25.11.2012
a cura di Marco Saba *( Authorization number VFF. 3012-EC/ 16.12.2012 )
Original document written in Italian on 25/11/2012 ( last revision )
Original document written in Italian on 25/11/2012 ( last revision )
Basilea: la Spectre del sistema bancario ?
Il professor Carroll Quigley, il fu docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown, così descrisse la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI o BIS, Bank for International Settlements) di Basilea, nel suo libro Tragedy and Hope, uscito nel 1966 da McMillan:
"(Dopo la prima guerra mondiale) i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo remoto, di creare nientemeno che un sistema mondiale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l'economia mondiale. Questo sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo, che agivano di concerto grazie ad accordi segreti ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private. Il vertice del sistema doveva essere la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali (corporations).
[ ... ] La BIS., in quanto istituzione privata, era proprietà di sette direttori di altrettante banche centrali e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo [ ... ]. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici e politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo... ”.
La BIS è generalmente considerata il vertice della struttura del capitalismo finanziario, il sancta sanctorum dove i banchieri decidono le regole che deve seguire il sistema bancario. E' in quella sede che, con le regole di Basilea 3, si sono creati i presupposti teorici di una crisi che durerà fino al 2019. Infatti, innalzando il livello delle riserve obbligatorie delle banche dal 2% al 10,5%, da qui al 2019, assisteremo ad una perdita di PIL del 2% annuo ed all'avvitamento della crisi senza apparente rimedio Le previsioni ci dicono che nel 2012 l'Italia ha già perso il 2,4 % del PIL.
L'innalzamento dei coefficienti di riserva crea i presupposti teorici per una strozzatura del credito di quattro quinti. Da 100 a 20, nell'aggregato.
Se prima con depositi pari a 10,5 euro si potevano creare 525 euro, o sostenere posizioni passive equivalenti, con Basilea 3con 10,5 euro le banche possono sostenere posizioni passive per soli 100 euro, 425 euro in meno.
Per mantenere le aperture di credito esistenti immutate, occorre aumentare la riserva in termini assoluti quintuplicandola per ogni istituto.
Se questo non avviene, occorre diminuire corrispondentemente le linee di credito dell'80% col blocco progressivo della liquidità del SEBC.
Ma le due cose possono anche avvenire in parallelo, rallentando la velocità della diminuizione del credito corrente, da qui al 2018. Tagliare l'80% del credito in una economia già in recessione è come dare il colpo di grazia al moribondo. Gli Stati Uniti hanno appena comunicato che non aderiranno a "Basilea 3".
Il sistema bancario applica periodicamente queste ricette malefiche - quasi una specie di anno sabbatico al contrario - proprio per provocare una ecatombe di fallimenti ed escutere dalla collettività le garanzie in beni reali all'epoca messe a disposizione per ottenere il credito. Se si pensa che il credito bancario è semplicemente il monopolio di creare denaro contabile e che creare moneta è un diritto del popolo sovrano, diventa evidente che abbiamo dato le chiavi della ghigliottina al nostro boia.
Una misura anticiclica necessaria
Quindi, per dare indicazioni concrete, occorre sostituire ed ampliare quell'80% di credito che mancherà nei prossimi anni con qualche alternativa, sempre che la situazione non si deteriori al punto che si decida di nazionalizzare tutte le banche.
Quello che possono fare i singoli governi - senza uscire né da Euro né da Europa - è di emettere moneta di stato a circuito nazionale per esempio tramite biglietti di stato a corso legale. Questi biglietti - come le United States note emesse da Kennedy, non comportano aumento del debito né violazione dei parametri del patto di stabilità. Occorre però un gran coraggio politico per prendere questa decisione perché l'ultimo che emise biglietti di stato in Italia - 450 miliardi di lire tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso - fu Aldo Moro, poi rapito ed ucciso dalle Brigate Rosse...e - ma sarà solo un caso - il terrorismo in Italia è scomparso con la firma del trattato di Maastricht.
Quindi Aldo Moro aveva trovato la chiave per mantenere allo Stasto il guadagno da signoraggio sulla cartamoneta da 500 lire (900 milioni di biglietti emessi). In Italia, con l'introduzione dell'Euro, questo potere sovrano è stato usurpato da una società commerciale privata, la Banca Centrale Europea (già: Istituto Monetario Europeo).
Allo stato rimane solo il signoraggio sulle monetine, ma definiamo meglio il termine signoraggio.
Rendita monetaria effettiva o signoraggio
La definizione di signoraggio, secondo l'Académie Française: "se dit du droit que prenait un souverain sur la fabrication des monnaies"(Dizionario della lingua francese, 1935).
Ovvero: "del diritto che prendeva un sovrano sulla fabbricazione delle monete".
In pratica, dedotte le spese di coniazione, o monetaggio, la differenza tra il valore nominale della moneta ed il suo valore intrinseco (metallico) di mercato.
