martedì 27 ottobre 2015
L'evasione fiscale: contanti e denaro elettronico
La sfida fra contanti e bancomat spiegata con un disegnino
da: Scenari Economici, ottobre 27, 2015     posted by Costantino Rover
http://scenarieconomici.it/la-sfida-fra-contanti-e-bancomat-spiegata-con-un-disegnino/
A volte ritornano, si dice ogni tanto, ma capita che
 ritornino anche fin troppo spesso, dico io, così eccomi qui a 
riparlarne grazie ai fans sfegatati dell’abolizione dei contanti come 
arma di lotta all’evasione.
Così se averne già scritto nei precedenti articoli A MORTE I CONTANTI, VIVA I CONTANTI (leggi l’articolo) e COME SCOPRIRE CHI EVADE LE TASSE IN ITALIA GIOCANDO A BATTAGLIA NAVALE (leggi l’articolo)
 in cui ho dato modo di riflettere sui dati che dimostrano che i 
contanti non sono affatto causa principale di evasione fiscale e di come
 all’estero la manica sia molto più larga, non è stato sufficiente 
eccomi qui a ribadire il concetto con parole nuove.
L’occasione fiocca grazie al meritorio (una tantum) atto 
del Governo Renzi di innalzare la soglia di spesa possibile in contanti 
dai 1.000 euro precedenti agli attuali 3.000 _ leggi qui la notizia.
Già durante i preannunci di questa decisione abbiamo 
assistito alle opposte levate di scudi di chi aspettava con ansia una 
decisione simile e di chi invece vi si oppone a ragion veduta che 
risponde alla solita abitudine di saper per sentito dire.
I recenti fatti di cronaca finanziaria hanno dimostrato 
quanto, come sin dai tempi della redazione dei FALSI MITI e dei FALSI 
MITI SULLA GERMANIA (leggi i falsi miti sulla Germania)
 andavo rimarcando, la teoria della morale applicata al denaro non abbia
 alcun fondamento se non sulla bigotta credenza popolare, tanto che 
finalmente il mito della Germania onesta, ordinata e virtuosa aleggiava 
soltanto nella fantasia collettiva (ci sono voluti 4 anni ma alla fine 
persino la cronaca più allineata ha dovuto dimostrare quanto avessi 
ragione).
Per chi volesse farsene una cultura approfondita esiste questo link sul crollo del falso mito tedesco che annovera tra i commenti un elenco impressionante di scandali e truffe fiscali e non in salsa alemanna.
Ma tornando a noi, la decisione del dandy di Firenze hanno
 fatto evaporare commenti dal solido qualunquismo riprodotto in serie 
con il marchio di fabbrica del più insensato moralismo che al solito 
non trova riscontro nella realtà.
L’EVASIONE VIENE CONTRASTATA DALL’ABOLIZIONE O DALLA LIMITAZIONE DEL CONTANTE
Per scorgere la risposta più definitiva ed esauriente vi rimando alla lettura degli articoli citati a riga 3 e 4.
La risposta è no, perché se per lotta all’evasione 
intendiamo la micro evasione dobbiamo rassegnarci a veder migliorare la 
situazione dello 0,5% tondo tondo a fronte di costi spropositati che 
azzopperebbero ancora di più i pubblici esercizi.
E badate bene che stiamo parlando solo di EVASIONE 
PRESUNTA, laddove la situazione venisse lasciata intaccata, mentre nel 
caso di adozione dei famigerati POS ci troveremmo a trasformare quella 
piccola fetta in EVASIONE CERTA.
Come? Facendo attraversare i soldi dovuti alle banche per 
la commissione a carico di ogni transazione le colonne dei bilanci 
(truccati) degli istituti di credito più o meno grandi, ma per questo 
rimandiamo all’immane mole di lavoro documentatissimo di Marco Saba (video) ed al libro Euroschiavi.
COME TI RISOLVO IL PROBLEMA DELL’EVASIONE
Di primo acchito i suddetti commenti stimolavano la mia 
reazione così messa per iscritto sulla pagina Facebook di L’Economia 
Spiegata Facile:
“Come ti risolvo il problema della micro evasione?
Facile: cancello il contante e faccio passare tutto il denaro in transazioni elettroniche gestite dalle banche.
Le banche ad ogni transazione trattengono una commissione su cui non pagano le tasse perché presentano bilanci truccati.
COSì SONO DACCAPO
 avendo spostato il denaro della presunta evasione civile dall’economia 
reale all’evasione certa nelle casse delle banche.
INGEGNOSO!
Insomma, in caso 
di adozione di bancomat e carte di credito al posto del contante ciò che
 non finirebbe in evasione fiscale dei cittadini finirebbe in tasca alle
 banche che evadendo a loro volta annullando automaticamente il presunto
 prelievo fiscale dovuto alla trasparenza delle transazioni.
Punto.”
Poi mi son detto che per renderla più semplice avrei potuto spiegarlo con il più proverbiale dei disegnini.
TI FACCIO UN DISEGNINO
Ecco di seguito la spiegazione.
Ad ogni emissione di moneta le banche mettono a bilancio 
si la moneta ma nella colonna dei passivi invece che in quella degli 
attivi (su cui realizzano profitti in termini di signoraggio ed 
eventualmente interessi).
Da questo momento vediamo il percorso parallelo che detta 
moneta (supponiamo 100 €) farebbe secondo le teorie degli avversari del 
contante, mentre sulla scena di destra vediamo come questi pensano di 
risolvere la faccenda.
LA SCENA DI SINISTRA
Il denaro contante, dopo essere stato speso può prendere 
due strade, ma noi ne abbiamo illustrata una; quella dell’evasione 
PRESUNTA (la strada del pagamento delle tasse la vedremo nella scena di 
destra ma sarebbe identica anche se proposta in quella di sinistra).
Evadendo le tasse l’esercente si risparmia in 30% di tasse (le stime dicono che la tassazione complessiva ammonta al 52%) che
 rimanendo nel circuito economico reale riprendono il giro e non 
procurano ulteriori guadagni alla banca che incassa profitto solo nel 
caso di nuova emissione di credito.
All’atto di emissione però la Banca, dichiarando i 100 
euro nella colonna dei passivi si risparmia il pagamento di IRES e di IRAP
per un ammontare di 30€.
LA SCENA DI DESTRA
Ora veniamo alla scena di destra che illustra il circuito 
monetario considerato virtuoso della moneta elettronica emessa dalla 
Banca.
In questo caso dopo la transazione commerciale le strade si dividono:
– 2 euro prendono la strada di ritorno alla Banca sotto 
forma di commissione (abbiamo considerato una cifra appena più alta 
della media che ci aiuta ad arrotondare, per i dati reali tornate al 
primo articolo citato in riga 3);
– 30 euro finiscono in tasse, ma si tratta di un incasso 
solo apparentemente dello Stato, perché in realtà il bottino viene 
dirottato alla banca creditrice nei suoi confronti degli interessi (e 
del capitale) “prestato” in occasione dell’acquisto dei BTP necessari 
alla spesa pubblica;
– 68 euro sono l’incasso netto.
Solo quest’ultima cifra rimane in circolazione e per un 
nuovo acquisto di 100 euro sarà necessaria una nuova emissione monetaria 
da parte delle banche, pari alla differenza necessaria, che farà lo 
stesso percorso.
Il risultato è che se nel primo esempio di circolazione 
monetaria la Banca riesce ad intascarsi esclusivamente “la cresta” fatta
 sulle tasse non pagate per la nuova emissione di credito, nel secondo 
la cifra lievita notevolmente per poi sparire dalla porta di servizio 
con mèta i paradisi fiscali.
SOLUZIONE FINALE?
Se volessimo risolvere alla radice basterebbe applicare 
due semplici  norme: 1. tassare l’emissione monetaria delle banche 
commerciali; 2. creare una banca pubblica di proprietà dei cittadini, 
così potremo anche eliminare il contante perché il signoraggio sarebbe 
di pubblico dominio.
In attesa della prossima occasione che non mancherà per 
