DAGOSPIA:
AVE MARIO, ‘LE MONDE" TE SALUTANT! BRUTALE ATTACCO FRANCESE AL ‘GERMANICO' MONTI
Quando Mario Monti davanti ai microfoni del Quirinale ha detto di non leggere i giornali italiani non ha detto una bugia.
Chi ha lavorato in questi anni al suo fianco sa benissimo che il professore di Varese con la sua padronanza di quattro lingue, legge prima di tutto il "Financial Times", "The Wall Street Journal", "Frankfurter Allgemeine" e il quotidiano francese "Le Monde", l'orecchio più sensibile della politica francese.
LE MONDE PRIMA PAGINA MARIO MONTIChi ha lavorato in questi anni al suo fianco sa benissimo che il professore di Varese con la sua padronanza di quattro lingue, legge prima di tutto il "Financial Times", "The Wall Street Journal", "Frankfurter Allgemeine" e il quotidiano francese "Le Monde", l'orecchio più sensibile della politica francese.
È probabile che anche questa mattina dopo una frugale colazione nella stanza dell'hotel Forum che affaccia sui Fori Imperiali, non gli sia sfuggito quel "Ave Mario" che campeggia sul quotidiano parigino. E si può immaginare che dopo una rapida lettura il succo di frutta che deve dargli le vitamine negate dai partiti gli sia andato di traverso.
MARIO MONTI
Dentro l'articolo che ha il sapore di una inchiesta ed è firmato da ben tre giornalisti, si descrivono all'inizio le sue abitudini severe e c'è posto anche per una breve dichiarazione di Marco Follini secondo il quale con l'arrivo di Monti finisce il carnevale di Berlusconi e inizia la quaresima.
Bisogna andare un po' più avanti per capire lo spirito tutt'altro che benevolo che attraversa l'articolo del giornale. Uno spazio notevole è dedicato alla sua esperienza del Commissario Monti a Bruxelles, e a questo proposito il giornale ricorda lo scontro che avvenne nel 2004 tra l'allora ministro delle Finanze Sarkozy e il professore italiano. In ballo c'era la sopravvivenza del Gruppo francese Alstom, il colosso che produce il treno Tgv e che in quell'epoca si trovava in grande difficoltà.
La difesa degli interessi francesi fu fatta a Bruxelles dal marito di Carla Bruni con argomenti "brillanti e appassionati" rispetto ai quali "Monti rispondeva invariabilmente: signor ministro, non ho ascoltato nulla che mi impedisca di prendere una decisione negativa". A queste parole segue l'acido commento che "Le Monde" ha strappato dalla bocca di un anonimo diplomatico di alto rango: "se avessimo ascoltato i commissari europei, Renault, AirFrance e Alstom sarebbero scomparse".
NICOLAS SARKOZY
L'articolo prosegue con l'osservazione, non casuale, che a Bruxelles Monti era circondato da una equipe di giuristi tedeschi e aveva un approccio "tutto tedesco" e molto giuridico della sua missione.
ANGELA MERKEL
La botta però arriva verso la fine dell'articolo quando si ricorda l'arrivo di Monti a Goldman Sachs nel dicembre 2005 come membro del Consiglio di ricerche della merchant bank americana. E qui il giornale francese spiega che il suo ruolo presso la "madre di tutti gli scossoni" era esattamente l'inverso di quello di Mario Draghi perché Monti - secondo "Le Monde" - "aveva il compito di aprire le porte, cercando di penetrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi della banca d'affari".
In pratica, con la sua conoscenza degli arcani misteri dell'Unione europea e con in mano un carnet "confortevole" di indirizzi, il Commissario alla Concorrenza incarnava quel "capitalismo d'ingresso" nel quale eccelle Goldman Sachs. La malizia francese non si ferma qui perché arrivano alcune domande pungenti del tipo: "perché diavolo questo tecnocrate dall'etica puntigliosa è andato a confondersi nell'universo dei grandi finanzieri? per avidità di guadagno?, per l'ammirazione che dell'intelighentia italiana verso gli Stati Uniti?".
Sono domande pesanti che si chiudono ricordando che nel maggio 2010 Monti è diventato presidente europeo della famosa Trilateral occupando l'incarico già ricoperto da Peter Sutherland, "un altro ex-goldmaniano".
Ecco come gli ambienti di Parigi, critici verso Sarkozy e sensibili alle istanze della sinistra, salutano il suoperbocconiano. Lo fanno spulciando senza tante riserve nel suo passato e usano il saluto di Cesare: "Ave Mario" senza aggiungere peraltro..."morituri te salutant".
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