Con la creazione di strumenti monetari sempre meno intrinsecamente costosi, come cartamoneta o scritture contabili, tale valore è aumentato fino a coprire la quasi totalità del valore nominale o numerario.
Nel frattempo però sono spariti i sovrani, in senso storico, cioè gli imperatori, i re, gli zar, etc. Nel sistema statuale occidentale attuale la sovranità si intende attribuita al popolo, ma il diritto di signoraggio rimane allocato ad entità, di fatto sotto controllo privato, denominate "banche centrali" o "banche commerciali" (nel caso della moneta creditizia).
Con la crisi del 2008-2009, specialmente in Italia e negli Stati Uniti, è nato un vasto movimento su internet che rivendica la sovranità popolare o statale/governativa sul diritto di signoraggio.
Con la crisi del 2008-2009, specialmente in Italia e negli Stati Uniti, è nato un vasto movimento su internet che rivendica la sovranità popolare o statale/governativa sul diritto di signoraggio.
Questo movimento rivendica la redistribuzione del signoraggio direttamente ai detentori di sovranità e, nel caso del popolo, attraverso un reddito universale di cittadinanza. Alcune comunità esercitano direttamente il diritto di signoraggio emettendo monete locali o complementari a corso libero, come nel caso del WIR in Svizzera o dello WE in Italia.
Per chi rimane scettico, rimandiamo alla Comunicazione ufficiale della Commissione europea alle istituzioni dell’UE e al Rappresentante generale UE Javier Solana, il 5 gennaio 2007 (http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/07/st05/st05068.it07.pdf) che non sembra mettere minimamente in discussione né l’esistenza né la definizione esatta di “signoraggio” laddove, al paragrafo sulla rendita monetaria da banconote e moneta metallica, viene specificato al punto 3.5:
Reddito monetario proveniente da banconote e monete in euroIl contante in circolazione costituisce una fonte di reddito (denominato in generale reddito monetario o signoraggio) per l'ente di emissione. Nel caso delle banconote in euro, questo reddito viene messo in comune e successivamente ripartito tra le banche centrali nazionali dell'area dell'euro secondo uno schema specifico basato sul PIL e sulla popolazione di ciascun paese. La situazione cambia per quanto riguarda le monete in euro, in quanto il reddito (che corrisponde grosso modo al valore nominale della moneta meno i costi di produzione e messa in circolazione) è percepito dal paese che emette la moneta. Questo approccio dovrebbe essere altrettanto soddisfacente, purché non vi siano flussi migratori "netti" di monete in euro tra Stati membri (ad esempio afflussi sistematici in taluni paesi o deflussi sistematici da altri), nel qual caso occorrerebbe prevedere determinati aggiustamenti (specifici o generali) al sistemaattuale.
Occorre notare che ad oggi non abbiamo dati certi sulla quantità di euro circolante poiché la BCE rifiuta di comunicare quanti euro virtuali sono stati creati nel SEBC attraverso l'apertura di linee di credito. [1]
Europa: democrazia o democrazismo ?
Il controllo totalitario del sistema Europa attraverso la BCE è talmente stretto che, ancorché gli stati conservano il risibile signoraggio delle sole monete metalliche, la quantità annuale di monete da coniare, stato per stato, viene comunque stabilita dalla BCE.
E si tratta ancora una volta di criteri completamente aleatori, apparentemente slegati da ogni logica, come ha scoperto la ricercatrice Nicoletta Forcheri [2].
Altrimenti uno stato potrtebbe coniare tutta la moneta di cui ha bisogno senza necessità di debito pubblico e di mantenere i banchieri/redditieri internazionali sedicenti "mercato".
Infatti attualmente i titoli del debito pubblico sono acquistati direttamente da banche che creano denaro dal nulla tramite false scritture contabili. Ma il dolore di questa usura lo paga la collettività e la produzione italiana: 80 miliardi all'anno oltre al rinnovo dei titoli scaduti realizzando così, per soprammercato, il reato di anatocismo.
* Marco Saba, già membro dell'osservatorio sulla criminalità Organizzata a Ginevra, è il responsabile della ricerca al Centro Studi Monetari in Italia e già membro dell'Advisory Board di MONETATIVE, in Germania.
Indirizzo email per contattare l'autore: info(AT)studimonetari.org
Note:
1) Vedi: ECB refuses to give data on EURO credit lines – Marco Saba, 3 maggio 2011
http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/05/ecb-refuses-to-give-data-on-euro-credit.html
http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/05/ecb-refuses-to-give-data-on-euro-credit.html
2) Vedi: Pochi spiccioli all’Italia - di Nicoletta Forcheri, 23 ottobre 2012
http://www.stampalibera.com/?p=54641
http://www.stampalibera.com/?p=54641
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