Interessi da usura, la Bnl condannata a Teramo
Dovrà risarcire oltre trecentomila euro alla curatela di un’azienda fallita che aveva dovuto pagare somme non dovute
di Edoardo Amato
Con sentenza pronunciata il 15 dicembre scorso, il giudice Cristina Tettamanti ha condannato in primo grado la Banca Nazionale del Lavoro a risarcire un ’impresa – che nel frattempo era fallita– per la somma di 307mila euro, che diventano oltre 370mila con le spese legali e gli interessi. Era stato il curatore dell’azienda, fallita nel 2009, Piero Norscia, ad adire in giudizio nei confronti della banca ritenendo – come poi è stato puntualmente accertato dal consulente tecnico nominato dal tribunale, Luca Di Giustino – che l’istituto di credito avesse applicato condizioni illegittime nel conto corrente. Il tribunale ha quindi stabilito che da parte della banca vi era stata l'illecita applicazione di interessi ultralegali ed usurari, della capitalizzazione trimestrale degli interessi (il cosiddetto anatocismo, ovvero il pagamento degli interessi sugli interessi), oltre all'illegittima applicazione delle commissioni di massimo scoperto e di altri oneri perché mai validamente pattuiti tra banca e cliente. Tutte voci che una volta eliminate dalla tabella dare-avere hanno trasformato l’azienda da debitrice e creditrice della banca.
Nell’accertamento effettuato dal Ctu, e fatto proprio dal tribunale, risulta che la banca in alcuni casi, ha applicato interessi altissimi, seppur per brevi periodi, calcolati fino al 9021 %; in alcuni casi il tasso di interesse è stato calcolato come “infinito” perché in realtà la banca avrebbe dovuto pagare in gli interessi al cliente e non viceversa. L'assistenza legale della società teramana è stata assicurata dall'avvocato Emanuele Argento del foro di Pescara, coadiuvato nella parte tecnico-contabile da Gennaro Baccile, presidente onorario dell’associazione Sos Utenti la cui perizia iniziale è risultata completamente confermata dalla perizia del Ctu. «Di particolare rilievo nella sentenza», osserva Baccile, «è la conferma e convalida degli accertamenti usurari operati dal Ctu dott. Luca Di Giustino dal 1997 fino al 2007 con stratosferiche pretese riscontrate trimestralmente da un minimo del 59,12% del 2° trimestre 1997 al massimo del 9021% al 4° trimestre 2001. Addirittura, dal 2002 in poi il tasso usurario risulta tecnicamente "infinito" a motivo che la banca addebitava interessi anziché accreditarli come risulta dalla sentenza. Dopo migliaia di cause bancarie in Abruzzo, è la prima volta che un tribunale accerta condizioni usurarie così elevate ed "infinite"». «In Abruzzo, a metà 2014», fa sapere ancora Baccile di Sos Utenti, «quasi 30.000 clienti bancari risultavano segnalati a sofferenza presso la centrale Rischi e dei quali almeno un terzo risultano di fatto creditori delle banche».
Il tribunale ha dato ragione alla curatela fallimentare su tutta la linea, tranne su un punto: non sono state le condizioni economiche applicate dalla Bnl a determinare il fallimento e quindi nessun risarcimento è stato accordato per questa specifica richiesta. Si legge infatti nella sentenza che «seppure accertata la posizione creditoria» dell’azienda stessa «a seguito del ricalcolo dei rapporti di dare avere con la Bnl, nulla è stato provato circa l’incidenza che il contratto praticato dalla Bnl ha avuto sulle capacità economiche della società o su come, eventualmente, essa abbia inciso negativamente sull’azienda, addirittura provocandone il fallimento».
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