lunedì 7 settembre 2015

Comune di Prato: annullati i contratti derivati

LA PRIMA VOLTA DEI DERIVATI

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di Marco Bersani (Attac Italia)

Dopo più di quattro anni di processo, il Comune di Prato ha ottenuto l’annullamento dei contratti derivati sottoscritti fra il 2002 e il 2006 con Dexia Crediop. Nella sentenza dell’Alta Corte di Londra del 25 giugno scorso sono messe nero su bianco le motivazioni: i contratti sono nulli in quanto non contemplavano la facoltà di recesso in capo al Comune di Prato nei sette giorni successivi alla stipula. Per la corte, l'articolo 30, comma 7, del Dlgs 58/1998 costituisce una norma imperativa inderogabile dalle parti, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della Convenzione di Roma I sulle obbligazioni contrattuali, indipendentemente dal fatto che le parti abbiano scelto di assoggettare i contratti alla legge inglese, utilizzando i relativi modelli contrattuali predisposti dall'Isda (International Swaps and Derivatives Association).
Ed è questa la novità di questa sentenza rispetto a tutte le precedenti: il richiamo alla Convenzione di Roma I ricorda che quando le parti sottoscriventi un contratto sono italiane, la normativa italiana va comunque rispettata e non può essere by-passata anche se si è scelto un arbitrato estero.
Grazie a questa sentenza, il Comune di Prato non solo ha evitato il dissesto, ma si è anche aperto la porta alla richiesta di un risarcimento danni dell’ordine di 5 milioni di euro.
Viene così premiata la tenacia del Comune di Prato, che, a differenza di altri enti locali anche più grandi – il Comune di Milano, la Regione Piemonte- ha deciso di non transigere e di andare fino in fondo, ottenendo una sentenza che potrebbe modificare il quadro di moltissimi analoghi casi.
In Italia, gli enti locali non possono più sottoscrivere derivati, con l’unica eccezione dei contratti di protezione contro l’innalzamento dei tassi sui mutui contratti. Tale norma, introdotta sotto forma di sospensiva nel 2009, è diventata definitiva con la legge di stabilità 2014. Ma, come ha ricordato la Corte dei Conti nel rapporto presentato nel maggio scorso alla Commissione Finanze della Camera, ammonta a quasi 25 miliardi di euro –sui 160 complessivi dello Stato italiano- il valore nozionale dei contratti derivatisottoscritti dagli enti territoriali nel corso degli ultimi decenni.
Sono quindi moltissimi gli enti locali ancora imprigionati nella gabbia di contratti sottoscritti da amministratori irresponsabili e da banche in malafede, che hanno azionato vere e proprie truffe ai danni delle collettività territoriali, i primi per ottenere flussi di cassa immediati (pregiudicando il futuro delle comunità amministrate), le seconde per poter estendere il casinò finanziario anche agli enti locali.
E, poiché il contratto stipulato fra il Comune di Prato e Dexia Crediop è un contratto internazionale standard, è prevedibile che molti altri contratti stipulati fra comuni e banche siano analogamente annullabili.
Non ci sono motivazioni sufficienti affinché tutti i Comuni in analoga situazione procedano sulla stessa falsariga del Comune di Prato? Sarebbe l'occasione per trasformare un caso specifico in una battaglia generale, ovvero quella della riappropriazione di enorme risorse collettive espropriate alle comunità territoriali e regalate alla banche e alla finanza.
E se i gli enti locali continuassero a nicchiare, la sentenza dell'Alta Corte di Londra non può divenire un moltiplicatore di energie per le comunità locali affinché si mobilitino e, scoperchiando bilanci e contabilità dei propri Comuni, pretendano la restituzione del maltolto e la sua destinazione ad obiettivi sociali e ambientali collettivamente individuati?

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