martedì 21 giugno 2016

BPVI: a chi vanno i soldi creati dal nulla ?


Banca Popolare di Vicenza: l'ora della verità

Banca Popolare di Vicenza: l'ora della verità


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di Jacopo Berti, portavoce M5S Veneto




Potrebbe essere arrivata l'ora della verità per la Banca popolare di Vicenza. Questa mattina sono scattate perquisizioni della Guardia di Finanza nella sede dell'istituto. «la Banca è indagata per responsabilità amministrativa per fatti penali dei suoi dirigenti perché rispetto ai reati contestati evidenziava un modello organizzativo e di controllo inadeguato o di fatto inattuato», spiegano le carte. Il riferimento è ai manager indagati della vecchia gestione: il presidente Giovanni Zonin, i consiglieri di amministrazione Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena, il direttore generale Samuele Sorato, i due vice Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta.
Noi del M5S avevamo denunciato da tempo uno “Schema Zonin”, oggi al centro delle indagini. E' grazie alla nostra coerenza che domenica scorsa sono potuto andare a testa alta, unico politico, al funerale di Antonio Bedin, il piccolo azionista suicidato proprio a causa di questo schema, attraverso il quale la cricca di BpVI ha bruciato i suoi risparmi di una vita. Ho guardato negli occhi la gente lì presente, siamo la loro unica speranza mi hanno detto. La mia promessa è che non molleremo mai fino a che giustizia non sarà fatta.
LO SCHEMA ZONIN: COME TRUFFARE I RISPARMIATORI
Il cda e il presidente Zonin hanno usato la banca come un bancomat personale. Hanno usato i soldi di 119mila azionisti per creare una delle più grandi bolle finanziarie della storia d’Italia, distruggendo e mettendo in ginocchio uno dei territorio più ricchi d’Europa.
Ecco lo schema Zonin, un manuale su come truffare i risparmiatori in 8 mosse:
1. BpVi viene usata come un bancomat personale da parte di Zonin e dal Cda per 20 anni.
2. Quando il buco diviene insostenibile elaborano uno schema di truffare i soci, gonfiando i bilanci.
3. Vengono erogati prestiti che hanno bassissime probabilità di essere restituiti.
4. Per sostenere questa politica occorre però continuare a vendere azioni, a gente comune ed a grandi investitori.
5. Per continuare a vendere azioni occorre però tenere il valore del titolo artificialmente alto, sopravvalutandolo. In questo modo si sopravvaluta la “solidità apparente” della banca, e contemporaneamente si guadagnano molti più soldi
6. Quando la naturale richiesta di azioni finisce, non è però finito il bisogno di soldi freschi per alimentare il sistema dei prestiti “facili”. Si comincia a concedere prestiti a patto che con una parte dei soldi si acquistino azioni della stessa banca.
7. Questo sistema però genera altri prestiti rischiosi, altri crediti deteriorati.
8. Quando la sorveglianza passa alla Bce si apre il vaso di Pandora: la banca non vale più niente, i soci hanno perso il 99% del valore investito in pochi anni, perché il capitale è stato completamente mangiato dai crediti deteriorati, i famigerati “NPL”.
Si era arrivati a prestare denaro ai soci per comprare azioni Bpvi per un totale di circa 974 milioni. Deriva da qui gran parte della maxi perdita, 1,05 miliardi, dell’ultima semestrale, chiusa a giugno e pubblicata a fine agosto 2015, che ha di fatto sancito la morte dell’Istituto.
Sono i cosiddetti prestiti “baciati”, che noi del M5S denunciamo da tempo, ovvero la pratica di condizionare l'erogazione di finanziamenti all'acquisto di azioni dell'istituto. Fortunatamente il Tribunale di Venezia in datata 27 aprile 2016, venuto a conoscenza di questa pratica illegale, ha emesso un'ordinanza che vieta alla Pop Vicenza di procedere al recupero del prestito, che nel caso specifico ammontava a 9,4 milioni di euro. Quindi il prestito non è valido e l’ordinanza “inibisce a Banca Popolare di Vicenza la richiesta del pagamento dei saldi passivi”.
PRESTITI FACILI AGLI AMICI DEGLI AMICI
Ma venendo ai prestiti facili, quelli senza garanzie. A chi hanno prestato questi soldi? Ad esempio allo stesso Zonin e le aziende ad esso collegate: 48 milioni di euro!
Questo avvenne il 6 agosto 2015, quando già da due mesi a Vicenza era arrivato il nuovo consigliere delegato Francesco Iorio, il consiglio di amministrazione, secondo i dati riportati dal prospetto Consob pubblicato il 21 aprile 2016, approvò all'unanimità e con voto favorevole di tutti i sindaci effettivi finanziamenti per oltre 48 milioni di euro a società riconducibili all'allora presidente, compreso un prestito personale di 2,4 milioni di euro a Zonin. Sono tutti complici, nessuno escluso, vecchi e nuovi membri del cda.
Ma fra i nomi celebri di chi ha ricevuto denaro dalla banca abbiamo anche Alfio Marchini, l'uomo che voleva diventare sindaco di Roma e che abbiamo rimandato a casa. Marchini, così come risulta anche dalle ispezioni effettuate dalla Bce ha ottenuto alla fine del 2014 un totale di 76,2 milioni di euro; i fratelli Emanuele, Giovanni e Vito Fusillo hanno avuto 10, 3 milioni di euro; i Degennaro sono stati invece finanziati con 27,75 milioni di euro. Non male vero?
Le ispezioni della Finanza hanno evidenziato come «per tutte le operazioni di investimento in titoli di debito sarebbe stata necessaria l’approvazione del Cda», quindi le responsabilità sono palesi. Eppure ad oggi, nonostante gli annunci e i falsi pentimenti degli attuali vertici, non è stata avviata alcuna azione di responsabilità nei confronti di Zonin & co. Per fortuna la giustizia sta facendo il suo corso indipendentemente.
Come M5S abbiamo sempre puntato il dito sulla responsabilità degli organi di vigilanza Bankitalia e Consob. Quest'ultima, con colpevole ritardo, finalmente batte un colpo e chiede: “sanzioni per le supposte violazioni alla normativa europea Mifid“, quella sui profili di rischio della clientela. Che, come emerso dall’ispezione della Bce del 2015 sono stati in 58mila casi falsati, attribuendo ai risparmiatori competenze finanziarie che non possedevano. I pirati in giacca e cravatta in questo modo potevano vendere loro azioni il cui prezzo era sistematicamente sovrastimato dai vertici della banca.
La Consob agisce comunque troppo tardi. Il suo compito deve essere quello di prevenire disastri del genere. Ora almeno li ripari. Ciò che abbiamo sempre chiesto – ed oggi torna a chiederlo l'unione nazionale consumatori del Veneto - è il sequestro dei beni della dirigenza responsabile di queste violazioni (ai sensi dell’art. 321 del codice penale) e l'istituzione di un tavolo conciliativo per poter restituire quanto i risparmiatori hanno perso.
Chi ha sbagliato deve pagare, vogliamo che a questi pirati in giacca e cravatta venga tolto tutto fino a che non risarciranno le vittime, così come loro hanno tolto tutto a gente che ha avuto l'unica colpa di fidarsi di loro.

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