riparlare di questo argomento vi invito a far circolare il presente 
disegnino. Non costa nulla e ci fa guadagnare molto in conoscenza.
I Bitcoin sono esenti dal pagamento dell’Iva
Corte di Giustizia: i Bitcoin sono esenti dal pagamento dell’Iva
26 ottobre 2015 -
Con Sentenza 
pubblicata il 22 Ottobre 2015, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea
 si è espressa in merito all’Imposta sul Valore Aggiunto delle 
operazioni di cambio concernenti i “Bitcoin”: da ora in avanti la moneta virtuale sarà esente dal pagamento dell’Iva in Europa.
Secondo i fatti che hanno generato la 
controversia, il Sig. Hedqvist risultava titolare di un’attività di 
cambio esercitata con il supporto di una società di intermediazione, 
consistente nella compravendita di Bitcoin in cambio di valute 
tradizionali, ottenendo un profitto dalla differenza tra i prezzi di 
acquisto e di vendita applicati.
Allo scopo di ottenere un chiarimento 
sugli aspetti fiscali, Hedqvist si era preventivamente rivolto alla 
Commissione Tributaria svedese, che il 14 Ottobre 2013 si espresse 
ufficialmente a favore dell’esenzione della sua attività dal pagamento 
dell’Iva.
L’Amministrazione finanziaria, però, fu 
di tutt’altro avviso, tanto da interpellare la Corte di Giustizia 
sull’interpretazione degli articoli 2 paragrafo 1 e 135 paragrafo 1 
della Direttiva 2006/112/ce per comprendere se l’attività in commento 
poteva considerarsi a titolo oneroso e beneficiare dell’esenzione 
fiscale contestata.
I Bitcoin rappresentano una valuta 
virtuale, generata in rete e scambiata tra gli utenti attraverso un 
“indirizzo Bitcoin” (equiparabile al numero di un conto corrente 
bancario) e che la Banca Centrale Europea ha definito “a flusso bidirezionale”, differente dalla moneta elettronica perché espressa in unità di calcolo virtuale e non tradizionale.
Il primo step della CGUE consisteva 
nell’appurare se le operazioni di cambio potevano essere qualificate 
come cessione di beni o prestazioni di servizi “effettuate a titolo oneroso nel territorio di uno Stato membro da un soggetto passivo che agisce in quanto tale” come espresso dall’articolo 2 paragrafo 1 lettere a) e c).
Secondo la Corte la possibilità di 
inserire l’attività contestata tra le cessioni di beni doveva essere 
esclusa in quanto i Bitcoin non erano un “bene materiale” nel 
senso fatto proprio dall’articolo 14 della Direttiva: la moneta 
virtuale, infatti, non trasferiva alcun diritto di proprietà e veniva 
utilizzata unicamente per il cambio fra vari mezzi di pagamento.
L’attività del convenuto configurava, piuttosto, una prestazione di servizi
 a titolo oneroso ex articolo 2 paragrafo 1 lettera c), in quanto tra il
 titolare e gli utenti ricorreva una relazione diretta ed un rapporto 
giuridico sinallagmatico ove “il compenso ricevuto dal prestatore costituisca il controvalore effettivo del servizio prestato al beneficiario”.
In merito alla seconda questione 
pregiudiziale, la Corte comunitaria è arrivata a sostenere che solo il 
contenuto dell’articolo 135 paragrafo 1 lettera e), concernente “divise, banconote e monete con valore liberatorio”, avrebbe potuto giustificare l’esclusione delle operazioni sui Bitcoin dal pagamento dell’Iva.
Le esenzioni sono state introdotte con 
l’obiettivo di risolvere le difficoltà sulla determinazione della base 
imponibile e l’importo stesso dell’Iva in Europa. Dato che le medesime 
problematiche sono state riscontrate anche negli scambi con moneta 
virtuale, limitando l’applicazione dell’articolo 135 lettera e) 
alle valute tradizionali, la norma avrebbe prodotto solo in parte i suoi
 effetti.
Come diretta conseguenza, se la moneta 
virtuale viene accettata e utilizzata come mezzo di pagamento 
alternativo a quello legale a fronte di una somma pagata come differenza
 tra i prezzi di acquisto e vendita, le attività di cambio di 
Bitcoin in moneta tradizionale e viceversa, rientrano a pieno titolo tra
 le attività esenti dall’applicazione dell’Iva per le transazioni 
compiute all’interno del territorio europeo. Il tutto nella convinzione generale che questa novità apporterà grandi benefici nel mercato interno comunitario.
(Corte di Giustizia dell’Unione europea – Quinta Sezione, Causa C-264/2014, Sentenza del 22 Ottobre 2015)
lunedì 26 ottobre 2015
L'onanismo di Bankitalia: i controlli interni
Bankitalia, i nuovi strumenti di contrasto alla corruzione interna e tutte quelle denunce che sono cadute nel vuoto
Lobby
L'analisi di Paolo Fior
25 ottobre 2015   
Un meccanismo, quello del whistleblowing, che quando verrà finalmente implementato varrà per il futuro e non certo per il passato. Ancora oggi il dipendente della Banca d’Italia che volesse segnalare fatti e circostanze a lui note che coinvolgono colleghi e superiori, lo dovrebbe fare a proprio rischio, esattamente come ai tempi in cui a capo della Vigilanza, e poi addirittura in posizione di Vicedirettore generale, c’era Anna Maria Tarantola, pupilla dell’ex governatore Antonio Fazio e grande amica di Gianpiero Fiorani. In quegli anni Brescia ha rappresentato uno spaccato perfetto del “sistema Bankitalia”. Un sistema che – è bene chiarire subito – è stato oggetto di denunce, di decine di interrogazioni parlamentari, di articoli, di inchieste e che ad oggi non è stato minimamente scalfito. Vicende sulle quali si vorrebbe mettere la sordina: le denunce paiono cadute nel vuoto, le interrogazioni sono rimaste tutte senza risposta. Funzionari e dirigenti coinvolti sono stati invece promossi, come da miglior tradizione italiana.
E che dire delle centinaia di esposti presentati dai clienti delle banche, privati e imprenditori, per denunziare illeciti gravissimi quali l’usura bancaria? Esposti lasciati cadere sistematicamente nel vuoto come testimoniano tanti, troppo casi. Al riguardo, la titolare del Servizio Tutela dei Clienti e Antiriciclaggio di Bankitalia non ha detto una parola, ma è chiaro che se la Banca d’Italia non farà trasparenza su questi fatti e non avvierà una seria opera di pulizia al suo interno, qualunque strumento venga introdotto per contrastare la corruzione risulterà ben poco credibile. Senza scomodare il commissariamento della Banca popolare di Spoleto che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del governatore Visco, il recente caso della Banca popolare di Vicenza mette in evidenza lo strabismo dell’Autorità di vigilanza che si è mossa con grave ritardo e solo a crisi conclamata, mentre in questi anni alcuni dei suoi dirigenti si sono trasferiti alla corte di Zonin, contribuendo così ad alimentare il sospetto che su Vicenza Bankitalia usasse un occhio di riguardo. E’ proprio questo meccanismo delle porte girevoli, dei tanti ispettori che sono poi andati a lavorare presso le banche grandi e piccole che ispezionavano, assieme agli scambi di favori (fu proprio la popolare di Zonin, ad esempio, ad acquistare la sede di Vicenza della Banca d’Italia a un prezzo fuori mercato) a minare alla radice la fiducia nell’istituzione. Non solo “i baci sulla fronte” che Fiorani avrebbe voluto dare a Fazio, ma anche e forse ancor di più la protervia utilizzata nei confronti dei piccoli, di chi non ha appoggi potenti, come ad esempio lo scandaloso caso del commissariamento di Bene Banca, i cui fondi sono stati dirottati dal commissario nelle casse della Popolare di Vicenza in crisi di liquidità.
