(AGENPARL) - Roma, 09 apr - Una Commissione Parlamentare di inchiesta sull’operato delle banche e dei sistemi di vigilanza, per verificare il 'corretto' svolgimento delle strategie adottate dalle banche. A chiederlo, in una lettera indirizzata alle tre massime cariche dello Stato, a tutti i Parlamentari, nonchè ai rappresentanti del Governo, è Antonino De Masi, imprenditore calabrese, da sempre impegnato in prima linea per le forti battagli di legalità contro la criminilità, imprenditore e cittadino che ha detto 'no' al 'racket delle banche.
"Nel corso della realizzazione di importanti investimenti produttivi nell’area industriale di Gioia Tauro ci siamo accorti che le banche, nelle anticipazioni di incassi di soldi pubblici, ci hanno fatto pagare il denaro a tassi superiori al 35% con la conseguenza che alla fine i fondi pubblici sono stati totalmente “fagocitati” dagli oneri finanziari - si legge nella missiva indirizzata alle istituzioni italiane - Facendo di tutto per evitare il fallimento delle aziende e la creazione di nuove cattedrali nel deserto, la mia famiglia si è privata di tutti i beni per ripristinare la liquidità che ci era stata sottratta e consentire alle aziende di poter partire. Dal 2003 ho dunque iniziato una durissima, ed all’epoca innovativa controversia legale per chiedere alle banche il rispetto delle leggi, giungendo oggi ad avere delle sentenze passate in giudicato. Sentenze che evidenziano come le banche abbiano praticato l’usura nei confronti delle aziende di famiglia ed il conseguente diritto delle parti lese al risarcimento dei danni". Usura, associazione per delinquere, appropriazione indebita, estorsione, riciclaggio, falso in bilancio e truffa. Reati tutti commessi nel corso di attività bancaria a danno di cittadini ed imprenditori. Sono questi i reati contestati e denunciati da Antonio De Masi, denunce che, come egli stesso sottolinea, sono alla base di questa lettera, al fine di "dimostrare come il sistema bancario violi scientemente le leggi per interessi di parte a danno dei risparmiatori. In Italia - continua De Masi - ci sono 85 milioni di rapporti bancari; qualora le banche decidessero di addebitare solo 10€ a trimestre in più si avrebbe un trasferimento di denaro di 3,4 miliardi di euro, per anno, che passano dalle tasche dei correntisti a quello delle banche, con le 4 principali banche che detengono il 50% di quei rapporti e che con tale banale prelievo si potrebbero appropriare di 1,7 miliardi di euro. E’ opportuno inoltre evidenziare che il costo dei servizi bancari in Italia è il più alto dei paesi sviluppati e il costo del denaro è oltre il doppio rispetto ai paesi europei. L’indagine della CGIA di Mestre ebbe a rilevare come il sistema delle imprese italiane pagava circa 3 miliardi di euro in più rispetto alle altre imprese europee per i soli servizi bancari. Questi dati servono a capire di cosa si sta parlando. Siamo in presenza delle più grande truffa fatta ai danni dei risparmiatori nella storia della Repubblica in quanto gli importi che dalle banche vengono illegalmente sottratti alle imprese ed alle famiglie di fatto portano all’arricchimento dei pochi, all’impoverimento dei tanti ed alla distruzione del sistema produttivo". Ad essere a rischio, insomma, è la 'tutela del risparmio', un concetto che non rappresenta un semplice interesse privato. A sottolinearne, infatti, la sua caratteristica di 'interesse pubblico' è interevenuta anche la Corte di Cassazione. "La Costituzione e le leggi a tal fine individuano nella Banca d’Italia l’organo di vigilanza che, a tutela del pubblico interesse, deve sovrintendere l’operato dei soggetti che nel mercato creditizio operano. Ebbene - scrive l'imprenditore calabrese - tale sistema è evidentemente fallato, in quanto in Italia vi sono decine di migliaia di denunce penali e civili nei confronti dei crimini commessi dalle banche, con migliaia di sentenze che impongono a quest’ultime di risarcire i propri clienti, ma ciò avviene solamente per coloro i quali hanno la possibilità di agire legalmente e di sopportarne, sopravvivendo, le drammatiche conseguenze ed intimidazioni. Le sentenze dimostrano, diventandone la prova, come dalle Alpi alla Sicilia le banche hanno operato ed operano in difformità alla legge, e ciò lo hanno fatto e lo fanno con l’evidente gravissima collusione ed omissione di Banca d’Italia, rimasta inoperosa pur essendo sempre stata informata dai cittadini di quanto stava avvenendo".
