Lorenzo, laureato romano: “Meglio cavia umana che commesso”
Pubblicato il 24 giugno 2014 15:17 | Ultimo aggiornamento: 24 giugno 2014 15:17
ROMA – “Meglio cavia umana che commesso”: Lorenzo, romano, ha 34 anni e una laurea in giurisprudenza. A 28 anni ha capito che quella laurea non gli avrebbe permesso di lavorare e ha deciso di fare lo “sperimentatore“, come si definisce parlando con Thomas Leoncini del Giornale. Testa farmaci in via di sperimentazione, per lo più all’estero, dove pagano bene. In Italia la sperimentazione è illegale, ma, fa capire Lorenzo, si fa comunque. Solo che pagano molto meno, “al massimo 500 euro e ti vanno a toccare lo stomaco”, si lascia sfuggire. C’è persino un gruppo su Facebook, “Bacheca esperimenti”. Propongono sperimentazioni psicologiche e le richieste sono moltissime.
Lorenzo, spiega Leoncini, ha saputo di queste sperimentazioni da un articolo del Times.
“Non avrei accettato di fare lavori poco remunerati come il commesso perché sarebbe stato psicologicamente devastante, considerando i soldi spesi per studiare. Guadagno bene. In Austria, Francia e Svizzera almeno 1.200 euro sotto la voce rimborso spese. In più ho tanto tempo libero ma non voglio vivere tutta la vita affittando il mio corpo ai medici. Se dimostri che sei una persona seria i dottori sono molto disponibili; con uno di loro, che ha origini italiane ma lavora a Londra, si è creato un bel rapporto, mi avvisa quando viene aperta una nuova selezione”.
La prima volta gli vennero iniettati degli anticoagulanti
“ma non sono sicuro, non mi preoccupo di leggere il foglio da firmare, mi fido del medico che mi segue. Sono medici no?”.
Eppure racconta il caso di un ragazzo francese che non lo aveva lasciato tranquillo:
“Era in camera con me due ore dopo il trattamento ha iniziato ad accusare forti dolori all’addome.Non l’ho mai più visto, l’hanno portato via e il giorno successivo ci hanno rassicurati dicendo che era stato dimesso per precauzione. Era il 2010, per un anno e mezzo smisi di frequentare le sperimentazioni. Poi ho deciso di credere ai medici”.
Lorenzo ammette che ci sono
“ragazze che fanno sperimentazioni per racimolare 5mila euro e rifarsi le tette, questo è ridicolo. Ma ci sono anche individui con problemi economici, la cosa cambia”.
Lui da anni ogni sei mesi si trasferisce per qualche settimana in altri Paesi europei. Come lui sono 750 gli italiani che ogni anno vanno qualche giorno in una clinica svizzera del Canton Ticino a fare le cavie. Il compenso è di 1.200 euro per sei giorni.
Poco prima che lui facesse questa scelta sulle pagine di tutti i giornali arrivò la storia di sei giovani cavie umane che avevano subito danni gravissimi dopo essersi sottoposti alla sperimentazione di un farmaco antileucemico di un’azienda tedesca. Dopo l’iniezione hanno visto la propria testa triplicare, alcuni di loro hanno perso tutti i polpastrelli delle dita delle mani. Scotland Yard aprì un’inchiesta. La casa farmaceutica definì l’accaduto un evento totalmente inaspettato.
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