La crisi di credibilità e fiducia è alimentata dal non essersi mai una volta preoccupati di tutelare davvero il pubblico risparmio lasciando che banche in dissesto continuassero a finanziarsi collocando le loro azioni e obbligazioni presso gli ignari correntisti fino ad arrivare all’inevitabile show down. Ora la Banca d’Italia assume anche il ruolo di Autorità nazionale di risoluzione con il recepimento della direttiva Ue che istituisce fra le altre cose il meccanismo del bail in. Ciò che non è stato recepito di quella direttiva è però la richiesta di una grande trasparenza a favore di azionisti, obbligazionisti e correntisti per controbilanciare l’enorme potere discrezionale in capo alle autorità di risoluzione e ciò non contribuirà certo ad aumentare la fiducia dei risparmiatori. Il fatto poi che a svolgere il ruolo di Autorità nazionale di risoluzione sia la stessa Banca d’Italia, cui spettano compiti di vigilanza sul settore bancario, non fa altro alimentare potenziali e reali conflitti d’interesse, abbassando ulteriormente le tutele di correntisti e risparmiatori.
I primi a sperimentarlo sulla propria pelle saranno gli azionisti, gli obbligazionisti e forse anche i correntisti di Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, che si ritroveranno a fare i conti con il meccanismo del bail in (il fondo di garanzia ha infatti deciso di intervenire solo in seguito al recepimento della direttiva) senza che sia stato predisposto un meccanismo di valutazione e senza che sia stato sancito il diritto a incassare la differenza qualora il trattamento ricevuto risulti poi essere inferiore a quello che avrebbero potuto ottenere in caso di una procedura ordinaria di insolvenza.
sabato 24 ottobre 2015
Discorso insensato di Mattarella all'incontro con la Spectre a Roma
(Nota per il lettore: le parti del discorso che non hanno relazione con la realtà le abbiamo evidenziate in grassetto e commentate sotto)
Intervento del Presidente Mattarella in occasione dell’incontro con una delegazione di membri dell’IIEB –Institut International d’Etudes Bancaires, partecipanti al 129° meeting dell’Organizzazione
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=123
Mattarella e il presidente di Banca Sella, Maurizio Sella
Palazzo del Quirinale, 23/10/2015
Molto del nostro futuro dipende dall'Europa, perché molte delle nostre debolezze sono dovute alla carenza di Europa, agli squilibri interni, al ritardo della sua piena integrazione, alle visioni anguste che riemergono di fronte alle difficoltà.
Occorre che ognuno svolga la sua parte, e abbia coscienza della propria responsabilità, nella costruzione di una società europea più robusta e dunque solidale, più aperta e dunque più competitiva, insomma all'altezza della sfida mondiale.
Voi siete parte di questa sfida. E del processo di innovazione a cui siamo tutti chiamati. Il vostro Istituto è nato agli albori della costruzione europea.
Il contesto in cui operano oggi le banche è in profonda evoluzione. L'esigenza di rendere il sistema bancario in grado di resistere agli shock, di evitare gli effetti devastanti sulla collettività che si sono verificati nel corso della crisi finanziaria, si è tradotta in un complesso di riforme di ampia portata.
(NdR: E' la società europea che deve essere difesa dagli shock pianificati a tavolino dalla spectre bancaria per manipolare l'azione dei governi)
In Europa, alle regole identificate dagli organismi internazionali, e recepite con Direttive e Regolamenti, si è affiancato l'avvio dell'Unione bancaria. Possiamo dire che, a livello europeo, il settore bancario è tra quelli che hanno visto i maggiori progressi in termini di armonizzazione: è importante ora completare questo processo.
Le nuove regole si propongono di raggiungere, nel medio e nel lungo periodo, condizioni più solide per gli intermediari, e di conseguenza una maggiore stabilità e un maggior equilibrio degli stessi sistemi economici.
(NdR: Le nuove regole, vedi il BAIL IN, tendono a riversare sui correntisti e gli azionisti delle banche le conseguenze devastanti delle scelte contabili scellerate del management bancario che viòlano i principi IAS-IFRS)
Tuttavia la transizione non è facile. Le richieste regolamentari in termini di liquidità e di patrimonio possono avere effetti sulla redditività e, soprattutto, sulle stesse dimensioni dell'offerta del credito. E dunque pongono problemi inediti, come è bene a conoscenza della Banca Centrale Europea.
(NdR: Completamente falso. La creazione di moneta da parte delle banche NON è per niente condizionata da requisiti patrimoniali o di riserva che sono facilmente manipolabili dalle banche stesse EX POST. Vedi: Werner, Settembre 2015: Do banks really create money out of nothing? Another empirical test of the three theories of banking )
E' essenziale che, anche in questa fase di transizione, il sistema bancario non perda di vista la sua ragion d'essere, il suo ruolo fondamentale, quello di assicurare una efficiente allocazione del credito al sistema economico e sociale, contribuendo così allo sviluppo e alla distribuzione equa delle risorse.
E' questa una funzione centrale in tutte le economie, un ruolo a cui le banche non possono sottrarsi. In particolar modo in questa fase, in cui si comincia a intravedere una ripresa economica.
(NdR: la ripresa economica è direttamente condizionata dall'azione concertata delle banche e non viceversa)
Un ruolo più attivo delle banche e del credito a sostegno dello sviluppo è ancora più rilevante in alcuni Paesi, come l'Italia, dove il contributo al sistema da parte del finanziamento bancario è assolutamente prevalente.
Le sfide poste dalla nuova regolamentazione, che richiede di superare le fragilità mostrate in passato e di valorizzare i punti di forza, dovranno considerare l'obiettivo di una finanza inclusiva e orientata a sostenere la crescita. I bassi tassi presenti sul mercato sono occasione preziosa per un rilancio degli investimenti.
(NdR: I tassi non influenzano in alcun modo il potere delle banche di creare denaro dal nulla, semmai influenzano la presa di beneficio che queste ultime hanno sul resto della società.)
Sarà necessario un sempre più attento bilanciamento dell'obiettivo di tutelare il risparmio affidato alle banche, e quindi di una adeguata valutazione dei rischi, con quello di impiegarlo a supporto di scelte di investimento, di sviluppo del sistema produttivo, di finanziamento alle scelte delle famiglie.
(NdR: Mattarella ignora completamente il fatto che le banche non utilizzano i risparmi per gli investimenti ma creano denaro dal nulla ogni volta che debbono investire, e per di più senza contabilizzare adeguatamente questa funzione. Povera Italia !)
Non è questa l'unica esigenza di cui deve farsi carico oggi il sistema finanziario. La lunga crisi, e ancora prima le evidenze dell'imperfezione dei mercati, di condotte azzardate di alcuni intermediari, hanno generato una caduta della fiducia nelle banche.
Hanno, in alcuni casi, minato la convinzione che le stesse regole siano in grado di contenere comportamenti poco virtuosi di intermediari e di loro dirigenti.
La fiducia è componente essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari: lo sapete meglio di chiunque altro. Per recuperarla si impone una sempre maggiore attenzione alla trasparenza e alla correttezza sostanziale dei comportamenti. Si impone inoltre la ricerca di soluzioni orientate alle reali esigenze di famiglie e di imprese.
