INTERVISTA A NIGEL FARAGE: SARKO’ E MERKEL SAPEVANO CHE BERLUSCONI DOVEVA LASCIARE
di Ulderico de Laurentiis e Alberto Spampinato– Finalmente si torna online dopo la pausa natalizia, con un’intervista esclusiva ad un personaggio che ultimamente sta facendo parlare molto di sé in Europa, ma soprattutto in Italia, dove ormai è una vera e propria “Web-Star”. Stiamo parlando di Nigel Farage, politico britannico, leader dell’UKIP e deputato al Parlamento Europeo, dove si distingue quotidianamente con interventi molto duri nei confronti del sistema UE e delle sue alte burocrazie. Meridiana lo ha intervistato in esclusiva per voi, puntando l’attenzione sui temi caldi di queste ultime settimane di crisi politica, economica e monetaria. Buona lettura.
Mr. Farage, la crisi finanziaria sta mettendo seriamente in discussione la stabilità dell’ Eurozona e lei, senza molti giri di parole parla di fallimento dell’euro. Ritiene davvero che il sistema della moneta unica europea sia giunto al capolinea?
Sì. Ho sempre detto che un’unione con unica regolamentazione, doganale e monetaria del tipo”one-size-fits-none”, (una taglia unica che non veste bene nessuno n.d.r.) si sarebbe rivelata un fallimento. In realtà, sta fallendo dalla nascita, ma solo ora il fallimento si sta evidenziando a tutti, perché le risorse che sta consumando dall’inizio oramai sono quasi esaurite, dilapidate.
Dopo il caso della Grecia e dell’Italia, sembra diffondersi una strategia internazionale grazie alla quale i gruppi di potere finanziario internazionale si stanno sostituendo al potere politico, annullando il valore del consenso popolare e azzerando, di conseguenza, la possibilità del corpo elettorale di giudicare l’operato di chi li governa. I cosiddetti tecnici ormai gestiscono direttamente la politica di alcuni Stati e la politica sembra impotente davanti alle pressioni dei mercati. Siamo davanti a un rischio per la democrazia in Europa?
Sarebbe una grossolana stupidaggine non vederlo (il rischio n.d.r.), ma è già da tempo che l’Unione Europea ha distrutto la democrazia, utilizzando i soldi dei contribuenti per comprare i partiti politici e le entità di formazione dell’opinione pubblica in ognuno dei suoi stati assoggettati. La novità emersa rispetto alla Grecia e all’Italia è che è scomparsa anche la finzione di preservare e rispettare la democrazia. Ecco svelata la forma delle cose a venire.
Debito pubblico e signoraggio monetario: due questioni attorno alle quali si snoda prepotentemente il dibattito sulle crisi degli Stati Nazionali e il ruolo delle Banche. Sono le armi utilizzate da quei tecnici che lei ha definito “gli assassini dell’Europa”, nel perseguimento di un progetto di supremazia tedesca nell’eurozona?
Si, è così.
Alcune settimane fa, quando Berlusconi era ancora capo del Governo, Merkel e Sarkozy, durante un conferenza stampa tenutasi a margine di un Consiglio Europeo, si diedero uno sguardo di intesa e accennarono una risata, alla domanda dei giornalisti sulla fiducia in Berlusconi e nella sua capacità di attuare le riforme necessarie all’Italia per fronteggiare la crisi. Conosce quell’episodio? Che idea se n’è fatto?
Si, conosco l’episodio e sembra abbastanza chiaro, a posteriori, che Merkozy (sic) sapeva bene che Berlusconi sarebbe dovuto andar via.
Negli ultimi giorni, è stato stipulato un nuovo patto Europeo che secondo molti rappresenta la soluzione per un’ Europa più forte e per un Euro più stabile, mentre per alcuni altri si tratta di un’ulteriore perdita di sovranità per gli stati membri e di un accordo che non risolve affatto la crisi. Come mai, a suo parere, la stampa ha dato più spazio alla notizia che la Gran Bretagna non aderiva a tale accordo che ai dettagli dell’accordo stesso che sembrano ancora oggi sconosciuti al grosso dell’opinione pubblica?
È nel comportamento abituale dei mezzi di comunicazione controllati dall’Unione Europea, la tendenza a nascondere ciò che è più terribile e pericoloso nelle politiche dell’Unione focalizzando l’attenzione su problemi drammatici, ma secondari. Il veto di Cameron non è nemmeno importante – di per se – certamente non è decisivo – rispetto alla sbandata verso la sottomissione che l’Eurozona ha accettato nello stesso momento.
Come vede la situazione ungherese e quale soluzione pensa sarà adottata, anche in relazione con la crisi italiana, spagnola e greca?
L’Ungheria non è così facile da sottomettere perché non è infettata dall’Euro; ma è però infettata di altri mali dell’Unione, come l’eccessiva regolamentazione, regolamentazione dannosa e l’imprigionamento nell’unione doganale. Il drenaggio di risorse finanziarie e umane dalla periferia al centro dell’Unione Europea sta avanzando ovunque ed è solamente accelerato dall’Euro. L’unica vera soluzione non è quella di rottamare l’Euro, ma di sbarazzarsi dell’Unione Europea.
Se dovesse rivedersi in un partito politico italiano, quale sarebbe? Escludendo la lega nord con cui condivide già lo stesso gruppo al parlamento europeo.
Non credo che alcun partito politico italiano potrebbe attrarre il mio voto. Sono tutti servilmente pro-Unione Europea.
E se dovesse votare un politico italiano? Chi potrebbe essere il suo preferito?
Ammiro il signor Allam (Magdi Cristiano Allam n.d.r.) dell’Unione dei Democratici Cristiani e spero che presto vi siano molti altri come lui nel suo partito, che allora potrebbe meritare di essere votato.
Si ringrazia NDL per le traduzioni
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