Democrazia o bluff pilotato da bande criminali?
di Antonio Serena - 26/02/2012Fonte: liberaopinione
“Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona indecifrabile. Tra questi, il 12 per cento dei laureati. Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea“.
L’articolo, reperibile in vari siti internet, si rifà ad uno studio condotto a suo tempo dall’Istituto Canadese di Statistica in collaborazione con l’ OCSE ed è stato illustrato dal pedagogista Tullio De Mauro. I suoi contenuti sono stati rielaborati di recente da Piero Angela nel suo libro: A cosa serve la politica, Mondadori, Milano 2011.
Scrive Angela: “L’indagine, compiuta su un campione rappresentativo di cittadini, consisteva in 6 questionari concernenti la lettura, la scrittura, e il calcolo. Le risposte venivano classificate in 5 livelli: il 4° e il 5° livello comprendevano coloro che avevano conseguito un risultato buono, o ottimo, il 3° livello un risultato mediocre, il 1° e il 2° erano coloro invece a rischio di analfabetismo.
Il quadro, in dettaglio, è il seguente: il 5 per cento della popolazione non arriva neppure al 1° livello, cioè è letteralmente analfabeta. Ciò vuol dire che il numero degli analfabeti in Italia supererebbe nettamente i 2 milioni! In precedenti indagini risultava un numero inferiore (700 mila) ma derivava da un’autodichiarazione, non da un test reale.
Al 1° livello (rischio di analfabetismo) si trova il 33 per cento degli italiani. E un altro 33 per cento si ferma al 2° livello. Ciò significa che complessivamente oltre il 70 per cento degli italiani (il 71 per cento) non arriva neppure al 3° livello, cioè alla mediocrità!…Solo il 20 per cento si situa nella fascia sopra la mediocrità, e pochissimi raggiungono il 4° e 5° livello”.
L’analisi si presterebbe a mille ed una considerazioni, ma preferiamo soffermarci sulla più elementare. E’ evidente che dei livelli culturali simili non permettono alla stragrande maggioranza delle persone di “orientarsi nella vita” (era questo l’obiettivo dell’indagine), costringendoli a subire l’oppressione di potenti mezzi di informazione che condizionano ogni loro scelta.
Non è forse un caso che, ad esempio in politica, poche parole d’ordine, ripetute con martellante insistenza abbiano condizionato le masse nell’esprimere un voto che, proprio per queste caratteristiche, non poteva assolutamente definirsi “libero e democratico” come si è cercato di far credere.
Negli anni di piombo (per non allontanarci troppo dal momento attuale) la Democrazia cristiana ha potuto tranquillamente governare, oltre che con i mezzi che deteneva, unicamente barcamenandosi tra gli “opposti estremismi”. Una volta caduta in disgrazia per una serie di coincidenze la prima repubblica, la Lega e PDL sono subentrati al vecchio regime promettendo un cambiamento che si fondava su alcune parole d’ordine ampiamente condivise dalla gente (difesa delle identità, liberismo economico, lotta all’immigrazione selvaggia) urlate ai quattro venti da una pletora di media asserviti. Non è cambiato molto con Monti, portato al potere dai potentati economici internazionali, in un momento in cui la partitocrazia aveva raggiunto i livelli minimi di gradimento popolare, con la promessa di “salvare l’Italia dalla bancarotta”; in realtà foraggiando con i soldi dei cittadini i maggiori responsabili dello sfascio economico e produttivo capitalista.
Le potenti iniezioni di evidenti menzogne non scuotono minimamente una popolazione che, specie di questi tempi, ha altro cui pensare. Inebetito da crisi economica e ignoranza, il popolo crede a tutti i ciarlatani che si profilano volta a volta all’orizzonte. Solo per fare qualche esempio, come può un partito che parla di sovranità e indipendenza della nazione o di parti di essa (Padania), e come possono partiti di sinistra nati all’ ombra di parole d’ordine come tutela del proletariato o antimperialismo, condividere e foraggiare in ogni parte del mondo “aggressioni militari” a fine di lucro gabellandole per “missioni di pace”?
Possono. Perché la democrazia non c’è ed il popolo non ha gli strumenti culturali adeguati per opporsi a queste nefandezze.
La soluzione del problema consiste nel riuscire a togliere a questa casta di usurai, unico e vero nemico dopo la caduta delle ideologie, il controllo pressoché assoluto dell’informazione, aprendo la strada ad una crescita culturale ed al ritorno ad un programma di vera socialità. Altrimenti assisteremo ad una ribellione violenta ed inarrestabile di masse sempre più numerose di schiavi in un mondo globalizzato che - forse qualcuno non se n’è ancora accorto - non è più quello degli archi, delle frecce e delle riserve indiane.