Non è soltanto una questione etica: si tratta della ragione sociale, strategica, del sistema del credito e del suo legame con gli attori concreti dello sviluppo. E' questa una responsabilità che grava ovviamente in misura ancora maggiore sui principali intermediari europei, come quelli rappresentati nell'Institut International d'Etudes Bancaires.
L'attività di studio e confronto svolta dall'Istituto, come ha osservato lei, presidente Sella, può rappresentare un contributo fondamentale anche per identificare buone prassi, comportamenti virtuosi, da condividere.
(NdR: E come fa a saperlo Mattarella visto che si tratta di attività segrete ?)
E' con questo spirito che rivolgo a voi il mio saluto e il migliore augurio di buon lavoro, convinto come sono che un sistema bancario efficiente, stabile, inclusivo - su cui, nel nostro Paese, si esercita la preziosa e fondamentale azione di vigilanza della Banca d'Italia - rappresenti una componente essenziale per lo sviluppo sostenibile dei nostri Paesi e dell'Unione europea nel suo insieme.
(NdR: Mattarella avrebbe dovuto chiedere che le minute degli incontri segreti del cartello bancario che decide i nostri destini siano pubblicate e sottoposte allo scrutinio democratico. Per quanto riguarda l'azione della vigilanza della Banca d'Italia, basta leggere le cronache degli ultimi anni o l'ultimo libro di Lannutti "La BANDA d'Italia". La vigilanza, inoltre, non ha impedito che per decenni le banche creassero denaro per migliaia di miliardi senza imputarlo all'attivo contabile. Mattarella avrebbe fatto bene a suggerire un maggior controllo da parte della società civile sul cartello bancario che prende decisioni in segreto attraverso organismi quali questo IIEB)
Ulteriori link sull'attività della "P2 dei banchieri":
Mattarella in remarks to IIEB delegates
http://www.ansa.it/english/news/business/2015/10/23/mattarella-in-remarks-to-iieb-delegates_c7d7ea23-61b9-437e-adf6-a3b1b0dcc69b.html
Big Bad Banksters Meeting in Sweden
http://www.democraticunderground.com/discuss/duboard.php?az=view_all&address=114x79005
Europe's financial elite quietly meet in Vienna (Reuters):
http://www.reuters.com/article/2011/10/21/europe-banks-vienna-idUSL5E7LL3R220111021
Swedish top banker boycotts secret meeting
http://www.swedishwire.com/component/content/article/1:companies/4622:swedish-top-banker-boycotts-secret-meeting
SUICIDI BANCARI: L'AD DI BANCA SELLA
http://www.ilnord.it/c-3167_LA_LETTERA_DI_MARCO_SABA__SUICIDI_BANCARI_QUESTA_VOLTA_TOCCA_ALLAMMINISTRATORE_DELEGATO_DI_BANCA_SELLA
Alcuni membri dell'IIEB:
Josef Ackermann, CEO Deutsche Bank
Klaus-Peter Müller, chairman Commerzbank
Frédéric Oudéa, chairman and CEO Société Générale
Baron David de Rothschild, senior partner Rothschild & Cie Banque
Peter Straarup, CEO Danske Bank
Pier Francesco Saviotti, CEO Banco Popolare
Federico Ghizzoni, UniCredit Chief Executive
Maurizio Sella, Banca Sella President
Marcus Agius, chairman Barclays Bank
Urs Rohner, Credit Suisse Chairman
Martin Blessing, Commerzbank Chief Executive
Michel Pébereau, BNP Paribas President
giovedì 22 ottobre 2015
UNICREDIT: MONTEZEMOLO AVVISÒ LO SCEICCO ASSIEME A RENZI
1. IL 6 OTTOBRE, A FIRENZE, IL SAPIENTE MONTEZEMOLO
 AVVISÒ LO SCEICCO DI ABU DHABI, PRIMO AZIONISTA DI UNICREDIT, CHE UNA 
TEMPESTA ERA IN ARRIVO SULLA BANCA. RENZI ERA PRESENTE E ANNUIVA. 
QUATTRO GIORNI DOPO, LE PERQUISIZIONI AL VICEPRESIDENTE PALENZONA E AL 
“SUO” MERCURI, PER MOLTI DIRIGENTI “L’AD OMBRA DELLA BANCA”
2. IL NON-DIPENDENTE ROBERTO MERCURI AVEVA UFFICI E SEGRETARIE A ROMA E A
 MILANO. PARTECIPAVA AI COMITATI CREDITI E METTEVA BOCCA NELLE NOMINE 
DEI DIRIGENTI E NEI RAPPORTI CON I GRANDI CLIENTI. COMPRESO QUEL 
BULGARELLA IN ODOR DI MAFIA
3. GHIZZONI SI GIOCA LA POLTRONA IL 13 NOVEMBRE, ALLA PRESENTAZIONE DEL 
PIANO INDUSTRIALE CHE PREVEDEREBBE TAGLI AL SANGUE. LA DURA LETTERA DI 
PAOLO BIASI, A CAPO DELLA FONDAZIONE C. R. DI VERONA, PER FAR FUORI 
GHIZZONI E IL ‘SISTEMA PALENZONA’
4. CHE DIRÀ DEL CASO PALENZONA-MERCURI IL SEVERO CONSIGLIERE LUCREZIA 
REICHLIN, DRAGHIANA DI FERRO? E DA FRANCOFORTE CHE ISTRUZIONI LE 
ARRIVERANNO? DRAGHI METTERÀ LA MANO SUL COPERCHIO DELLA PENTOLA O 
LASCERÀ ESPLODERE IL BUBBONE UNICREDIT?
Condividi questo articolo
  matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 8 
DAGOREPORT
Qualcuno
 se lo sentiva che la tempesta in Unicredit era in arrivo. Il 6 ottobre,
 a Firenze, Matteo Renzi ha sconvolto la sua agenda per incontrare 
nuovamente lo sceicco Mohammed Bin Zayed al Nahyan, principe ereditario 
degli Emirati Arabi. L’uomo che ha in mano investimenti importanti anche
 in Italia, come quello di Etihad in Alitalia e quello del fondo Aabar 
in Unicredit, della quale gli arabi sono i primi soci.
  matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 3 
In
 quella occasione ovviamente c’era anche Luca Cordero di Montezemolo, 
presidente dell’ex compagnia di bandiera e vicepresidente della banca, 
sempre per conto dello sceicco. Una volta rimasti senza testimoni, 
Monteprezzemolo ha fatto uno strano discorso, rivolto ad Al Nahyan: 
“Unicredit necessita di stabilizzazione, perché qualcuno sta cercando di
 screditare il management”. E Renzi annuiva.
  mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo 
Quattro
 giorni dopo è arrivata la bomba dell’avviso di garanzia a Fabrizio 
Palenzona, potente vicepresidente di Unicredit, con tanto di 
perquisizioni e accuse di favoreggiamento alla mafia.
Il management si è chiuso a riccio, confermando l’impressione di Montezemolo: attacco in corso.
  Francesco Palenzona  
Ma
 venerdì scorso non è stata una bella idea, per Federico Ghizzoni, 
tentare di chiudere subito il caso Palenzona con un audit interno 
portato in cda che garantiva che sulla gestione del cliente Andrea 
Bulgarella “tutte le procedure interne di Unicredt sono state 
rispettate”. Non è stata una bella idea perché gli inquirenti fiorentini
 invece sostengono che le procedure sono state “aggirate” per favorire 
l’imprenditore ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro. E per 
aggirarle si sono mossi Palenzona (due incontri con Bulgarella e i suoi 
soci) e il suo braccio destro, Roberto Mercuri.
  GHIZZONI MONTEZEMOLO 
Anzi,
 vista dall’interno della banca, forse si dovrebbe parlare più 
correttamente di un “caso Mercuri”. E’ lui l’amico di Bulgarella, è lui 
che lo presenta a Palenzona per farlo aiutare, è lui che preme su 
dirigenti e funzionari dell’istituto per toglierlo dai guai. Certo, lo 
fa con l’alea di onnipotenza che gli arriva dal fatto di essere il 
portaordini del vicepresidente, che a sua volta è uno dei grandi 
azionisti che ha salvato la cadrega a Ghizzoni. Ma lo fa anche in 
proprio, per tutelare un Bulgarella che è innanzitutto un amico suo.
  FLAVIO VALERI 
Secondo
 quanto risulta a Dagospia da più fonti, Mercuri non solo aveva un 
ufficio al trentesimo piano della sede Unicredit di Milano, a fianco del
 suo mentore Palenzona, ma ha anche un punto d’appoggio a Roma in via 
degli Specchi, con tanto di segretarie a disposizione. E soprattutto, le
 fonti raccontano che partecipava molto spesso ai comitati crediti della
 banca, pur non avendone alcun titolo. Il tutto per il solo fatto del 
