Avete detto debito?
di Gabriele Adinolfi - 28/11/2011Fonte: No Reporter
“Dobbiamo prendere misure drasitiche perché siamo obbligati a pagare il debito”: questo è quanto si dice in giro mentre i “tecnici” giunti al governo con un golpe come prima manovra si apprestano ad incassare proprio un nuovo prestito che c'indebiterà in modo impressionante; e ciò non per darci lavoro ma per “finanziare” le riforme programmate che si leggono così: svendita all'estero dei nostri asset strategici, tasse sul consumo, tasse sul reddito, tasse sulla proprietà e tasse sul risparmio.
La fine di un popolo e di una nazione.
La fine di un popolo e di una nazione.
Pagare e perché mai?
Ma la questione è soprattutto un altra: perché mai dovremmo ripagarlo il debito?
Si tratta di un debito maturato grazie ad accordi perversi e gangsteristici nei confronti di privati banchieri apolidi che ci prestano i nostri soldi e che per ogni prestito dei nostri soldi maturano, loro, interessi del tutto illegali ma legalizzati di fatto dalla prepotenza dei rapporti di forza.
Se all'improvviso ci facessimo prestare soldi da qualche paese estremorientale e qualcuno dei tenutori di bordelli ci chiedesse in cambio fanciulli da donare ai pedofili cosa faremmo: andremmo a educare i nostri figli e nipoti per farsi sodomizzare? O denunceremmo il debito?
Perché allora non denunciamo questo di debito? Il che sarebbe già poco visto che dovremmo pretendere che coloro che ci hanno prestato a strozzo i nostri soldi finiscano in galera.
E se proprio dovessimo decidere di saldarlo anziché denunciarlo quest'iniquo debito, perchè mai dobbiamo affidare a quelli che lo hanno contratto – ovvero ai massoni agli ordini dell'alta finanza – il compito di risolverlo? E di risolverlo contraendone uno nuovo e più grande!
E' chiaro che non va.
Ma la questione è soprattutto un altra: perché mai dovremmo ripagarlo il debito?
Si tratta di un debito maturato grazie ad accordi perversi e gangsteristici nei confronti di privati banchieri apolidi che ci prestano i nostri soldi e che per ogni prestito dei nostri soldi maturano, loro, interessi del tutto illegali ma legalizzati di fatto dalla prepotenza dei rapporti di forza.
Se all'improvviso ci facessimo prestare soldi da qualche paese estremorientale e qualcuno dei tenutori di bordelli ci chiedesse in cambio fanciulli da donare ai pedofili cosa faremmo: andremmo a educare i nostri figli e nipoti per farsi sodomizzare? O denunceremmo il debito?
Perché allora non denunciamo questo di debito? Il che sarebbe già poco visto che dovremmo pretendere che coloro che ci hanno prestato a strozzo i nostri soldi finiscano in galera.
E se proprio dovessimo decidere di saldarlo anziché denunciarlo quest'iniquo debito, perchè mai dobbiamo affidare a quelli che lo hanno contratto – ovvero ai massoni agli ordini dell'alta finanza – il compito di risolverlo? E di risolverlo contraendone uno nuovo e più grande!
E' chiaro che non va.
L'Euro
Né l'altra giustificazione tiene. Si dice “Se non facciamo così usciamo dall'Euro”.
E qui entriamo in un altro argomento contorto. Tramite il quale l'Euro diventa o la ciambella di sicurezza o la causa di tutti i mali. Ambo le versioni sono improprie. Non è l'Euro ad essere un bene o un male, così come non lo era la Lira: lo sono i rapporti tra politica e finanza e tra economia e finanza, la proprietà popolare o di casta, pubblica o privata della moneta, il sistema economico, sociale e politico.
Tutti i rapporti che sono alla base di un sistema che favorisce esclusivamente i grassatori si potrebbero ribaltare tranquillamente ma i gangsters hanno nelle mani il portafoglio – il nostro prortafoglio – e pagano giudici, media, eserciti, terroristi e polizie. Sicché chiunque provi a proporre soluzioni sane ed efficaci, e a farlo nella piena legalità, verrà eliminato, in un modo o nell'altro.
