Washington Post su Grillo: “Lontano dal Duce. Riempie vuoto della politica”
L'edizione online del quotidiano delinea il ritratto del comico genovese, dal successo nei sondaggi, fino alla vittoria di Pizzarotti a Parma e al 'fuori onda' di Favia. Ed evidenzia anche i temi della crisi e dell'euro, che accostano il M5S ad altri partiti populisti in Europa. Da cui, però, si distingue
“Assomiglia a Jerry Garcia, scherza come Jon Stewart e dice che il mondo non ha nulla da temere dall’uomo più divertente d’Italia. Quindi perché l’Europa trema davanti al terremoto politico che èBeppe Grillo?”. Il Washington Post online dedica un lungo ritratto al fondatore del Movimento 5 Stelle, dalla vittoria di Pizzarotti a Parma (“epicentro della ‘Grillo revolution’, si legge sul sito) fino al successo nei sondaggi e al suo accostamento a Benito Mussolini. Anche se spiega che, nonostante i temi populisti contro euro e austerity siano condivisi da altri partiti in tutta Europa, il comico e il suo movimento sono nati dalla Rete per combattere la cattiva politica e che il crescente consenso degli ultimi mesi è dovuto al vuoto del panorama politico italiano.
Il Washington Post ricorda in particolare le stoccate al presidente del Consiglio (chiamato ‘Rigor Monti’) e gli attacchi a Francia e Germania che hanno chiesto altissimi sacrifici all’Italia. Grillo “ha chiesto un referendum sull’euro e ha detto che Roma dovrebbe seguire le orme di Argentinaed Ecuador, con la sospensione dei pagamenti del debito pubblico”. Il blogger, rispetto al 4% dei consensi dell’anno scorso, è riuscito a riempire il “vuoto politico” e a guadagnare migliaia di consensi, in una escalation che lo colloca dietro ai due principali partiti di centrodestra e centrosinistra. E a chi lo accusa di assomigliare al Duce risponde: “Il nostro movimento sta riempiendo uno spazio simile a quello dei Nazisti in Germania o di Marie Le Pen in Francia, ma non non c’entriamo niente con loro. Siamo moderati, persone meravigliose”. Nonostante la crisi, l’euro e le misure di austerità fomentino la nascita di gruppi populisti in tutta Europa, il Post spiega che il Movimento 5 Stelle è tutt’altro che un gruppo di “estremisti che amano il Duce”. Al contrario, prosegue l’articolo, “è nato a metà degli anni Duemila come un gruppo di cittadini collegati dai social media e uniti dal disgusto condiviso nei confronti delle èlite”, dei politici indagati e dei super stipendi degli amministratori delegati. Anche se “in una visita in Italia il mese scorso, Martin Schulz, il socialista tedesco e presidente del Parlamento europeo ha detto che è ‘più pericoloso quando i comici diventano politici che quando i politici vanno a vedere una commedia”.
L’articolo ricorda poi la vittoria alle amministrative a Parma con Federico Pizzarotti, sindaco “ex tecnico informatico” col quale sono sorti i primi mal di pancia, visti i 40 giorni impiegati per la composizione della giunta. Eppure, anche se Pizzarotti è il sindaco, “Grillo è la star dello show”. Ma le accuse più gravi giunte finora riguardano la censura del dissenso all’interno del movimento. E ricorda il fuori onda di Giovanni Favia, il consigliere dell’Emilia Romagna che a Piazza Pulitaaveva sparato a zero sulla mancanza di democrazia interna nel movimento. Eppure, conclude l’articolo, nonostante “le minacce di morte” ricevute, il consigliere è convinto che “solo Grillo possa guidare il vero cambiamento”.
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