Nel 2011 ci fu un complotto per costringere Berlusconi a dimettersi. Per Napolitano si configura l’ipotesi di reato di alto tradimento e attentato alla Costituzione
Alla luce delle recenti rivelazioni che confermano che il 12 novembre 2011 Berlusconi fu costretto da Napolitano a dimettersi da presidente del Consiglio, pur in assenza di un voto di sfiducia del Parlamento, perché in seno ai vertici dell’Unione Europea aveva ventilato la possibilità che l’Italia esca dall’euro, si configura l’ipotesi di reato di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Di fatto fu un colpo di stato ordinato dai poteri forti in seno all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea, innanzitutto la Germania di Angela Merkel, manovrando l’impennata dello spread (il differenziale tra Btp-Bund) che sfiorò i 600 punti alimentando un clima di terrorismo finanziario, politico e mediatico, con la connivenza dei poteri finanziari speculativi che determinarono il crollo delle azioni Mediaset in borsa, realizzato con un comportamento autocratico di Napolitano che in quattro giorni ottenne le dimissioni di Berlusconi, nominò Mario Monti senatore a vita e lo impose a capo di un governo tecnocratico a cui lo stesso Berlusconi fu costretto a dargli fiducia. Ebbene ci sono gli estremi per una doverosa azione legale da parte di Berlusconi perché questo complotto contro il governo legittimo di uno Stato sovrano va ben oltre l’ambito personale e concerne la violazione della Costituzione e l’attentato all’interesse e alla sovranità nazionale.
Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Bce dal giugno 2005 al 10 novembre 2011, a pagina 40 del suo recente libro “Morire d’austerità” rivela: “Non è un caso che le dimissioni del primo ministro greco Papandreou siano avvenute pochi giorni dopo il suo annuncio di tenere un referendum sull’euro, ipotesi rigettata dagli altri paesi, e che quelle del presidente del Consiglio italiano Berlusconi siano anch’esse avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi degli altri paesi dell’euro”.
Hans-Werner Sinn, presidente dell'istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut (l’Istat tedesco), durante il convegno economico "Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013" organizzato a Berlino dal quotidiano "Sueddeutsche Zeitung", ha rivelato negli scorsi giorni: “Sappiamo che, nell'autunno 2011, l'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avviato trattative per far uscire l'Italia dall'euro”.
Lo stesso Berlusconi, intervenendo sabato scorso a un raduno della Giovane Italia, ha fatto le seguenti rivelazioni: “Oggi operiamo con una moneta straniera, che è l'euro”; “Siamo nelle stesse condizioni dell'Argentina che emetteva titoli in dollari”; “Il Giappone ha un debito pubblico del 243% rispetto al Pil ma ha sovranità monetaria”; “Le mie posizioni nell’Unione Europea hanno infastidito la Germania”; “La Germania ordinò alle sue banche di vendere i titoli italiani per far salire lo spread, provocando l'effetto gregge”; “Nel giugno 2011 Monti e Passera preparavano già il programma del governo tecnico”; “Nel 2011 ci fu una volontà precisa di far fuori il nostro governo”; “Al Quirinale mi dissero che per il bene del Paese avrei dovuto cedere la guida del governo ai tecnici. Per responsabilità cedemmo la guida del Paese ad un governo tecnico”.
Nessuno si illude che la magistratura, ideologicamente schierata a favore della sinistra, interverrà per sanzionare Napolitano (che è il presidente del Consiglio superiore della Magistratura) o per salvaguardare la sovranità nazionale dell’Italia dalla dittatura dell’Eurocrazia e della finanza globalizzata.
Dobbiamo prendere atto che siamo in guerra. Abbiamo perso del tutto la sovranità monetaria, all’80% la sovranità legislativa e ci stanno spogliando della sovranità nazionale. Berlusconi, a 77 anni, limitato sul piano dell’agibilità politica, può oggi dare un senso alto alla sua missione politica contribuendo con tutto il suo carisma e le sue risorse al riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale dalla schiavitù dell’euro, dalla sudditanza di quest’Unione Europea alla Germania, ai banchieri e ai burocrati, dalla partitocrazia consociativa che ha ucciso la democrazia sostanziale e lo stato di diritto, perpetuando uno Stato onerosissimo che impone il più alto livello di tassazione al mondo che finisce per condannare a morte le imprese. Ma bisogna rompere ogni indugio schierandosi dalla parte degli imprenditori, delle famiglie, dei sindaci e delle forze dell’ordine, promuovendo subito la rete di tutti coloro che condividono la missione di salvare gli italiani e far rinascere l’Italia libera, sovrana e federalista.
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