“mi manda Palenzona”. Un particolare che, se confermato dalle indagini, 
metterebbe in grandissimo imbarazzo l’ad Ghizzoni.
  Premio Guido Carli Romana Liuzzo con Monica e Federico Ghizzoni  
Non
 solo, da molti manager interni Mercuri era considerato una sorta di 
“amministratore delegato ombra”. Una persona che si muove(va?) in banca a
 proprio piacimento e nei confronti del quale Ghizzoni non aveva alcun 
potere.
Chi non 
per nulla gradito lo scandalo Mercuri-Palenzona è Calta-riccone, grande 
azionista di Unicredit proprio su suggerimento di Corsico e 
Palenzona. Fabio Corsico, responsabile delle relazioni istituzionali del
 gruppo Caltagirone, è molto vicino a Palenzona al punto che lo ha fatto
 nominare consigliere della C. R. di Torino.  
  CALTAGIRONE PALENZONA VEGAS     
  FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E PALENZONA jpeg 
Ma
 tornando al cda di Unicredit che la scorsa settimana ha liquidato in 
fretta il caso, difendendo Palenzona e i suoi manager, tutti sono 
curiosi delle prossime mosse della severa Lucrezia Reichlin, che 
notoriamente risponde a Mario Draghi.
  Fabio Corsico Fabrizio Palenzona Paolo Messa  
La
 Reichlin pare non abbia detto una parola sullo scandalo. Aspetta le 
carte. E del resto è anche nel comitato Rischi. Farà sentire la sua 
vocina nelle prossime riunioni? E da Francoforte che istruzioni le 
arriveranno? Draghi metterà la mano sul coperchio della pentola oppure 
lascerà esplodere il bubbone?
  SERVIZIEVOLE PALENZONA PER CALTAGIRONE  
Dopo
 lo scandalo, Ghizzoni è comunque corso ai ripari e ha deciso che, al 
fine di rendere più trasparenti i rapporti tra il consiglio di 
amministrazione e la banca, i membri del cda d’ora in poi potranno 
parlare solo con le prime linee del management (quelle che riportano 
direttamente all’ad) e per questi contatti saranno “supportati” 
(controllati?) da assistenti di direzione nominati dalla banca.
  LUCREZIA REICHLIN f af e b ccdd a e kp H U uiG x LaStampa it  
Sempre
 sull’onda del clamore per l’inchiesta toscana, al cda sarebbe arrivata 
una dura lettera di Paolo Biasi, il grande sconfitto dell’ultima 
assemblea, con la quale si contesta l’operato dei vertici aziendali nel 
caso Bulgarella-Palenzona. Biasi ovviamente è pronto ad allearsi con i 
soci stranieri (arabi, americani e norvegesi) per far fuori Palenzona e 
Ghizzoni.
  draghi contestato con i coriandoli 3 
Insomma,
 il presidente Giuseppe Vita e Federico Ghizzoni sono di nuovo nel 
mirino, anche perché i risultati della banca non sono buoni e i 
confronti con il competitor Intesa sono umilianti. Gli americani di 
Blackrock, secondo azionista, come amministratore delegato vorrebbero 
Flavio Valeri (Deutsche Bank). Mentre risulta anche che altri soci 
stranieri, compresi gli arabi di Aabar, premano per un manager 
straniero. Pur di portare a casa il risultato, sarebbero pronti a 
sostenere la “promozione” di Ghizzoni alla presidenza.
  FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E FEDERICO GHIZZONI ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO MESSAGGERO FOTO OLYCOM  
Poco
 prima che scoppiasse lo scandalo, si erano mossi anche i soci italiani,
 ovvero le fondazioni. La presidenza della banca, in un summit 
riservatissimo, è stata offerta all’ex ministro Domenico Siniscalco, che
 però ha rifiutato. Adesso in Unicredit c’è chi dice che Siniscalco 
avesse fiutato l’aria avvelenata. O più semplicemente, si vuole giocare 
le sue carte per la presidenza di Intesa.
  fassino siniscalco  
C’è dunque grossa pressione sui vertici per il caso Mercuri e per la situazione della banca.
L’altro
 vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo, che fino a ieri ha fatto 
asse con Palenzona, ha subito preso le distanze dal “Camionista” 
sostenendo che la giustizia “deve fare il suo corso”. E in caso di 
ribaltone totale rischia pure di fare il presidente. Ma sotto sotto 
difende Palenzona e farà di tutto per aiutarlo, fino all’ultimo.  
La
 partita si gioca tutta, aule giudiziarie a parte, a metà novembre. Il 
13 novembre Ghizzoni deve presentare il nuovo piano industriale e si 
vocifera di tagli lacrime & sangue.
  Federico Ghizzoni Unicredit  
E del resto Ghizzoni deve pur fare cassa, perché se prova a chiedere ai soci un aumento di capitale lo cacciano in un minuto.
Tra
 parentesi, Ghizzoni deve anche giustificare una serie di nomine. Ad 
esempio, quando ad agosto è uscito dalla vicedirezione Jean Pierre 
Mustier, il manager piacentino mise il veto sull’ingaggio di Gaetano 
Miccichè da Intesa, che gli avrebbe fatto sicuramente ombra (per la 
cronaca Miccichè faceva ombra anche a Claudio Costamagna, che per Cdp ha
 preferito Fabio Gallia)
  GAETANO MICCICHE E SIGNORA FRANCESCO CALTAGIRONE BELLAVISTA  
Ma
 attenzione, e qui torniamo, al “caso Mercuri”. L’uomo di Palenzona 
avrebbe messo becco anche nell’ultima tornata di nomine ai vertici di 
Unicredit, quella andata in scena poco prima dell’estate. E molti 
manager promossi lo hanno ringraziato. Quanto è possibile scaricare 
dall’oggi al domani un personaggio così ingombrante, che teneva rapporti
 di alto livello anche nella Capitale, amico di tutti i principali 
lobbisti e conosciuto da un buon numero di politici?
  TORRE UNICREDIT 
Ultima
 notazione: dalle prime carte dell’inchiesta emerge che i telefoni di 
Mercuri sono stati intercettati per quattro mesi. E lo stesso vale per 
Palenzona. A parte i potenziali veleni, nelle prossime settimane, al 
primo arresto, può uscire uno spaccato illuminante sul sistema di potere
 che gravita intorno a Palenzona. Uno che è andato d’accordo con tutti i
 governi, Renzi compreso. 
mercoledì 21 ottobre 2015
martedì 20 ottobre 2015
Bankitalia: governatore Visco indagato per corruzione, truffa, abuso e infedeltà
Inchiesta Bps: atti Procura Spoleto, Visco indagato
Dal 28 gennaio 2015 per corruzione, truffa, abuso e infedeltà
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2015/10/20/visco-indagato-dalla-procura-di-spoleto_b58fbe89-5bce-46e4-a8f3-9f1bd11a74ef.html
          L'iscrizione nel registro degli indagati di Ignazio Visco è
 confermata da atti della procura di Spoleto. Da un certificato di 
"comunicazione d'iscrizione a registro" di una parte offesa, di cui 
l'ANSA ha copia, emerge che Visco è indagato dal 28 gennaio 2015 per 
concorso in corruzione, abuso d'ufficio e truffa, e "infedeltà a seguito
 dazione o promessa di utilità".
Sono complessivamente otto gli indagati nell'inchiesta aperta dalla procura umbra, tutti per le stesse ipotesi di reato contestate a Visco. Oltre al governatore, gli iscritti sono Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro, Silvano Corbella, Giovanni Domenichini, Stefano Lado, Giuliana Scognamiglio e Nicola Stabile. L'esposto che ha portato all'apertura del fascicolo è stato presentato da un centinaio di vecchi soci della Popolare di Spoleto, secondo i quali ci sarebbero state una serie di condotte irregolari nel passaggio a Banca Desio. In particolare, sempre secondo l'esposto dei vecchi soci, ci fu un'offerta di una società di Hong Kong, la 'Nit Holding', superiore di 100 milioni di euro rispetto a quella avanzata da Banca Desio. Offerta alla quale, dicono oggi i vecchi soci della Popolare, i commissari di Bankitalia rifiutarono senza fornire alcuna motivazione chiara.

