venerdì 14 ottobre 2011

Indignati, dall'assedio a Bankitalia al sit-in da Tremonti

LA PROTESTA

Indignati, dall'assedio a Bankitalia
al sit-in da Tremonti con il drago dipinto

Studenti, lavoratori, precari, artisti  hanno bloccato di nuovo stasera via Nazionale, dopo un'assemblea davanti al PalaExpo che era stato chiuso per sicurezza.  Poi in corteo verso il ministero di Tremonti. Occupato l'ostello della gioventù. Chiuso il PalaExpo

di VIOLA GIANNOLI E MANUEL MASSIMO, la Repubblica, 13 OTTOBRE 2011

E' stata riaperta al traffico via Nazionale che studenti, lavoratori, precari, artisti  avevano bloccato, dopo un'asseblea davanti al PalaExpo che era stato chiuso per sicurezza. Il corteo pacifico con dragone dei manifestanti che stavano andando sul marciapiede verso piazza della Repubblica è stato fermato dalla polizia. Due cellulari hanno bloccato l'accesso all'altezza di via Genova e un massiccio cordone di agenti si è schierato in tenuta antisommossa. Poi il via libera con lo striscione verso il minisero dell'Economia di via XX Settembre. "Porteremo il drago" dicono i manifestanti "al ministro Tremonti". Alla fine il corteo è tornato a via Nazionale sulle scalinate del Palazzo delle Esposizioni.

Il giorno precedente a notte fonda gli Indignati di via Nazionale, portati via di peso uno ad uno dal centro della strada e spinti sul marciapiede dalla polizia, avevano montato le tende proprio sulle scalinate del Palazzo delle Esposizioni. Si beve birra, si discute della giornata e di come proseguire fino al corteo del 15 ottobre, si leggono i giornali, si cantano cori. Bersagli principali: il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e la crisi. Richieste: il diritto all'insolvenza e il default programmato.

OCCUPATO L'OSTELLO DELLA GIOVENTU'


IL RISVEGLIO DEGLI INDIGNATI


Ma non escludono altre iniziative. Stamattina, infatti, è stato occupato l'ostello della gioventù al Foro Italico da un gruppo di ragazzi che si sono presentati come "Giovani verso il 15 ottobre". "Abbiamo voluto riaprire - dicono - uno dei luoghi simbolo dell'accoglienza e della libertà di movimento per generazioni di giovani, che da diversi mesi ha serrato i battenti". Un'azione decisa anche in vista di sabato, del corteo degli 'indignados' nella capitale: "accampati sulla riva sinistra del Tevere - scrivono infatti ancora nel comunicato - accoglieremo qui quanti e quante in questi giorni volessero condividere con noi la strada verso il 15 ottobre".

La giornata di ieri è stata lunga anche per loro, i Draghi Ribelli. E' iniziata alle 16 con l'occupazione di piazza a pochi metri da Palazzo Koch, la sede di Bankitalia presidiata per ore da decine di camionette, blindati e agenti per l'arrivo del capo dello Stato Giorgio Napolitano (a cui tre studenti della Sapienza hanno consegnato una lettera) e del governatore Mario Draghi, prossimo presidente della Bce. Una giornata non ancora terminata perché la mobilitazione, si è deciso, dev'essere lunga e permanente. E così scatta l'accampata. Delle centinaia di manifestanti del pomeriggio di ieri ne resta, in tenda e sacco a pelo, qualche decina, lo zoccolo duro dell'indignazione, della rabbia, dell'insofferenza di chi non vuole pagare "una crisi che non abbiamo creato noi".

Oggi un altro giorno. Il tempo di svegliarsi, passare a casa per un panino e una doccia, e poi ricominciare. Da mezzogiorno corsi di auto-formazione politica sui social network. Alle 16 una assemblea pubblica. In mezzo assemblee nelle facoltà universitarie della Sapienza (alcune delle quali, venerdì notte, verranno occupate), come nei centri sociali e nelle associazioni che raccolgono i pezzi di questo movimento.

Ieri la manifestazione era stata pacifica. Canti, balli, cartelli sui blindati delle forze dell'ordine, mascherine da drago. E poi l'annuncio: "Da qui non ce ne andremo. Indietro non si torna". Almeno fino al 15 ottobre, giorno "caldo" del grande corteo che da piazza della Repubblica attraverserà la capitale per raggiungere piazza San Giovanni con possibili blitz a sorpresa, deviazioni, nuovi camping urbani.

Dopo mezzanotte però l'atmosfera si scalda, sale la tensione. Le camionette della polizia avanzano, gli agenti indossano i caschi, poi li svestono, in un estenuante "gioco" di resistenza. I manifestanti si dividono, poi ritrovano un filo comune, si riuniscono in gruppetti, poi di nuovo in assemblea plenaria, trattano con la Digos e la Questura. Alla fine decidono: tutti seduti in terra e resistenza passiva.
La polizia, che aveva chiuso intanto quel tratto di via Nazionale su quattro lati, si stringe intorno agli Indignati e gli agenti li trascinano via, sollevandoli da terra, uno ad uno. Alcuni per le identificazioni (una decina in tutto), altri vengono spinti sul marciapiede davanti al museo perché solo lì, spiegano, può proseguire il sit-in. Niente scontri, solo qualche spintone e qualche urlo. Poi gli agenti indietreggiano, formano un cordone e alla fine tornano verso Bankitalia.
(13 ottobre 2011)


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