Banche, derivati e poteri forti 
 La Camera apre un’inchiesta
I poteri forti non perdono mai e 
non ci sono governi capaci di opporsi, malgrado le prove provate dei 
danni enormi che possono aver creato. Come nel caso dei derivati e delle
 primarie banche finanziarie che li hanno messi sul mercato e che da 
tempo sono messe sotto accusa in Italia e in altre parti del mondo e in 
particolare negli Stati Uniti. Anche in Sicilia si continua ad indagare su operazioni sospette di aver creato un danno ad Enti pubblici locali e alla Regione. 
Di fronte alla protesta dilagante da 
parte delle maggiori istituzioni italiane e in particolare di Adusbef 
(associazione nazionale a difesa dei consumatori e degli utenti, 
specializzata nei settori bancario, finanziario ed assicurativo; membro 
della Federazione Utenti Bancari Europei) e della Federconsumatori, la 
Commissione Finanze di Montecitorio, su proposta del senatore Giovanni 
Paglia di SEL, ha deciso di “arrivare a un rapporto finale che offrirà, dopo quattro mesi di indagini, una vera e propria radiografia della
 reale situazione esistente in Italia rispetto ai derivati”, come 
dichiarato dal Presidente della Commissione, Daniele Capezzone di Forza 
Italia.
L’inchiesta interesserà tra gli altri,  lo stesso Ministero dell’Economia, la Banca d’Italia,  la Cassa depositi e prestiti,  la Consob,  la Corte dei conti, l’Associazione bancaria italiana,
 le principali banche e intermediari finanziari e naturalmente la 
conferenza delle Regioni e in particolare le Regioni che hanno dei 
contenziosi in corso, come la Sicilia, l’ANCI ed esperti della materia.
Tutto bene quindi? Una volta tanto si riuscirà a mettere al palo coloro che hanno speculato sui derivati creando dei danni considerevoli? Non facciamo ridere i polli. Anche in questo caso, si è deciso di fare la Commissione dopo che i polli più importanti era stati accuratamente messi fuori dal pollaio con ampia promessa di lauto e duraturo foraggiamento.
Infatti, nei giorni scorsi ha superato l’esame della commissione Bilancio della Camera,
 l’articolo 33 della legge di stabilità, relativo alla norma sugli 
“accordi di garanzia in relazione alle operazioni in strumenti 
derivati”, caldeggiata dal Ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan e dalla responsabile della direzione Debito pubblico Maria Cannata. Grazie a questa norma, Deutsche Bank, Jp Morgan, Morgan Stanley e le altre banche che negli anni ’90 hanno sottoscritto derivati con lo Stato, siano riconosciuti come creditori privilegiati dell’Italia.
 Cosa vuol dire? Semplicisssimo: in caso di crisi del debito, tali 
istituzioni verranno rimborsati per primi, mentre i risparmiatori italiani e gli altri  saranno rimborsati con le briciole, semprecché ne siano rimaste!
Non c’è da meravigliarsi quando a capo del “Governo del popolo” ci si mette uno dei capi del governo delle banche.
 Qui non si tratta di “denigrare” Matteo Renzi e la sua squadra ma di 
fotografare una realtà che poco alla volta i cittadini italiani stanno 
imparando a conoscere a proprie spese e che rimane sul loro groppone . 
Ci si lamenta che Renzi abbia perso il 20% dei consensi e che i nostri 
concittadini emiliani romagnoli, una volta i primi della classe nella 
partecipazione democratica alle consutazioni elettorali, oggi si siano 
rifiutati in larga maggioranza ad esprimere il loro voto.
Fino a quando avremo un Governo 
del “Ghe pensi mi” e che favorisce il governo delle banche a livello 
locale ed europeo, è il minimo che ci si possa aspettare. E naturalmente
 la Commissione europea di Jean-Claude Junker approva.
di ENZO CONIGLIO
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