LA CRISI
Capitali e famiglie in fuga
Un pezzo d'Italia sceglie la Svizzera
Sono imprenditori e liberi professionisti e hanno tra i 40 e i 50 anni. Temono l'incertezza politica ed economica, una stretta fiscale e sono in cerca di un investimento immobiliare sicuro. Sono loro i protagonisti della nuova migrazione oltralpe
di FRANCO ZANTONELLIhttp://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/12/10/news/capitali_e_famiglie_in_fuga_un_pezzo_d_italia_sceglie_la_svizzera-26396106/?ref=HREA-1"Noi fiduciari siamo stati interpellati, per valutare se c'è la possibilità di un trasferimento totale di alcune famiglie", ha aggiunto. Per poi spiegare che "il fenomeno è sempre esistito ma è vero che, in questi ultimi mesi, abbiamo assistito a un'accelerazione delle richieste di questo tipo". Quindi la presidente dei fiduciari ticinesi rileva, pure, che quello che sta avvenendo assomiglia a una vera e propria fuga, dal belpaese. "Ci sono, ad esempio - dice - persone e gruppi famigliari, con consistenti patrimoni, che chiudono la loro attività imprenditoriale, per trasferirsi in Svizzera". Dove, in molti casi, chi lascia l'Italia e i suoi problemi, ha già sovente una residenza e, magari, un cospicuo gruzzoletto.
"Il più delle volte si tratta di 40-50 enni, in prevalenza lavoratori autonomi e imprenditori", ci conferma Giancarlo Cervino, del Centre for International Fiscal Studies di Lugano, secondo il quale il fenomeno è in corso da circa un anno e mezzo. Tutta questa gente, come ha avuto modo di constatare Cristina Maderni "è angosciata dall'insicurezza esistente, oggi, in Italia e nel resto dell'Europa" e, quindi, cerca posti come la Svizzera "dove la stabilità economica e politica e la forza della moneta sono tali, da trasformarsi in una sorta di polizza sulla vita".
Anche se, di questi tempi, di approdi sicuri ce ne sono sempre meno. Nella Confederazione, ad esempio, i prezzi di vendita, al metro quadro, degli immobili di un certo livello, vanno dai 10 mila euro in su di Lugano e dell'Engadina, ai circa 40 mila di Zurigo, tanto da far temere l'esplosione di una bolla immobiliare. Va detto, poi, che in caso di definitivo deragliamento dell'Ue e della moneta unica, la Svizzera ne soffrirebbe, pesantemente, le conseguenze.
Già adesso, in presenza della crisi nell'eurozona, la crescita del prodotto interno lordo elvetico è continuamente rivista al ribasso tanto che, l'anno prossimo, non dovrebbe superare lo 0,5 per cento. Anche nella Confederazione, inoltre, pur con uno Stato che, quest'anno, ha chiuso i conti in attivo, la pressione fiscale sta aumentando. Dal prossimo anno, ad esempio, potrebbe venire introdotta un'imposta di successione del 20 per cento, sui beni superiori ai due milioni di franchi, la qual cosa ha indotto molti benestanti a una corsa frenetica negli studi notarili, per trasferire i propri patrimoni agli eredi ed evitare, così, la stangata. "Ma la paura di un epilogo italiano alla greca, con manifestazioni di piazza e attentati anarchici, unito al timore di un default delle banche, è tale da indurre chi se lo può permettere ad andarsene", constata il fiscalista Cervino. "Sicuramente - conclude - in nessuna città svizzera metteranno mai una bomba davanti all'Agenzia delle Entrate, come è capitato a Roma".
(10 dicembre 2011)
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