lunedì 10 giugno 2013

Bankitalia, parla un fantasma: Visco


Banca d'Italia non lascia speranze

di  Pasquale Cicalese

Il "Bollettino" trimestrale

Asettico, come al solito. Preciso, al limite della pignoleria, senza alcun intento autocelebrativo. Viene pubblicato ogni quadrimestre e dà la radiografia completa dell’economia italiana.

E’ il Bollettino Economico, l’ultimo uscito il 17 aprile scorso. Settanta pagine, grafici, tabelle, commenti specifici. La prima cosa che guardi è la posizione patrimoniale estera. Dai un’importanza estrema a questo dato dopo la burrasca monetaria dell’estate del 1992 e dopo che, alcuni mesi dopo, nell’emeroteca della Dipartimento di Economia di Scienze Po ti eri imbattuto in una lettura estrema, che ti raccontava la filosofia monetaria della Bundesbank.

Il libro era “Il conflitto economico mondiale” del rimpianto socialista, quando alcuni decenni prima significava serietà ed una preparazione che superava il circolo intellettuale di Togliatti, Riccardo Parboni, un economista che gli anni 2011-2013 te li raccontava nel lontano 1984. Non sei sorpreso di ciò che ti accade intorno, Parboni lo aveva annunciato: ti domandi semplicemente come è stato possibile che negli ultimi trent’anni gli italiani abbiano delegato i loro affari ad autentiche schiappe. Non si tratta solo di politici, ma, come si incomincia ad affermare timidamente, di baroni, di alti dirigenti della PA, di banchieri e, spesso, di industriali.

Quanto agli antagonisti, avevano torto marcio, in economia il salario non è mai una variabile indipendente; quanti di loro lessero l’annunciata guerra di Parboni? Quanti di loro lessero da Pala che lo schema sraffiano era un’autentica bufala? Per questo, dall’autunno del 1992 leggi il Bollettino di Bankitalia redatto dal suo centro studi, tra i migliori al mondo da decenni, per sapere come stiamo messi con la bilancia delle partite correnti.

Ebbene, nel 2012 l’Italia, dopo 7 anni di deficit corrispondenti al 3,5-4% del pil,ha quasi pareggiato la bilancia dei pagamenti. Addirittura, nel quarto trimestre 2012 è risultata positiva. Potrebbe sembrare una buona notizia, ma è indice dell’inferno in cui siamo piombati essendo il pareggio dovuto esclusivamente ad un crollo delle importazioni che non conosce confronti storici.

Poi ti guardi altri grafici e altre tabelle e ti imbatti in una che ti racconta come mai in questo Paese c’è una crisi di liquidità pazzesca. E’ la tabella riguardante il sistema Target2, vale a dire flussi/deflussi netti di capitali da e per l’Italia. Roba da non crederci, ti togli gli occhiali per studiartela ben bene, nel caso ti sfuggisse qualcosa. Nel primo trimestre 2013 vi è un deficit di 240 miliardi di euro, corrispondente al 18% del pil, quando agli inizi del 2011 il saldo era praticamente in pareggio. Capitali fuggiti via dal Paese, da parte di investitori esteri e da residenti estero-vestiti: roba da guerra mondiale.

Lo stesso giorno un editoriale del giornale di Confindustria ti informava che dal 2006 al 2012 in Italia vi è stata una perdita di ricchezza pari a 460 miliardi di euro, mentre la Germania ha avuto un aumento di ricchezza finanziaria di 506 miliardi di euro. Ti viene in mente Parboni, o magari “L’oro di Roma” del compagno Lizzani.

Questa è l’Europa per i quali ai proletari italiani gli hanno ficcato in vent’anni finanziarie pari a 600 miliardi di euro….

Non avrebbe mai potuto essere un’area monetaria ottimale, stante il nazistume del pensiero economico della classe dirigente tedesca. Mundell questo non lo sapeva, pensava in cuor suo che i tedeschi avessero dimenticato Kaiser e Fuehrer. In Usa c’è un governo federale che compensa i flussi/deflussi di capitali tra Stati, qui abbiamo Barroso e Tajani che fanno i compitini ai governi nazionali sul rispetto dei “parametri”: brezneviani del tardo capitalismo europeo. Non era forse la Spagna di Aznar e Zapatero un campione di deficit e debito pubblico? Guardatela ora, 6,5 milioni di disoccupati a causa del sistema Target2.

Gli italiani devono alla Bundesbank 240 miliardi di euro, questo è il vero fiscal compact: una volta saldato il conto, potranno andare alla malora, ben più di adesso. Fino al 1992 eravamo in attivo, non avevamo debito con loro, questa è la tragedia italiana.