L’articolo, reperibile in vari siti internet, si rifà ad uno studio condotto a suo tempo dall’Istituto Canadese di Statistica in collaborazione con l’ OCSE ed è stato illustrato dal pedagogista Tullio De Mauro. I suoi contenuti sono stati rielaborati di recente da Piero Angela nel suo libro: A cosa serve la politica, Mondadori, Milano 2011.
Scrive Angela: “L’indagine, compiuta su un campione rappresentativo di cittadini, consisteva in 6 questionari concernenti la lettura, la scrittura, e il calcolo. Le risposte venivano classificate in 5 livelli: il 4° e il 5° livello comprendevano coloro che avevano conseguito un risultato buono, o ottimo, il 3° livello un risultato mediocre, il 1° e il 2° erano coloro invece a rischio di analfabetismo.
Il quadro, in dettaglio, è il seguente: il 5 per cento della popolazione non arriva neppure al 1° livello, cioè è letteralmente analfabeta. Ciò vuol dire che il numero degli analfabeti in Italia supererebbe nettamente i 2 milioni! In precedenti indagini risultava un numero inferiore (700 mila) ma derivava da un’autodichiarazione, non da un test reale.
Al 1° livello (rischio di analfabetismo) si trova il 33 per cento degli italiani. E un altro 33 per cento si ferma al 2° livello. Ciò significa che complessivamente oltre il 70 per cento degli italiani (il 71 per cento) non arriva neppure al 3° livello, cioè alla mediocrità!…Solo il 20 per cento si situa nella fascia sopra la mediocrità, e pochissimi raggiungono il 4° e 5° livello”.
L’analisi si presterebbe a mille ed una considerazioni, ma preferiamo soffermarci sulla più elementare. E’ evidente che dei livelli culturali simili non permettono alla stragrande maggioranza delle persone di “orientarsi nella vita” (era questo l’obiettivo dell’indagine), costringendoli a subire l’oppressione di potenti mezzi di informazione che condizionano ogni loro scelta.
Non è forse un caso che, ad esempio in politica, poche parole d’ordine, ripetute con martellante insistenza abbiano condizionato le masse nell’esprimere un voto che, proprio per queste caratteristiche, non poteva assolutamente definirsi “libero e democratico” come si è cercato di far credere.
Negli anni di piombo (per non allontanarci troppo dal momento attuale) la Democrazia cristiana ha potuto tranquillamente governare, oltre che con i mezzi che deteneva, unicamente barcamenandosi tra gli “opposti estremismi”. Una volta caduta in disgrazia per una serie di coincidenze la prima repubblica, la Lega e PDL sono subentrati al vecchio regime promettendo un cambiamento che si fondava su alcune parole d’ordine ampiamente condivise dalla gente (difesa delle identità, liberismo economico, lotta all’immigrazione selvaggia) urlate ai quattro venti da una pletora di media asserviti. Non è cambiato molto con Monti, portato al potere dai potentati economici internazionali, in un momento in cui la partitocrazia aveva raggiunto i livelli minimi di gradimento popolare, con la promessa di “salvare l’Italia dalla bancarotta”; in realtà foraggiando con i soldi dei cittadini i maggiori responsabili dello sfascio economico e produttivo capitalista.
Le potenti iniezioni di evidenti menzogne non scuotono minimamente una popolazione che, specie di questi tempi, ha altro cui pensare. Inebetito da crisi economica e ignoranza, il popolo crede a tutti i ciarlatani che si profilano volta a volta all’orizzonte. Solo per fare qualche esempio, come può un partito che parla di sovranità e indipendenza della nazione o di parti di essa (Padania), e come possono partiti di sinistra nati all’ ombra di parole d’ordine come tutela del proletariato o antimperialismo, condividere e foraggiare in ogni parte del mondo “aggressioni militari” a fine di lucro gabellandole per “missioni di pace”?
Possono. Perché la democrazia non c’è ed il popolo non ha gli strumenti culturali adeguati per opporsi a queste nefandezze.
La soluzione del problema consiste nel riuscire a togliere a questa casta di usurai, unico e vero nemico dopo la caduta delle ideologie, il controllo pressoché assoluto dell’informazione, aprendo la strada ad una crescita culturale ed al ritorno ad un programma di vera socialità. Altrimenti assisteremo ad una ribellione violenta ed inarrestabile di masse sempre più numerose di schiavi in un mondo globalizzato che - forse qualcuno non se n’è ancora accorto - non è più quello degli archi, delle frecce e delle riserve indiane.
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