LA NOTIZIA SUL FATTO QUOTIDIANO
Il commissariamento era stato confermato da Mef - Il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della controllante Spoleto Crediti e Servizi - vicende oggetto dell'inchiesta della magistratura di Spoleto che, secondo il Fatto Quotidiano, coinvolge, tra gli altri il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - era stato confermato dal Ministero dell'Economia dopo l'annullamento da parte del Consiglio di Stato. Alla luce delle pronunce del giudice amministrativo e dell'esigenza di evitare qualsiasi incertezza sulla stabilità dei rapporti della clientela, la Banca d'Italia aveva reiterato "ora per allora" le proposte al ministero dell'Economia di amministrazione straordinaria. Con i provvedimenti 149 e 150 del 20 aprile 2015, adottati su proposta dell'Istituto centrale, il Mef aveva reiterato i decreti ministeriali di amministrazione straordinaria con effetto a partire dall'8 febbraio 2013, quando era cominciato il commissariamento.
Ex amministratori già del mirino del pm - Già prima del commissariamento della Banca, avvenuto nel febbraio 2013, la popolare di Spoleto - ora al centro di una inchiesta che coinvolgerebbe il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - è finito nel mirino della Procura. I pm hanno indagato alcuni ex amministratori - tra i quali l'ex presidente Giovannino Antonini - funzionari dell'istituto e imprenditori dell'area umbra. Il procedimento, definito dalla Procura sulla base delle risultanze delle indagini svolte dal Nucleo Speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, è in attesa dell'udienza preliminare. I reati ipotizzati sono associazione per delinquere e plurime ipotesi di appropriazione indebita aggravata, intermediazione usuraria, ostacolo alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e documenti per operazioni inesistenti, omessa comunicazione del conflitto di interessi. Fatti commessi a Spoleto e in altri luoghi dal 30 settembre del 2007 al 24 aprile 2012 - avevano precisato gli inquirenti - "ai danni della Banca popolare di Spoleto e altri soggetti".
Bankitalia, non a conoscenza indagine - ''Con riferimento alla notizia comparsa oggi sulla stampa relativa alle vicende della Banca Popolare di Spoleto, la Banca d'Italia non è a conoscenza di alcuna iniziativa dell'autorità giudiziaria''. Lo riferiscono fonti della stessa Banca d'Italia.
Sono complessivamente otto gli indagati nell'inchiesta aperta dalla procura umbra, tutti per le stesse ipotesi di reato contestate a Visco. Oltre al governatore, gli iscritti sono Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro, Silvano Corbella, Giovanni Domenichini, Stefano Lado, Giuliana Scognamiglio e Nicola Stabile. L'esposto che ha portato all'apertura del fascicolo è stato presentato da un centinaio di vecchi soci della Popolare di Spoleto, secondo i quali ci sarebbero state una serie di condotte irregolari nel passaggio a Banca Desio. In particolare, sempre secondo l'esposto dei vecchi soci, ci fu un'offerta di una società di Hong Kong, la 'Nit Holding', superiore di 100 milioni di euro rispetto a quella avanzata da Banca Desio. Offerta alla quale, dicono oggi i vecchi soci della Popolare, i commissari di Bankitalia rifiutarono senza fornire alcuna motivazione chiara.
LA NOTIZIA SUL FATTO QUOTIDIANO
Il commissariamento era stato confermato da Mef - Il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della controllante Spoleto Crediti e Servizi - vicende oggetto dell'inchiesta della magistratura di Spoleto che, secondo il Fatto Quotidiano, coinvolge, tra gli altri il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - era stato confermato dal Ministero dell'Economia dopo l'annullamento da parte del Consiglio di Stato. Alla luce delle pronunce del giudice amministrativo e dell'esigenza di evitare qualsiasi incertezza sulla stabilità dei rapporti della clientela, la Banca d'Italia aveva reiterato "ora per allora" le proposte al ministero dell'Economia di amministrazione straordinaria. Con i provvedimenti 149 e 150 del 20 aprile 2015, adottati su proposta dell'Istituto centrale, il Mef aveva reiterato i decreti ministeriali di amministrazione straordinaria con effetto a partire dall'8 febbraio 2013, quando era cominciato il commissariamento.
Ex amministratori già del mirino del pm - Già prima del commissariamento della Banca, avvenuto nel febbraio 2013, la popolare di Spoleto - ora al centro di una inchiesta che coinvolgerebbe il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - è finito nel mirino della Procura. I pm hanno indagato alcuni ex amministratori - tra i quali l'ex presidente Giovannino Antonini - funzionari dell'istituto e imprenditori dell'area umbra. Il procedimento, definito dalla Procura sulla base delle risultanze delle indagini svolte dal Nucleo Speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, è in attesa dell'udienza preliminare. I reati ipotizzati sono associazione per delinquere e plurime ipotesi di appropriazione indebita aggravata, intermediazione usuraria, ostacolo alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e documenti per operazioni inesistenti, omessa comunicazione del conflitto di interessi. Fatti commessi a Spoleto e in altri luoghi dal 30 settembre del 2007 al 24 aprile 2012 - avevano precisato gli inquirenti - "ai danni della Banca popolare di Spoleto e altri soggetti".
Bankitalia, non a conoscenza indagine - ''Con riferimento alla notizia comparsa oggi sulla stampa relativa alle vicende della Banca Popolare di Spoleto, la Banca d'Italia non è a conoscenza di alcuna iniziativa dell'autorità giudiziaria''. Lo riferiscono fonti della stessa Banca d'Italia.
Il denaro fantasma: Oggetti Contanti Non Identificati
Il denaro fantasma: Oggetti Contanti Non Identificati 
by "The Money Doctor"
Il denaro prestato o speso dalla banca per acquistare beni immobili o mobili, essendo creato dalla banca stessa, esce "in nero" poiché viene versato direttamente nel conto del fruitore senza che ne sia tracciabile l'origine. Ovvero, non esiste un accredito precedente in cassa a favore dell'istituto emittente. Così come esce in nero, rientra in nero poiché - alla restituzione - sembra sparire contabilmente.
Questo denaro "nero", ovvero senza certificato di nascita o di origine controllata e garantita, è paragonabile ad un immobile non accatastato. La cessione di questo denaro da parte della banca non viene giustificata da una precedente proprietà contabilizzata da parte della banca del denaro stesso.
Si interrompe quella che viene chiamata la "catena di titolarità" legittima del denaro in oggetto.
La banca segna una uscita di cassa senza prima aver segnato una entrata. Il paradosso di spendere col portafoglio vuoto.
Quando il denaro prestato rientra, sparisce contabilmente ma rimane di fatto in mano alla banca. Non viene distrutto. E' facile accertarsene con l'uso dei contanti materiali, è più difficile quando il rientro avviene tramite denaro elettronico che viene versato nel conto accentrato della banca.
Il fatto che il denaro - elettronico o contante - non sia più visibile contabilmente - ovvero che sia un "oggetto contante non identificato" - non impedisce però alla banca di disporne. Anche qui, è facile capirlo per le banconote e monetine, è più difficile capirlo per il denaro elettronico poiché occorre conoscere il funzionamento empirico delle società interbancarie di compensazione.
Il risultato è che di M1 - quello dichiarato dalla BCE - non si conosce un proprietario originario legittimo.
Ma il risultato pratico più eclatante è che la misura di M1 nella realtà è di parecchio superiore a quanto dichiarato. Un esperto in materia ha ipotizzato che si tratterebbe di circa mille volte la misura ufficiale.
La spiegazione è semplice: in M1 troviamo il denaro aggregato come risulta ufficialmente nei depositi desunti dai bilanci bancari, ma non troviamo traccia di tutto quel denaro clandestino, rientrato in banca e scomparso contabilmente, di cui vengono (definitivamente?) smarrite le tracce.
Diventa denaro fantasma ("shadow money").
Bibliografia:
- SOLDI - Il libro nero della finanza internazionale, di Denis Robert, Ernest Backes, Nuovi Mondi Media, 2004
http://www.amazon.it/Soldi-libro-della-finanza-internazionale/dp/8889091061
- Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070
- Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434
- Werner, R.A., Do banks really create money out of nothing?
Another empirical test of the three theories of banking, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477
by "The Money Doctor"
Il denaro prestato o speso dalla banca per acquistare beni immobili o mobili, essendo creato dalla banca stessa, esce "in nero" poiché viene versato direttamente nel conto del fruitore senza che ne sia tracciabile l'origine. Ovvero, non esiste un accredito precedente in cassa a favore dell'istituto emittente. Così come esce in nero, rientra in nero poiché - alla restituzione - sembra sparire contabilmente.
Questo denaro "nero", ovvero senza certificato di nascita o di origine controllata e garantita, è paragonabile ad un immobile non accatastato. La cessione di questo denaro da parte della banca non viene giustificata da una precedente proprietà contabilizzata da parte della banca del denaro stesso.
Si interrompe quella che viene chiamata la "catena di titolarità" legittima del denaro in oggetto.
La banca segna una uscita di cassa senza prima aver segnato una entrata. Il paradosso di spendere col portafoglio vuoto.
Quando il denaro prestato rientra, sparisce contabilmente ma rimane di fatto in mano alla banca. Non viene distrutto. E' facile accertarsene con l'uso dei contanti materiali, è più difficile quando il rientro avviene tramite denaro elettronico che viene versato nel conto accentrato della banca.
Il fatto che il denaro - elettronico o contante - non sia più visibile contabilmente - ovvero che sia un "oggetto contante non identificato" - non impedisce però alla banca di disporne. Anche qui, è facile capirlo per le banconote e monetine, è più difficile capirlo per il denaro elettronico poiché occorre conoscere il funzionamento empirico delle società interbancarie di compensazione.
Il risultato è che di M1 - quello dichiarato dalla BCE - non si conosce un proprietario originario legittimo.
Ma il risultato pratico più eclatante è che la misura di M1 nella realtà è di parecchio superiore a quanto dichiarato. Un esperto in materia ha ipotizzato che si tratterebbe di circa mille volte la misura ufficiale.
La spiegazione è semplice: in M1 troviamo il denaro aggregato come risulta ufficialmente nei depositi desunti dai bilanci bancari, ma non troviamo traccia di tutto quel denaro clandestino, rientrato in banca e scomparso contabilmente, di cui vengono (definitivamente?) smarrite le tracce.
Diventa denaro fantasma ("shadow money").
Bibliografia:
- SOLDI - Il libro nero della finanza internazionale, di Denis Robert, Ernest Backes, Nuovi Mondi Media, 2004
http://www.amazon.it/Soldi-libro-della-finanza-internazionale/dp/8889091061
- Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070
- Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434
- Werner, R.A., Do banks really create money out of nothing?
Another empirical test of the three theories of banking, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477
lunedì 19 ottobre 2015
REPORT-RAITRE sul falso in bilancio
Puntata
di Report-RAITRE di domenica 18 ottobre 2015
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-e0ec2a9b-c3d0-49f3-a157-82d8bc9ded10.html
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-e0ec2a9b-c3d0-49f3-a157-82d8bc9ded10.html
(...)
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Meno
 male che riesce anche a riderci su. Ma chi dice di voler aiutare
 l’economia a
riprendersi,
 queste cose le sa? Perché che cosa investi quando sei in balia del
burocrate
 locale che ti blocca l’attività perché un Ministero cincischia.
 Il Ministero in
questione
 è quello dell’ambiente e il suo Ministro non risponde.
 Proseguiamo invece
con
 un’altra legge fresca fresca che puoi interpretare come vuoi. Il
 falso in bilancio. 
 
