Banche, in Germania maxi inchiesta per frode fiscale. Coinvolta Hvb (Unicredit)
Il fisco tedesco indaga su 50 casi di sospetta evasione da parte di istituti di credito e fondi di investimento. Tra cui HypoVereinsbank, controllata di Unicredit, che "insieme ai suoi soci" avrebbe sottratto "circa 200 milioni di euro". In ballo oltre 1 miliardo di euro: nel solo Land dell'Assia la posta è di 979 milioni
Frodavano lo Stato con operazioni truccate sul mercato azionario. Per cifre da capogiro, dell’ordine di miliardi di euro. E’ l’accusa del fisco tedesco nei confronti di alcune banche e fondi di investimento, tra i quali spicca HypoVereinsbank (HVB), la controllata tedesca di Unicredit, che “insieme ai suoi suoi” avrebbe sottratto “circa 200 milioni di euro allo Stato”. Nei confronti degli istituti coinvolti, scrive il quotidiano Süddeutsche Zeitung, le autorità tedesche hanno avviato oltre cinquanta procedimenti per accertare l’esatta entità della frode. In una decina di casi l’ipotesi di evasione fiscale è talmente pesante da aver fatto già scattare l’inchiesta delle procure. I dettagli dell’operazione non sono ancora stati resi noti, per non compromettere l’esito degli accertamenti giudiziari. I ministeri delle finanze dei Länder da cui sono partite le accuse – loro è la competenza in materia fiscale – hanno comunque ammesso i procedimenti a carico di diverse banche, non solo tedesche ma anche internazionali. E tra quelle nell’occhio del ciclone c’è proprio la HVB.
Al vaglio ci sono operazioni compiute sui mercati azionari fino al 2012. L’accusa è che le banche coinvolte nello scandalo avrebbero sfruttato un buco nel sistema legislativo per sottrarre al fisco somme consistenti. Per anni, fino al dicembre 2012, appunto, in Germania è stata in vigore una norma che concedeva vantaggi fiscali sulle rendite da capitale derivanti da alcune operazioni sul mercato azionario. Sarebbe bastato vendere quote di azioni al momento della redistribuzione dei dividendi e ricomprarle successivamente per poter usufruire di esenzioni. Le banche e i loro interlocutori finanziari riuscivano però a ottenere due volte il rimborso sulle tasse versate su ogni singola transazione. Il fisco si è accorto tardi del carattere sospetto di questi giochi con i titoli azionari, ma quando ha aperto gli occhi si è mosso rapidamente. I procedimenti in atto dovranno accertare se, come sostengono le autorità, gli istituti di credito abbiano agito illegalmente per sfruttare a proprio vantaggio il punto debole della normativa. Al momento, nella sola regione dell’Assia sono in atto 30 procedimenti da parte del ministero delle finanze di questo Land che con Francoforte – la metropoli delle banche – è il più coinvolto dalla vicenda: la posta in gioco ammonta a circa 979 milioni di euro. Quattro di questi casi sono già finiti sulla scrivania della procura francofortese. In Baviera invece il fisco sta accertando otto casi per un volume complessivo di altri 372 milioni di euro. E altri cinque procedimenti sono scattati nel Nordrhein-Westfalen, per 50 milioni di euro in tutto. Oltre alla HVB è coinvolto anche un altro istituto, la Landesbank Baden-Württemberg (LBBW), a partecipazione pubblica: la Procura di Stoccardaindaga su una presunta frode di oltre cento milioni ai danni del Land che figura nella proprietà della banca. Alcuni ex manager sono finiti nel mirino. La LBBW, dopo la crisi del 2007-2008, era stata salvata dal fallimento grazie ai soldi dei contribuenti e agli aiuti miliardari dello Stato. Non tanto tempo fa, un’altra banca a partecipazione pubblica, la HSH Nordbank, è stata pizzicata per evasione fiscale e ha dovuto restituire 127 milioni.
Non è la prima volta che il nome della HVB compare in inchieste per evasione. Già nel 2006 la Bundesbank aveva chiesto chiarimenti ai suoi vertici in merito a operazioni finanziarie dubbie, ma allora – a quanto pare – si era accontentata delle risposte ottenute. Sempre per presunta frode al fisco la procura di Francoforte, poco più di un anno fa, cominciò a indagare su altre operazioni sospette effettuate tra il 2006 e il 2008. Allora era in gioco la triangolazione con gli istituti di credito svizzeri. Nel 2009, d’altronde, un dirigente della HVB ammise in una comunicazione interna via mail che “questo tipo di frodi fiscali è largamente diffuso”.
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