Rovesciare il tavolo, contare sulle proprie forze (con l’evasione fiscale e la corruzione che ci ritroviamo..), pensare magari ad un’altra area monetaria? Come fai, hai il cappio al collo, ti devi per forza inventare un accordo monetario e commerciale con paesi in surplus che possano sostituirsi alla Bundesbank, di modo che ai maledetti crucchi saldi il conto e li potrai mandare finalmente al diavolo.

L’intelligente governatore Visco guarda da due anni e mezzo Target2, spera che gli italiani rinsaviscano e magari che dopo decenni si punti su investimenti e “capitale umano”, giusto per innalzare la qualità produttiva e per aumentare la produttività totale dei fattori produttivi ,riprendendo nel giro di pochi anni posizioni nel commercio internazionale di tutto rispetto. Così avremmo la possibilità di saldare Target, come fece Baffi nel 1976 quando restituì un prestito alla Bundesbank mettendo in garanzia l’oro che questo benedetto uomo aveva accumulato per 15 anni.

Le riserve ufficiali devono aumentare, e ciò passa da surplus commerciali e surplus della bilancia dei pagamenti. Sapranno gli imprenditori italiani essere all’altezza della sfida? Ne dubito, a parte poche eccezioni, anche perché quei geni di Draghi, Amato e Prodi si misero in testa di smantellare gli oligopoli industriali pubblici. Occorre ricostituirli, occorre un intervento pubblico in economia, occorrono banche pubbliche e per far tutto questo occorre ridefinire i trattati europei.

Non vuoi pagare il debito? Bene, saresti fuori dai circuiti dei mercati finanziari internazionali per decenni, come un qualsiasi paese del terzo mondo. L’autarchia nel 2013 non la pratica nessuno né tantomeno siamo in America Latina dove hanno le rendite delle materie prime.

Target2 ha sconvolto l’Italia: il mercato immobiliare nel giro di cinque anni è crollato del 50%: con “nuovo rialzo dei margini di sconto rispetto alle richieste iniziali dei proprietari”, come a dire che la flessione ufficiale dei prezzi delle case (5,7% in due anni) è poca cosa rispetto al crollo del prezzo di vendita effettivo; la bassa inflazione è dovuta “a una domanda interna debole”; la spesa per investimenti, crollata del 10% nel 2012, risente “degli ampi margini di capacità inutilizzata” e per il 2013 le imprese prevedono ulteriore flessione; reddito disponibile calato nel 2012 del 4,8%, consumi reali calati in due anni del 5%; le forze di lavoro sono aumentate di 540 mila unità grazie a donne che prima potevano permettersi di stare a casa e ora no e grazie anche al fatto che i sessantenni rimangono sempre più a lavorare.

Nei vent’anni passati a leggere gli eccellenti Bollettini della Banca d’Italia trovavi sempre una luce, un qualcosa a cui aggrapparti, una prospettiva, malgrado tutto. L’ultimo, invece, è terribilmente senza speranza. Certo, fotografa lo stato delle cose e magari aspetti le Considerazioni Finali che il governatore, come ogni anno, rende pubbliche il 31 maggio per vedere se a Palazzo Koch hanno ancora qualche idea e, soprattutto, nel caso fosse intelligente, come si spera, se la classe dirigente ha voglia di attuarla.

Ma siamo al “Tutti a casa”, all’8 settembre della borghesia italiana. David Byrne cantava in Angels del 1994: “I’m ready now, but where are you?” Già, dove siete?
[Da Contropiano 01 Giugno 2013]


Il "ghost country" del governatore Visco


Ore 10:00 del 31 maggio 2013, sul sito della Banca d’Italia appaiono finalmente le “Considerazioni Finali” del Governatore Visco. Le prime furono deludenti, sottotono, tutte rivolte alle banche italiane che dovevano patrimonializzare, poca roba sull’economia. Le seconde sono di tutt’altra pasta. Ti prendi la pausa pranzo, stampi la relazione e vai dal tuo amico barista a rileggerla. Nel farlo percorri la via, ovunque appartamenti vuoti, affittasi, vendesi, cedesi attività, svendita totale per chiusura, saldi estivi al 70%; il tuo amico barista ti racconta che la sera prima la tv locale ha trasmesso un servizio con cui informava che in cinque anni si erano chiuse il 50% delle attività commerciali in città. Il gettito del pizzo è crollato, la coca pare non si vende più, c’è il traffico internazionale ma quello è riservato all’ala finanziaria. La manovalanza della “locale” negli ultimi mesi è impazzita, attentati ovunque, anche in posti considerati una volta “sacri”: troppe famiglie di carcerati da mantenere, troppi avvocati da pagare. Il tribunale è affollatissimo, vedi quarantenni vestiti impeccabilmente con la 24 ore, ma sembrano dei fantasmi, a quell’età sono ancora mantenuti dai genitori che stanno dissipando quanto da loro accumulato negli ultimi decenni.