Non si uscirà da questo cancro finché resterà in piedi il sistema occidentale che le mafie e i banditi hanno messo in piedi, al costo irrisorio di oltre settanta milioni di morti, sessantasei anni fa.
Questo è il punto e non l'Euro o il Noneuro.
Né l'altra giustificazione tiene. Si dice “Se non facciamo così usciamo dall'Euro”.
E qui entriamo in un altro argomento contorto. Tramite il quale l'Euro diventa o la ciambella di sicurezza o la causa di tutti i mali. Ambo le versioni sono improprie. Non è l'Euro ad essere un bene o un male, così come non lo era la Lira: lo sono i rapporti tra politica e finanza e tra economia e finanza, la proprietà popolare o di casta, pubblica o privata della moneta, il sistema economico, sociale e politico.
Tutti i rapporti che sono alla base di un sistema che favorisce esclusivamente i grassatori si potrebbero ribaltare tranquillamente ma i gangsters hanno nelle mani il portafoglio – il nostro prortafoglio – e pagano giudici, media, eserciti, terroristi e polizie. Sicché chiunque provi a proporre soluzioni sane ed efficaci, e a farlo nella piena legalità, verrà eliminato, in un modo o nell'altro.
Non si uscirà da questo cancro finché resterà in piedi il sistema occidentale che le mafie e i banditi hanno messo in piedi, al costo irrisorio di oltre settanta milioni di morti, sessantasei anni fa.
Questo è il punto e non l'Euro o il Noneuro.
Azione diretta
Tra Euro e Noneuro io propendo ancora per l'Euro perché credo che fornisca un potenziale all'Europa e sono di quelli che s'illudono che l'Europa possa sopravvivere all'Occidente e decretarne la fine.
Ma la questione oggi non è questa e potremmo rinunciare persino ad una conquista potenziale che io comunque mi terrei stretta. Non, comunque, per fughe all'indietro ma solo per fughe in avanti che, in ogni caso, possono prevedere a termine medio interventi strutturali in Europa nei quali l'Euro, se resisterà, risulterebbe un'arma vincente.
Oggi però non si tratta di fare il tifo per una valuta o per l'altra ma di agire per quelle riforme strutturali, iniziando comunque a metterele in pratica nel piccolo.
Oggi la questione è di muoversi di corsa per rafforzare autonomie e stabilire pratiche economico-finanziarie libere (fatte da gruppi solidali, anche con mezzi di scambio localizzati, nella logica di sottrarsi al cappio che ci stringerà la gola) che si possano opporre, perché ne avranno l'ossigeno, allo Sceriffo di Montigham sì da permetterci di qui a qualche mese di giocarci il nostro futuro anziché lasciarlo indurre in totale schiavitù da questi omuncoli potenti della forza altrui e ricchi dei nostri soldi.
Tra Euro e Noneuro io propendo ancora per l'Euro perché credo che fornisca un potenziale all'Europa e sono di quelli che s'illudono che l'Europa possa sopravvivere all'Occidente e decretarne la fine.
Ma la questione oggi non è questa e potremmo rinunciare persino ad una conquista potenziale che io comunque mi terrei stretta. Non, comunque, per fughe all'indietro ma solo per fughe in avanti che, in ogni caso, possono prevedere a termine medio interventi strutturali in Europa nei quali l'Euro, se resisterà, risulterebbe un'arma vincente.
Oggi però non si tratta di fare il tifo per una valuta o per l'altra ma di agire per quelle riforme strutturali, iniziando comunque a metterele in pratica nel piccolo.
Oggi la questione è di muoversi di corsa per rafforzare autonomie e stabilire pratiche economico-finanziarie libere (fatte da gruppi solidali, anche con mezzi di scambio localizzati, nella logica di sottrarsi al cappio che ci stringerà la gola) che si possano opporre, perché ne avranno l'ossigeno, allo Sceriffo di Montigham sì da permetterci di qui a qualche mese di giocarci il nostro futuro anziché lasciarlo indurre in totale schiavitù da questi omuncoli potenti della forza altrui e ricchi dei nostri soldi.
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