"Nel corso della realizzazione di importanti investimenti produttivi nell’area industriale di Gioia Tauro ci siamo accorti che le banche, nelle anticipazioni di incassi di soldi pubblici, ci hanno fatto pagare il denaro a tassi superiori al 35% con la conseguenza che alla fine i fondi pubblici sono stati totalmente “fagocitati” dagli oneri finanziari - si legge nella missiva indirizzata alle istituzioni italiane - Facendo di tutto per evitare il fallimento delle aziende e la creazione di nuove cattedrali nel deserto, la mia famiglia si è privata di tutti i beni per ripristinare la liquidità che ci era stata sottratta e consentire alle aziende di poter partire. Dal 2003 ho dunque iniziato una durissima, ed all’epoca innovativa controversia legale per chiedere alle banche il rispetto delle leggi, giungendo oggi ad avere delle sentenze passate in giudicato. Sentenze che evidenziano come le banche abbiano praticato l’usura nei confronti delle aziende di famiglia ed il conseguente diritto delle parti lese al risarcimento dei danni". Usura, associazione per delinquere, appropriazione indebita, estorsione, riciclaggio, falso in bilancio e truffa. Reati tutti commessi nel corso di attività bancaria a danno di cittadini ed imprenditori. Sono questi i reati contestati e denunciati da Antonio De Masi, denunce che, come egli stesso sottolinea, sono alla base di questa lettera, al fine di "dimostrare come il sistema bancario violi scientemente le leggi per interessi di parte a danno dei risparmiatori. In Italia - continua De Masi - ci sono 85 milioni di rapporti bancari; qualora le banche decidessero di addebitare solo 10€ a trimestre in più si avrebbe un trasferimento di denaro di 3,4 miliardi di euro, per anno, che passano dalle tasche dei correntisti a quello delle banche, con le 4 principali banche che detengono il 50% di quei rapporti e che con tale banale prelievo si potrebbero appropriare di 1,7 miliardi di euro. E’ opportuno inoltre evidenziare che il costo dei servizi bancari in Italia è il più alto dei paesi sviluppati e il costo del denaro è oltre il doppio rispetto ai paesi europei. L’indagine della CGIA di Mestre ebbe a rilevare come il sistema delle imprese italiane pagava circa 3 miliardi di euro in più rispetto alle altre imprese europee per i soli servizi bancari. Questi dati servono a capire di cosa si sta parlando. Siamo in presenza delle più grande truffa fatta ai danni dei risparmiatori nella storia della Repubblica in quanto gli importi che dalle banche vengono illegalmente sottratti alle imprese ed alle famiglie di fatto portano all’arricchimento dei pochi, all’impoverimento dei tanti ed alla distruzione del sistema produttivo". Ad essere a rischio, insomma, è la 'tutela del risparmio', un concetto che non rappresenta un semplice interesse privato. A sottolinearne, infatti, la sua caratteristica di 'interesse pubblico' è interevenuta anche la Corte di Cassazione. "La Costituzione e le leggi a tal fine individuano nella Banca d’Italia l’organo di vigilanza che, a tutela del pubblico interesse, deve sovrintendere l’operato dei soggetti che nel mercato creditizio operano. Ebbene - scrive l'imprenditore calabrese - tale sistema è evidentemente fallato, in quanto in Italia vi sono decine di migliaia di denunce penali e civili nei confronti dei crimini commessi dalle banche, con migliaia di sentenze che impongono a quest’ultime di risarcire i propri clienti, ma ciò avviene solamente per coloro i quali hanno la possibilità di agire legalmente e di sopportarne, sopravvivendo, le drammatiche conseguenze ed intimidazioni. Le sentenze dimostrano, diventandone la prova, come dalle Alpi alla Sicilia le banche hanno operato ed operano in difformità alla legge, e ciò lo hanno fatto e lo fanno con l’evidente gravissima collusione ed omissione di Banca d’Italia, rimasta inoperosa pur essendo sempre stata informata dai cittadini di quanto stava avvenendo".
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