Troppa gente iscritta alla facoltà di Giurisprudenza a Roma e a Catanzaro. I disoccupati sposati e con figli abitano nelle case popolari dei loro genitori, alle 6 di mattina vedi immigrati del centro di accoglienza di Sant’Anna vagare come fantasmi, ultimamente la Caritas ha raddoppiato i locali della mensa dei poveri, il 50% dell’utenza è italiana, il Banco Alimentare non riesce a soddisfare tutte le richieste. L’assessore comunale all’urbanistica rilascia un’intervista in cui dichiara che si sono costruite troppe case, i prezzi sono crollati, troppi immobili. Il Piano Regolatore fatto negli anni novanta da un sindaco fascista prevedeva una città di 120 mila abitanti, non ne siamo oggi manco un terzo. Tale Piano fu approvato attraverso un commissariamento della Regione Calabria allora guidata dal giudice forzista Chiaravalloti, il consiglio comunale non ebbe modo di esprimersi…Non c’è niente da fare, i fascisti di economia non ci hanno mai capito nulla. E secondo quel genio di Brunetta non si vendono case perché c’è l’Imu…Troppe case, la nostra è una ghost city, siamo tutti fantasmi fra la 106 e il far west, Edgar Allan Poe sarebbe ben accolto tra noi. I cinesi comprano a man bassa appartamenti da gente affamata di liquidità e rincorsa dalle banche, che svendono a prezzi stracciati con spaventose perdite in conto capitale: il paradosso di Irving Fisher della Wall Street del ‘29. I prezzi stanno tornando ai livelli di quando c’era la lira, lo noti con le case (monolocali affittati a 160 euro…), con l’ortofrutta, con le scarpe, con l’abbigliamento, 14 anni di economia bruciati, il falò delle vanità. Nessuno lo dice, ma il crollo del gettito Iva non è solo evasione, ma sintomo di crollo dei prezzi. La deflazione salariale di Maastricht ha ormai colpito rentiers e bottegai, il ceto medio è bruciato. Ghost country: il proletariato in questo Paese si sta allargando a dismisura.

Parli con un dipendente dalla società di servizi dell’ente, conosce tutti e ti racconta come stanno messi gli “imprenditori”: se ne salva solo uno, che ha trecento dipendenti e lavori in Angola, Brasile e Kazakistan dietro la Saipem. Gli altri morti, cassa integrazione e mobilità ovunque. Una volta c’erano 6 mila metalmeccanici e 1500 chimici, i giovani d’estate si mantenevano gli studi universitari andando a lavorare nei conservifici, oggi chiusi. A long, long time ago, suonava Byrne. Ti racconta che gli “imprenditori” e i costruttori annegano nei debiti. Dovunque vai assisti al “paradosso di Irving Fisher” della deflazione da debito. L’amico barista ti fa: “la catena di supermercati non ha più merce, non paga i fornitori e da mesi non paga gli stipendi, come quasi tutti, tra poco anche voi. Chiudo in autunno, vado nella Svizzera francese, che si dice dalle parti di Roma?”.Gli fai “sono stato qualche settimane fa, con il suo Piano Regolatore Veltroni lì ha combinato un disastro immane. Sta diventando una ghost city, tra poco lì arriverà Edgar Allan Poe”. Da qualche parte hai letto che se i prezzi degli immobili dovessero calare mediamente di un altro 10% le sofferenze bancarie esploderebbero: da Ghost city a Ghost country.

Incontri al bar un giornalista che ti invita a scrivere di economia locale sul giornale cittadino. Gli fai “Francé, quale economia? Da queste parti siamo rimasti noi parassiti lavoratori pubblici e tra poco faremo la fine dei greci. Ho letto Visco, te la dico con i Police: “When the world is running down, you make the best of what's still around”. 

Gli parli del governatore della Banca d’Italia e della sua relazione, per nulla ottimista.

Visco è napoletano, e come tutti i partenopei lascia intendere, butta giù qualche sassolino per chi voglia raccoglierlo; da anni lasciava tracce, segni, detti e non detti, insomma aforismi à la Lichtenberg applicati all’economia. La lingua partenopea ti porta ad applicare la semiotica in ogni contesto, quindi devi fare grandi sforzi di interpretazione. Visco, da buon partenopeo, è sornione, quella gente ne ha visto di tutti i colori, ormai non ci si meraviglia di niente. Osserva l’imprenditoria italiana con distacco, come del resto faceva l’ex governatore Antonio Fazio che nel 2003 accusò gli industriali italiani di fabbricare “prodotti cinesi”.. Da allora, ben poco è cambiato, qualcosa si è visto nella meccanica strumentale che non a caso è protagonista del 75% del surplus commerciale con l’estero al netto dell’import di prodotti energetici. Per il resto, meglio lasciar perdere.

