€xit e ridenominazione
di Gennaro Zezza
http://gennaro.zezza.it/?p=1583
Mi ha colpito un passaggio dell’intervento di Vincenzo Visco “Fuori dall’euro?”, pubblicato su Economia e politica come contributo al dibattito originato dall’articolo di Realfonzo e Viscione.Sembra che Visco sia meglio informato (certamente meglio informato di me!) sugli accordi siglati dai nostri governi in sede internazionale. Riporta infatti che
nel
2012 in occasione della costituzione del ESM gli stati membri
dell’eurogruppo hanno concordato che una eventuale trasformazione in
altra valuta delle emissioni di titoli pubblici in euro di durata
superiore ai 12 mesi, possa essere impedita da una minoranza di
detentori pari al 25% dei sottoscrittori
Verificare questa affermazione non è affatto facile. Il testo del trattato che istituisce l’ESM dovrebbe essere disponibile quihttp://www.european-council.europa.eu/media/582311/05-tesm2.en12.pdf
come riportato nella pagina della Commissione Europea sull’argomento, ma il Consiglio Europeo ha pensato bene di spostarlo, e trovarlo tramite il loro motore di ricerca interno è un’impresa. Dalle scarne informazioni si desume che il Trattato che istituisce l’ESM, modificato nel 2012, ha richiesto ai governi di inserire delle clausole (CAC, Collective Action Clauses) nelle emissioni di tutti i titoli con scadenza superiore a 12 mesi, a partire dal 2013. Dei dettagli tecnici legali sono – ad esempio – qui: http://www.linklaters.com/pdfs/mkt/london/A14950441_0_11_120508_CAC_client_memo_MND.pdf
Queste CAC tutelano i creditori, stabiliscono le priorità su chi viene rimborsato per primo, ecc.
Non sono riuscito a verificare, in una mezza giornata di lavoro, se Visco abbia ragione, ma supponiamo che sia vero. La prima conseguenza è che, nella totale mancanza di informazione, i nostri governi continuano ad assegnare tutele e diritti ai creditori – soprattutto ai creditori esteri – a scapito dei diritti e delle tutele degli italiani.
Amici più esperti di me nel diritto internazionale mi dicono però che questi Trattati, qualora siano in contrasto con gli interessi nazionali, non verrebbero applicati. In ogni caso, aver sottoscritto queste clausole renderà più complesso il processo di eventuale uscita dall’euro.
Visco aggiunge anche
i
140 mld che la Banca d’Italia acquisterà con i finanziamenti QE da
parte della BCE (…) saranno per definizione di diritto estero
Questa affermazione è senz’altro errata, perché la Banca d’Italia
acquisterà i titoli sul mercato secondario, e quindi sotto legislazione
italiana. Ci sono però delle clausole di compartecipazione al rischio
nel caso di default, e presumo che una ridenominazione in “nuove lire”
dei titoli sia assimilata ad un default. In ogni caso, sembra più
credibile quanto discusso qui, dove si afferma che i titoli pubblici acquistati nel programma QE sarebbero “de facto” fuori dalla giurisdizione italiana.Si veda anche questo documento della Banca d’Italia.
Ma allora, posto che il QE si tradurrà in una iniezione di liquidità per le banche italiane, che la utilizzeranno per acquistare attività finanziarie in giro per il mondo – e non certo per finanziare le PMI italiane – se il costo da pagare è trasformare debito pubblico italiano in debito estero, ne vale la pena?
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