Arman (Coordinamento Don Torta): «Baretta ammise: Bankitalia intoccabile»
Sulla commissione parlamentare d'inchiesta l'accusa al sottosegretario all'economia. L'offerta di rimborso di BpVi e Vb? «No, prima charezza su malversazioni»
http://www.vvox.it/2017/01/12/arman-coordinamento-don-torta-baretta-ammise-bankitalia-intoccabile/
«La proposta di conciliazione per gli azionisti delle ex popolari venete non ci convince sul piano del metodo. Atlante si è presentato come il padrone di BpVi e Veneto Banca, ma sul piano morale i proprietari delle due banche sono ancora i risparmiatori. Nel merito le decisioni assunte dai vertici di BpVi e di Vb non ci convincono perché non solo utili a ripristinare quel clima di fiducia utile a far ripartire due istituti di credito che stando prudenti perdono 30-40 milioni al mese»: boccia così l’offerta dei due istituti di credito l’avvocato trevigiano Andrea Arman, esponente del Coordinamento Don Torta.
Ma non è una bocciatura preconcetta: «Si sarebbe potuto anche dire sì, ma ad un patto: fare totale chiarezza rispetto alle malversazioni che ci sono state anche da parte delle nuove gestioni a partire dalla trasformazione in spa delle due banche avvenuta nel dicembre 2015 per VeBa e nel marzo 2016 per BpVi. Ma non ci siamo. Sinceramente non credo che in moltissimi aderiranno alle due proposte, ad eccezione di coloro che hanno veramente l’acqua alla gola. Per certi aspetti viene da pensare che la proposta cucinata a Padova sia in qualche modo pensata proprio per rompere il fronte dei risparmiatori. Il mio peraltro è un giudizio che riguarda non solo i vertici dei due istituti, ma pure quello del governo. Il quale secondo me in questa circostanza, come è capitato per l’intervento pubblico su Monte Paschi, sta agendo all’unisono coi banchieri. Ad ogni modo la cosa che più ci rattrista è la mancata volontà da parte della maggioranza governativa di promuovere una commissione parlamentare d’inchiesta sui rovesci bancari degna di questo nome. E che abbia la facoltà di indagare a 360 gradi».
Sui media, anche i meno ostili al governo, si è scatenato un polverone sui poteri di cui la nascitura commissione potrà disporre. Da quanto riferisce Dagospia, che a sua volta rilancia La Repubblica, la commissione sulla carta ha gli stessi poteri della magistratura requirente, ma non andrà a sindacare l’operato di Bankitalia sulle sue eventuali colpe in vigilando o intromissioni indebite. Si darebbe il caso, se così fosse, di una banca centrale che finisce per limitare le potestà costituzionalmente garantite al parlamento. E che il governo, anche quando a palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, la pensasse in qualche modo come palazzo Koch, lo si desume da una presa di posizione precisa, mai emersa prima con la dovuta evidenza, che il sottosegretario all’economia, il veneziano Pierpaolo Baretta, rese pubblica durante un simposio sullo scandalo popolari venete organizzato a a Venezia il 17 dicembre scorso dall’Accademia Marciana. «Io ero tra i relatori – racconta Arman – e in quella circostanza Baretta, che era con me sul tavolo degli oratori, clamorosamente ammise che una commissione d’inchiesta sulle banche non sarebbe stata possibile per non entrare in conflitto istituzionale con Bankitalia. Si tratta di parole sconvolgenti. Se tanto mi dà tanto sarebbe il caso che anche per BpVi e VeBa venissero resi noti, come si propone per Monte Paschi, i nomi dei grossi debitori. Da questo punto di vista sia nel Coordinamento Don Torta che presso diverse altre associazioni, questo sentimento è tutto sommato condiviso».
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