martedì 15 novembre 2011

L'Europa nelle mani dei banchieri: torniamo alla lira


L'antropologa Ida Magli: "L'Europa nelle mani dei banchieri: torniamo alla lira e riprendiamoci la sovranità"

Ida Magli, sullo sfondo la bandiera dell'Europa
"Che venga in Italia una delegazione del Fondo monetario internazionale a verificare che i patti stabiliti siano messi in atto, è un'umiliazione intollerabile per gli Italiani". Ida Magli non fa sconti: il momento politico è basso, molto basso. "E' il riconoscimento del governo, davanti al mondo, di non essere capace di tenere fede agli impegni". E per l'antropologa e scrittrice, editorialista del Giornale e del Foglio, già autrice di libri quali La dittatura europea (Bur, 2010) e Contro l'Europa: tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht(Bompiani, 1998), trattasi di "un gesto illecito da parte di qualsiasi governo che Napolitano dovrebbe rifiutarsi di firmare".
L'Italia sotto il controllo dell'Fmi: siamo giunti - lei dice - al “crollo della democrazia”.
"E' soltanto una conferma e un'aggravante, ma il crollo della democrazia si è avuto fin da quando è stata tolta ai popoli e ai suoi rappresentanti la sovranità monetaria (in Italia in base alla Costituzione che recita: "La sovranità appartiene al popolo") per consegnarla ai banchieri che ovviamente non 'rappresentano' altro che se stessi. L'intervento del Fmi è inaccettabile".
Sfiducia dei mercati e debolezza dell’Unione europea: il senso è che una maggiore integrazione politica oltre quella economico-finanziaria avrebbe significato più stabilità?
"No, no, affatto. L' Europa, per dirla con le parole di un illustre esperto di geopolitica e amico della sinistra, Lucio Caracciolo, 'è un bluff', ossia non la si poteva e non la si può unificare se non come finzione perché è impossibile unificare nazioni, lingue, storie, letterature, arti, che hanno raggiunto ognuna il massimo sviluppo nella propria singola identità. 27 lingue diverse sono 27 culture, popoli diversi. Insomma non si può unificare Wagner con Verdi, Dante con Goethe salvo che disfandosene del tutto. Cosa che appunto gli economisti hanno fatto e continuano a fare, valutando le Nazioni europee in base al Pil, che appunto esclude la civiltà, la vera, unica ricchezza delle Nazioni europee. Mi permetto di aggiungere che tutto questo era evidente fin dall'inizio tanto che io ho pubblicato un libro su questo argomento, con il titolo Contro l'Europa, già nel 1997".
In un editoriale sul Giornale lei dice che l’Italia farebbe bene a uscire dall’euro. Ma non crede che, come dice l’economista Mario Comana in una nostra intervista, le conseguenze sarebbero devastanti?
"Le conseguenze dell'ingresso nell'euro sono state 'devastanti', ma nessun economista se n'è preoccupato tanto che per l'Italia la gestione dell'ingresso nell'euro è stata condotta da un economista come Prodi e da un banchiere come Ciampi. La perdita del potere d'acquisto (calcolata proprio in questi giorni da Milano Finanza, ma che tutti i cittadini italiani hanno sperimentato immediatamente) è stata del 100% con l'ingresso nell'euro; con il ritorno alla lira sarà certamente forte ma nulla in confronto alla perdita della sovranità e dell'indipendenza di una nazione che aveva tanto sofferto, tanto combattuto per conquistarle".
Gli economisti dissentono.
"Il futuro sulla strada già imboccata alle dipendenze dei banchieri è sicuramente fallimentare perché, quali che siano i sacrifici, non saremo mai in grado di rimborsare un debito creato appositamente perché gli Stati diventassero dipendenti dai banchieri. Gli economisti sono incapaci di capire i significati dell'essere uomini al di là del valore delle ricchezze, per gli Stati quanto per il singolo cittadino. Lei giudica così le persone che incontra, in base a quanto guadagnano?".