GIOVANNI
MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Il
falso in bilancio è uno dei tipici reati sentinella, cioè: quei
reati che servono a
commettere
degli altri. Perché se io prelevo una somma che mi serve per pagare
una
mazzetta,
una corruzione o al contrario se io ricevo il frutto di una
corruzione non
posso
scriverla a bilancio come tangente di X.
LUCA
CHIANCA
Devo
falsificarlo.
E
 devo quindi dare il bilancio delle cifre e delle indicazioni diverse
 da quella che è la
realtà.
 
 
MILENA
 GABANELLI IN STUDIO
È
 noto che nel 2002 furono introdotte delle norme per cui il reato di
 falso in bilancio fu
praticamente
 depenalizzato. Adesso le cose sono cambiate è stata riscritta
completamente
 la legge ma c’è un ma che ruota attorno alla parola
 “valutazione”. Per
capire
 l’impatto e la ricaduta di questa parola bisogna costruirci un po’
 di storia
intorno.
 Allora se fino al 2002 ogni dato falso che finiva in bilancio era
 considerato un
fatto,
 con il governo Berlusconi viene introdotta una nuova norma che dice
 c’è il fatto
materiale
 da una parte che è una cosa, e la valutazione, che è un’altra
 cosa. E vanno
tenute
 separate. Perché, che cosa vuol dire? 
 
