Quando la corruzione diventa «legalità»
di Guido Rossi24 agosto 2014
IN QUESTO ARTICOLO
Argomenti: Stati Uniti d'America | Zephyr Teachout |Robert Lessig | Corte di Cassazione | Andrew Cuomo |Fordham University | John Paul Stevens | Citizen United
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Nel persistere generalizzato della crisi economica, che appare dirigersi verso un'irrecuperabile deflazione, in ogni Paese, e più che mai nel nostro, si chiedono riforme alle istituzioni esistenti, come se una sorta di ritorno alla legalità costituisse un viatico per la ripresa.
Purtroppo il predominio dell'ideologia portante del capitalismo finanziario ha prodotto una sostanziale corruzione dei diritti e delle stesse istituzioni legislative che minacciano non solo l'essenza stessa della democrazia, ma anche le interne strutture di sistemi totalitari, sicché le stesse riforme debbono avere dimensioni ben più ampie e diverse rispetto a quelle che paiono ovunque in discussione. La dimensione globalizzata del capitalismo finanziario ha fatto sì che la corruzione della legalità dai Paesi di maggiore influenza politica ed economica si espandesse velocemente anche negli altri.
E non è un caso allora che negli Stati Uniti, ancora scadenti detentori dell'ordine mondiale, da qualche tempo si discuta ampiamente sulla corruzione della politica prima, ma dei diritti e della legalità dopo, ultime responsabili delle ricchezze improntate a criteri di assoluta disuguaglianza. In un lungo e argomentato articolo sull'ultimo numero del New Yorker, dal titolo "The Crooked and the Dead", un impietoso resoconto dello stato istituzionale dell'America è riassunto nel sottotitolo: "La Costituzione protegge la corruzione?".
Il nucleo fondamentale dell'equivoco della legalità sta nelle due sentenze della Corte Suprema: Citizen United v. FecC del gennaio 2010 e la recentissima McCutcheon v. Fec del 2 aprile 2014, che ho già recentemente commentato su queste pagine. Le due sentenze hanno definitivamente tolto ogni limite ai finanziamenti, diretti e indiretti, ai politici da parte delle grandi società in qualunque forma e attraverso qualsivoglia mezzo.
Gli interessi della comunità finanziaria diventano così indissolubilmente legati alla politica, come ha indicato nel suo libro di prossima pubblica-zione: "Corruption in America", la giurista Zephyr Teachout della Fordham University, candidata alle primarie del prossimo 9 settembre contro Andrew Cuomo, attuale governatore dello Stato di New York. Il risultato è che il governo degli Stati Uniti sta sempre più diventando "Government of Corporations" e non "Government of People". La mani-polazione politica del sistema economico a favore delle disuguaglianze finanziarie corrisponde esattamente alla corruzione del potere finanziario nei confronti del sistema politico, sicché alla corruzione venale e diretta - il tipo specifico denominato "quid pro quo" - si è aggiunta quella che viene oramai, in questa coincidenza di interessi privati e pubblici, denominata "corruzione sistematica", o corruzione da dipendenza.
La corruzione si è inserita nella legalità, dal punto di vista economico in particolare attraverso le varie componenti del debito pubblico dei vari Paesi. Negli Stati Uniti il fenomeno ha una sua profonda legittimazione giuridica nell'interpretazione delle citate decisioni della Corte Suprema del primo fondamentale emendamento della Costituzione americana, dove è garantita ai cittadini la libertà di opinione e di espressione (speech) politica. La frase di compendio secondo la decisione McCutcheon è che: "Corporations are People and Money is Speech".
Questa è la ragione per cui l'ex giudice della Corte Suprema John Paul Stevens, dissenziente in Citizen United, nel suo recente libro "Six Amendments: How and Why We Should Change the Constitution" di-chiara urgente un preciso emendamento della Costituzione che separi il regolamento delle campagne finanziarie dalla protezione offerta in que-ste interpretazioni del primo emendamento. Del resto, Robert Lessig, un altro grande giurista, nel 2011 nel suo fondamentale libro "Republic, lost" aveva sottolineato come la corruzione costituisse l'elemento che fa cambiare identità ed essenza alla democrazia, sicché lo stesso concetto di legalità, se non correttamente approfondito, risulta riferimento assai ambiguo ed equivoco.
Ritengo in conclusione che l'insegnamento che ci proviene indirettamente dagli Stati Uniti debba essere profondamente meditato. Quando le parole perdono il loro significato e i diritti vengono sbandierati come dogmi per giustificare manipolazioni, influenze o dipendenze da interessi privati o pubblici di qualunque genere, la democrazia perde la sua essenza e può diventare corrotta, non diversamente da qualsiasi altra forma di governo ed il principio di legalità, in balìa degli interessi del mondo finanziario, diventa paradossalmente anziché un baluardo, uno strumento a danno dei diritti fondamentali dei cittadini.
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