Il sistema euro si è rivelato debole, ma l’Italia paga anche scelte politiche sbagliate e una leadership senza credibilità, come ha detto la presidente del Fmi, Lagarde. Come si esce da questo stallo?
"'Scelte politiche sbagliate' è un'affermazione generica. Sicuramente fare la guerra alla Libia è stata una scelta politica sbagliata in quanto contraria, non soltanto alla nostra Costituzione, ma anche ai nostri interessi e ai legami amichevoli instaurati in precedenza. Chi potrà mai credere l'Italia capace di mantenere la propria parola? Ma, per quanto riguarda la situazione economica, è sicuro che, anche se al governo in questo periodo ci fosse stata la sinistra, non ci sarebbero state significative differenze".
Dice?
"Quello che vogliono i banchieri è avere in mano tutto il 'potere', anche quello politico, per cui eventualmente le sinistre sarebbero state più proclivi ad incaricare un economista, come hanno fatto a suo tempo scegliendo Prodi, ma il debito sarebbe rimasto lo stesso e la cosiddetta 'fiducia' dei mercati non avrebbe fatto diminuire per nulla il differenziale dei nostri titoli. Perché quello che vogliono i banchieri è costringere gli Stati a svendere il proprio patrimonio e, come ha fatto il pur stimatissimo banchiere Ciampi per entrare nell'euro, anche l'eventuale Prodi di turno sarebbe costretto oggi a vendere a prezzi stracciati le poche industrie rimaste".

I cittadini italiani (tranne sporadiche eccezioni) fino ad oggi hanno preferito stare a guardare piuttosto che scendere in piazza e dire con forza la loro come è invece successo in altri Paesi, l'antropologa come legge questo fatto?
"Per gli Italiani è difficilissimo capire quello che è successo e che sta succedendo da quando è in ballo l'Europa, e quindi reagire di conseguenza, per due motivi principali. Il primo è l'ossequio dimostrato da tutti i politici e da tutti i giornalisti nei confronti dell'Europa, considerata come una specie di divinità a sé stante, per cui i poveri cittadini stanno uscendo soltanto in quest'ultimo periodo dall'ubriacatura europea. La frase 'ce lo chiede l'Europa' è stata usata in forma intimidatoria e sacrale da tutti. Mi sembra sufficiente, come piccola ma significativa dimostrazione, il fatto che la bandiera europea sventoli ovunque, su tutti i Palazzi, accanto a tutti i politici, a cominciare dal Presidente della Repubblica, mentre il cerimoniale apposito ne prescrive l'esposizione esclusivamente per gli edifici sedi dell'Ue, il che significa in Italia quasi nessuno. Punto e basta".
L'altro punto?
"Il secondo è più complesso perché si riferisce all'immenso attaccamento affettivo e ideale di gran parte degli italiani al comunismo e di conseguenza ai partiti della sinistra che l'hanno impersonato e che, malgrado tutto, ancora l'impersonano. Come avrebbero mai potuto immaginare (non dico credere, ma soltanto immaginare) che le sinistre fossero alleate dei banchieri? Che tutte le operazioni fatte in nome dell'europeismo, fossero in realtà finalizzate alla consegna del potere nelle mani dell'alta finanza, alla distruzione delle Nazioni, al mondialismo massonico?".
Tutta colpa dei "comunisti", lei dice.
"Sono certa, ed è questo che suscita il mio massimo sdegno, che mai nessun 'popolo', intendendo per popolo quello che ha sempre definito così il comunismo, quello degli operai, dei lavoratori, è stato così tragicamente, perfidamente ingannato, neanche i russi nei periodi peggiori del bolscevismo staliniano. Destino terribile degli italiani: essere stati sempre traditi, odiati, disprezzati, dai propri governanti".

L’economista Comana ha sintetizzato la crisi internazionale dicendo che “è originata da uno squilibrio strutturale perdurante tra Paesi occidentali che consumano molto e producono poco e Paesi emergenti che producono molto e consumano poco, come dire che la finanza non c’entra”. Lei come la vede?
"Non sono un tecnico dell'economia, quindi rispondo soltanto in base al buon senso. Credo che almeno una delle cause più importanti sia appunto quella individuata dall'economista. Credo anche, però, che tutte le teorie sulle quali si basano gli economisti e i politici nel guidare l'Occidente siano fondamentalmente errate. 'Crescita' è la loro parola magica; bisogna 'crescere': far crescere il mercato, la produttività, la competitività, il consumo, eccetera. Consumare-produrre-vendere in un circolo ininterrotto è fatalmente destinato ad arenarsi. Non esiste nessun fenomeno in natura, nel mondo, che non smetta mai di crescere. Naturalmente l'errore è sempre lo stesso: l'Occidente non produce soltanto merci. Ha, viceversa, smesso di produrre intelligenza, arte, musica, filosofia, quando è stato sollecitato ad identificarsi in un mercato di sole merci materiali: il mercato unico europeo. La "bellezza" non ci salverà perché appunto non produciamo più bellezza".
06 novembre 2011

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