di guerriglia implicanti operazioni armate all'estero al di fuori della conoscenza dei Capi di Stato che, in base all'art. 87 della Costituzione, hanno il comando delle Forze Armate; se i Ministri della difesa, visto che questa Gladio operava agli ordini del Ministro della difesa, siano stati informati della esistenza di questa Gladio oppure se le operazioni fossero condotte al di fuori della conoscenza dei Ministri della difesa; se vi fossero ruoli congiunti tra Ministero della difesa e servizi segreti militari dipendenti non direttamente dalla Difesa ma dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in base alla legge 801/77, legge che, tra l'altro, implica che i servizi segreti compiano esclusivamente operazioni di intelligence e non operazioni armate (da affidarsi eventualmente ai corpi speciali delle Forze Armate e della Polizia), anche perché figurano ordini a firma congiunta del capo della 10 Divisione, Remo Malusardi, e del capo del SISMI Fulvio Martini; chi abbia ordinato operazioni con "ordini a distruzione immediata", ordini non previsti dall'ordinamento militare e che rendono responsabile il solo esecutore scaricando di ogni responsabilità chi ha impartito gli ordini stessi; in che consistesse il servizio S.I.M.M., Servizio informazioni della Marina Militare, fino ad oggi non conosciuto e che appare come un doppione del SIOS Marina; quali verifiche siano state eseguite daqli organi competenti tenendo conto del fatto che l'esistenza di questa Gladio militare è stata segnalata dall'ex parlamentare Falco Accame fin dal 28 marzo 2000 al Presidente del Consiglio, on.le Amato, al Presidente prò tempore della Commissione Stragi sen. Pellegrino, al Presidente del COPACO prò tempore on.le Frattini, e che anche la magistratura militare è stata messa al corrente della Gladio militare e infine che la magistratura ordinaria ha provveduto fin dal novembre 2000 ad interrogare due appartenenti a tale Gladio. (4-02291)

Oltre a questa interrogazione, ve ne fu una analoga, ma più breve de Senatore Andreotti. Eccone la risposta:

Ministero della Difesa - Risposta alla interrogazione a risposta scritta del Senatore Andreotti del 9 maggio 2002:

Il Servizio per le informazioni e la Sicurezza Militare nel confermare che non disponeva di alcuna notizia preventiva circa il sequestro dell'Onorevole Moro, ha verificato il contenuto del libro "L'Ultima Missione", pubblicato su un sito Internet statunitense da Antonino Arconte. Nel libro è effettivamente riportato che, in merito alla vicenda Moro, i Servizi italiani ed americani sarebbero venuti a conoscenza del rapimento prima che lo stesso avesse luogo. Per avvalorare questa tesi, l'autore presenta un "documento a distruzione immediata" che lo avrebbe autorizzato, in data 2 marzo 1978, "...ad ottenere informazioni di 3° grado e più, se utili alla condotta di operazioni di ricerca di contatto con gruppi del terrorismo M.O. (NdA: mediorientale) al fine di ottenere collaborazioni ed informazioni utili alla liberazione dell'On. Aldo Moro...". Su questo ed altri documenti pertinenti il citato libro, sono stati richiesti approfondimenti a tutte le Amministrazioni /undici) interessate o che potevano comunque essere in possesso di notizie utili a chiarire la vicenda (NdA: quali sono queste magnifiche undici?). Queste hanno giudicato i documenti "visibilmente modificati" e/o "palesemente falsi". Inoltre, i risultati delle ulteriori verifiche e degli accertamenti interni effettuati, hanno confermato l'infondatezza di quanto asserito dall'Arconte. Dai riscontri, infatti, è emerso che non può esservi alcun collegamento tre il personaggio (G219), asseritamente incontrato in Libano dallo stesso Arconte, e quello che egli indica quale Ten. Col. Mario Ferraro, (nel SISMI solo dal 1980 e deceduto nel 1995). All'epoca del sequestro, infatti, il Ferraro non apparteneva al SISMI e, soprattutto, la descrizione resa delle caratteristiche antropometriche diverge totalmente da quella riferibile allo stesso Ferraro. I Servizi statunitensi, da parte loro, hanno formalmente smentito di aver intrattenuto qualsiasi tipo di rapporto con l'Arconte, asserendo, peraltro, che egli è sconosciuto anche all'FBI ed all'US Immigration and Naturalization Service. La circostanza costituisce un ulteriore, significativo indicatore della inattendibilità dell'affermazione dell'Arconte che, nel suo libro, fra l'altro, afferma che la veridicità di alcuni dei documenti annessi alla pubblicazione era stata riscontrata proprio dai Servizi statunitensi. Trova, dunque, piena conferma quanto già rappresentato nella relazione che il SISMI predispose sulla base degli specifici quesiti posti dalla "Commissione parlamentare di inchiesta sulla strage di Via Fani e sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro" ed in cui si afferma che "...nel periodo antecedente alla strage di Via Fani non risulta che il SISMI abbia mai raccolto elementi che potessero far in qualche modo prevedere l'insorgere della vicenda Moro, sia sotto il profilo dell'acquisizione di informazioni su possibili e dirette azioni terroristiche, sia dal punto di vista dell'esistenza di semplici minacce ed avvertimenti nei confronti del Parlamentare". Firmato: Il Ministro della Difesa, Antonio Martino.

Amen. Ma rimane un problema scottante: la perizia di Maria Gabella, commissionata da Famiglia Cristiana, Liberazione e TG3 - Primo Piano, dice:" Non è un documento recente ma ha almeno oltre i tre anni, tre anni e mezzo; non è un manufatto dozzinale; anche se per ipotesi fosse un falso, è opera di persone esperte". E poi ancora: "La carta - appunto - è un modello di non facile imitazione". E' infatti di una qualità particolare, una pasta composta da metalli pregiati, proprio con funzioni identificative. E la dottoressa Gabella se ne intende: a lei vennero affidate, dalla Procura di Roma, le analisi sulla documentazione firmata BR rinvenuta nel 1978 in alcuni covi dei "brigatisti". Attualmente la Dott.ssa Gabella è una dei periti di riferimento del tribunale di Torino.

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