TUTTI I DECRETI SALVABANCHE, APPROVATI DAL 1999, DA GOVERNI CAMERIERI DEI BANCHIERI SONO STATI CANCELLATI DA QUEL GIUDICE A BERLINO: LA CONSULTA !
Anche il decreto 133/2013 (ennesimo ‘Salva-banche’), che scippa 7,5 miliardi di euro da un Ente pubblico, utilizzando la partita di giro (o raggiro) delle riserve ordinarie e straordinarie di Bankitalia, per rafforzare il patrimonio di banche ed assicurazioni private, potrebbe finire davanti la Corte Costituzionale. Adusbef e Federconsumatori, hanno dato mandato ai loro legali ed esperti giuristi che hanno maturato una notevole esperienza nelle eccezioni di incostituzionalità dei “decreti-salvabanche”, tutti approvati dai Governi di turno a partire dal 1999, finiti davanti alla Consulta e tutti cancellati per eccesso di delega, decretazione di urgenza, evidente violazioni delle norme costituzionali.
1) il D.L. 133/2013 ha sostanzialmente privato i cittadini anche della sovranità economica nonché della quota parte spettante a ciascun italiano delle riserve auree DETENUTE, oggi senza più alcun titolo, dalla Banca d’Italia e di fatto cedute ad istituti e banche private, italiane e non;
2) il D.L. 133/2013 eliminato qualsiasi potere di veto del Governo e del Ministero del Tesoro sulle decisioni assunte dalla Banca d'Italia, che unitamente alla possibilità di acquisto da parte di soggetti stranieri, ha definitivamente privato il popolo italiano della possibilità di riacquistare la propria sovranità monetaria, che, con l'ingresso dellItalia nel SEBC, è stato attualmente affidato alla gestione della BCE;
3) che detto decreto legge è stato approvato violando la Costituzione (art 47 e 77 Cost.) e soprattutto violando la buona fede dei cittadini ai quali è stata tolta la proprietà di un bene che gli appartiene dalla nascita in quanto cittadini italiani;
4) che l’assemblea degli azionisti della Banca d’Italia ha già deliberato a porte chiuse il suddetto aumento di capitale in data 23 dicembre 2013, cioè prima dell'approvazione del D.L. 133/2013, con possibile abuso del proprio potere;
5) che tutto ciò viola lo Statuto della Banca d’Italia che prevedeva la secca esclusione della partecipazione “privata” al capitale dall’art 20 R.D. 375/1936, espressamente abrogato, invece, dal decreto in parola;
6) che pur di ottenere l'approvazione forzata del D.L. 133/2013, è stato utilizzato lo strumento della "ghigliottina", ma che non è previsto dal Regolamento della Camera se non come "interpretazione" e che non era mai stata utilizzata in tutta la storia della Repubblica Italiana.
Nessun commento:
Posta un commento