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO 
 
Che
 faccio un falso materiale se iscrivo a bilancio che nel magazzino ho
 10 macchine,
ma
 non ne possiedo nessuna. E faccio un falso valutativo se i 4 catorci
 arrugginiti nel
garage
 li valuto un 1 milione, invece di mille euro. 
 
Altro
 esempio? 
 
GIOVANNI
 MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Se
 io dico che sono proprietario di Trinità dei Monti beh..
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO
Qualche
 dubbio mi viene!
GIOVANNI
 MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Qualche
 dubbio verrà. Se io dico che sono proprietario di un immobile che è
 dietro
Trinità
 dei Monti, preziosissimo, di un valore enorme, di grande rilievo sul
 mercato, poi
si
 va e si vede è una topaia, che non sta in piedi che per entrarci e
 per consolidarla
bisogna
 spendere un patrimonio, il discorso è diverso.
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO 
 
Bene.
 Il 15 giugno di quest’anno, dopo 2 anni di discussioni sulla
 necessità di
ripristinare
 il reato di falso in bilancio, come è in tutti i paesi
 industrializzati, entra
finalmente
 in vigore la nuova norma; il governo aumenta le pene e sarà più
 difficile
farla
 franca perché allunga anche i tempi di prescrizione. 
 
GIOVANNI
 MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Con
 l'altra mano però si dimentica di scrivere o meglio decide di non
 scrivere che le
valutazioni
 possono costituire un falso, al pari dei fatti materiali falsi. 
 
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO 
 
Cioè
 il nodo sta tutto in questo inciso: “ancorché oggetto di
 valutazioni”, presente
nella
 vecchia norma, ma sparito da quella nuova. L’effetto di questa
 dimenticanza si
anni
 per bancarotta impropria dell'ex sondaggista di Berlusconi, Luigi
 Crespi e due
componenti
 della sua famiglia. 
 
GIUSEPPE
 ROSSODIVITA – TEAM AVVOCATI FAMIGLIA CRESPI
All’esito
 del rinvio la Cassazione ha accettato una nostra interpretazione e
 ha
provveduto
 ad annullare la sentenza di condanna in relazione a quei capi che
 appunto
facevano
 riferimento al falso valutativo. 
 
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO 
 
Secondo
 i giudici d'appello Crespi aveva abbellito il bilancio della HDC,
 inserendo
crediti
 e partecipazioni societarie con valori troppo elevati, per non far
 apparire in
dissesto
 la sua società. E siccome questi dati erano delle false
 valutazioni, la
Cassazione
 ha applicato alla lettera quello che il legislatore ha scritto.
GIOVANNI
 MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
In
 concreto se avesse voluto punire le valutazioni avrebbe dovuto
 dirlo.
LUCA
 CHIANCA
Scriverlo
 chiaro.
GIOVANNI
 MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Scriverlo
 chiaro.
SIMONE
 LONATI – PROCEDURA PENALE UNIVERSITA’ BOCCONI MILANO
Se
 lei va a vedere gli emendamenti che sono stati presentati e che sono
 stati tutti
respinti
 tutti erano nel senso di inserire ancorché oggetto di valutazione.
 Quello che è
passato
 è invece l’emendamento del Governo che riporta come oggetto della
 condotta
soltanto
 l’esposizione di fatti materiali rilevanti non rispondenti al
 vero. 
 
SIMONE
 LONATI – PROCEDURA PENALE UNIVERSITA’ BOCCONI MILANO
Senza
 le valutazioni.
LUCA
 CHIANCA
Senza
 le valutazioni.
LUCA
 CHIANCA
Perché
 è stata tolta la frase “ancorché oggetto di valutazioni”?
DONATELLA
 FERRANTI – PRESIDENTE COMMISSIONE GIUSTIZIA CAMERA
Il
 problema io credo che sia quello di focalizzare che noi non abbiamo
 operato un
intervento
 chirurgico sulla norma preesistente, quella del 2002, ma abbiamo
 riscritto
la
 norma del falso in bilancio.
LUCA
 CHIANCA
Però
 la Corte di Cassazione è stata chiara dopo due giorni. Annullando
 una sentenza.
DONATELLA
 FERRANTI – PRESIDENTE COMMISSIONE GIUSTIZIA CAMERA
Nella
 relazione che abbiamo fatto in aula - l'onorevole Ermini ha fatto in
 aula, il
relatore
 - abbiamo proprio specificato che nei fatti materiali rilevanti
 rientravano
anche
 le valutazioni. 
 
LUCA
 CHIANCA FUORI CAMPO
Leggendo
 la relazione dell’onorevole Ermini, fatta di ben 2 cartelle, non
 c’è mai scritto
in
maniera chiara che anche la false valutazione sono reato. 
DONATELLA
FERRANTI – PRESIDENTE COMMISSIONE GIUSTIZIA CAMERA
Dire
che non c'è quella frase, uguale non c'è la valutazione fraudolenta
non è alterata,
falsa,
non è un falso in bilancio, è una equivalenza errata, non conforme
alle volontà
del
legislatore. Non è una sentenza che fa la giurisprudenza. Quindi per
ora prendiamo
atto.
LUCA
CHIANCA
Ma
la prima sentenza dice il contrario di quello che voi volevate fare!
DONATELLA
FERRANTI – PRESIDENTE COMMISSIONE GIUSTIZIA CAMERA
L'interpretazione
molte volte anche della giurisprudenza, della Cassazione cambia e
forse
qui c'era bisogno di un approfondimento ulteriore.
GIOVANNI
MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
Nel
dibattito che ha seguito questo discorso, si è detto che occorre
fare il tagliando
alla
legge. A me preoccupa l'idea di una legge che dopo esser stata in
gestazione per
svariati
anni.
LUCA
CHIANCA
Per
due anni!
GIOVANNI
MARIA FLICK – EX PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE
..ha
bisogno del tagliando.
GIAN
GAETANO BELLAVIA - ESPERTO DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA
Ma
lei pensi solo alla banche: i bilanci delle banche sono solo una
valutazione.
Valutare
i crediti. Le più grandi banche italiane hanno 50, 80, 100 miliardi
di euro
crediti
LUCA
CHIANCA
Come
li valutiamo questi crediti?
GIAN
GAETANO BELLAVIA - ESPERTO DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA 
Loro
li valuteranno come gli pare, no? È questo il punto: non è punibile
una
valutazione
fraudolenta. 
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Insomma
è un’ambiguità voluta o un pasticcio? Ha sbagliato chi l’ha
scritta o chi la
interpreta?
Sta di fatto che per uscirne o il legislatore ci rimette le mani
oppure la
Cassazione
si esprime dicendo esattamente come va interpretata. Perché
lasciando le
cose
così come stanno chi gonfia il bilancio in maniera fraudolenta come
abbiamo visto
può
anche farla franca. Pubblicità e poi vediamo una storia che è
veramente surreale.
Pubblicità
(...)
Iscriviti a:
Commenti (Atom)