Inizio delle Considerazioni: “in queste considerazioni darò conto di un anno difficile. Parlerò delle gravi prove che la collettività ha dovuto e deve affrontare”. Incipit di un Ghost country. “La recessione sta segnando profondamente il potenziale produttivo, rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale” (pag. 9). Detto in altri termini, distruzione di capacità produttiva, Ghost country. E’ una crisi esogena, secondo Visco? Macché: “ le origini finanziarie e internazionali della crisi non devono far dimenticare che in Italia, più che in altri paesi, gli andamenti ciclici si sovrappongono a gravi carenze strutturali. Lo mostra, già nei dieci anni precedenti la crisi, l’evoluzione complessiva della nostra economia, peggiore di quella di quasi tutti i paesi sviluppati” (pag. 10). Dunque, la crisi internazionale è iniziata nel 2007, dieci anni prima fa 1997. Chi c’è stato? Fate bene i conti: Prodi, D’Alema, Berlusconi, Prodi e ancora Berlusconi. Risultato: Ghost country…”La scuola, l’università dovranno sostenere il processo di cambiamento garantendo un’istruzione adeguata per qualità e quantità, mirando con decisione ad accrescere i livelli di apprendimento e sviluppare nuove competenze” (pag. 11). Gelmini tagliò la spesa per l’istruzione di 8 miliardi nel giro di un solo anno….Siamo in mano a degli idioti, dunque a dei criminali. Oggi i proletari, contrariamente agli anni settanta/ottanta, se lo sognano di iscriversi all’Università: ghost country… Visco accenna alla probabile golden rule europea per le spese di investimento fuori dal conteggio del deficit. Dove vuole indirizzarli? “Nel nostro Paese ne potrebbero beneficiare investimenti per la tutela e la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale e artistico” (pag. 13). Questo napoletano sta in un altro pianeta, da noi Berlusconi ha azzerato tutte queste voci: ghost country, Visco è anch’egli un fantasma. Berlusconi, il “capitalista”, da vent’anni invita gli italiani all’evasione fiscale. Leggete cosa dice il non sanfedista napoletano Visco: “l’evasione distorce l’allocazione dei fattori produttivi, causa concorrenza sleale, è di ostacolo alla crescita dimensionale delle imprese, aumenta il carico tributario per i contribuenti in regola”. Visco, forse memore della repubblica napoletana del 1799 manda a quel paese i sanfedisti anticapitalisti. Già, ma come stanno messi i sanfedisti? Ecco cosa dice il napoletano: “le difficoltà nel finanziamento delle imprese devono stimolare una riflessione sull’assetto complessivo del sistema finanziario italiano, sullo scarso sviluppo dei mercati obbligazionari e azionari e sulla conseguente eccessiva dipendenza delle imprese dai prestiti bancari. Come abbiamo sottolineato in altre occasioni, tale assetto riflette in parte la riluttanza ad aprirsi delle aziende italiane. Ma le banche non hanno spinto a sufficienza le imprese ad avvicinarsi ai mercati”. Signori, il napoletano sostiene che il capitale finanziario italiano è sanfedista, chiaro che si è in un Ghost country. Chiaro che la Banca dei Regolamenti Internazionali ti arriva con Basilea 2 e 3 e ti smonta tutto nel giro di 8 anni. Soluzione? “L’accumulo di capitale di rischio deve essere opportunamente incentivato”. Cari signori, andate in borsa o fate private placement obbligazionari, in banca non c’è più trippa per gatti. A proposito, come stiamo messi con i “politici”? “I rappresentanti politici stentano a mediare tra interesse generale e interessi particolari”(pag. 20). Da decenni siamo governati da simile gente…ghost country. E in tutto questo nessun accenno alle “privatizzazioni”… E agli italiani che dice? “Non si costruisce nulla sulla difesa delle rendite e del proprio particolare. Si arretra tutti”(pag. 20). Nel paese in cui la quota della rendita ha superato quella dei profitti, per non dire dei salari.., Visco manda a dire: cari italiani, siete noti al mondo per la vostra furbizia. Ma da decenni campate solo di questo. Fin a che viene qualche d’un altro più furbo di voi e vi manda a quel paese. Cari italiani, alla lunga, ci vuole intelligenza, non furbizia, altrimenti abiterete in un Ghost country, in un Paese fantasma.

Nello stesso giorno delle Considerazioni Finali di Visco l’Istat comunica il dato sulla disoccupazione: è arrivata al 12,8%.

Ghost country….
[Da Marx XXI 04 Giugno 2013]
Le Considerazioni finali della Banca d'Italia. Documento integrale: visco-considerazioni-finali.pdf175.81 KB

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