lunedì 14 aprile 2014

Milano prova a fermare i suicidi (o i suicidati ?)

Stasera Milano prova a fermare i suicidi di Stato

Suicidio
Chiamatela la fiaccolata dei Mille. Saranno almeno un migliaio stasera, in piazza Duomo a Milano, alla manifestazione contro i suicidi di Stato, organizzata dal comitato popolare «Art. 580 C. P.». Un manipolo nutrito di imprenditori, economisti (tra cui Claudio Borghi e Antonio Maria Rinaldi), sindaci, associazioni di volontariato e familiari di vittime che griderà il suo «basta» agli assassini per mano dello Stato. E sfilerà in corteo nel centro del capoluogo lombardo all’insegna di tre parole:memoria, protesta e proposta.

I manifestanti, in primo luogo, ricorderanno infatti le vittime della strage senza precedenti dovuta al combinato disposto di crisi e politica. «In soli tre anni, dal 2011 a oggi», ci dice Antonio Corcione, fondatore del comitato «Art. 580 C. P.», «più di 4000 persone si sono uccise nel nostro Paese per mancanza di lavoro. Alla fiaccolata parteciperà Tiziana Marrone, la donna a cui arrivò da Equitalia una cartella da 60mila euro dopo che suo marito, Giuseppe Campaniello, si uccise dandosi fuoco per le troppe tasse; e ci saranno i familiari di Michele D’Aloia, l’imprenditore di Sala Consilina, che si tolse la vita perché non ce la faceva ad arrivare alla fine del mese; e poi i parenti di una donna che si ammazzò perché disoccupata e perché i suoi figli erano stati affidati a una casa famiglia; e moltissimi altri testimoni di storie drammatiche come queste».

Il dolore della memoria impone però anche la rabbia della protesta. «Scendiamo in piazza», aggiunge Corcione, «per portare avanti il messaggio da noi lanciato con la class action contro i passati governi per “istigazione al suicidio”. La nostra causa legale sta andando avanti, grazie alle indagini della Procura di Padova, Roma e altre città italiane, e alle adesioni di oltre 50mila persone. Tra queste, c’è anche il primo cittadino di Abano Terme, l’unico sindaco in Italia che ha avuto il coraggio di denunciare Monti e Letta per “aiuto al suicidio”. La nostra fiaccolata è solo la prima tappa di un lungo cammino, che ci vedrà presto presenti anche a Bologna, in Sardegna e infine a Roma, per una grande manifestazione nazionale».
Non sfuggirà però, ai presenti, oltre al compianto per chi non c’è più e all’indignazione per i «reati» dei politici, anche la determinazione di cambiare lo status quo. «Vogliamo proporre», sottolinea Corcione, «alcune misure urgentissime per salvare il Paese. In primo luogo, il reddito di cittadinanza: ossia dare i soldi a chi non li ha. Renzi, al momento, ha pensato solo ad aumentare la busta paga di chi ha già un lavoro. Se continuerà così, aggiungeremo anche il suo nome tra i colpevoli di “istigazione al suicidio”. Da quando c’è Renzi, infatti, i suicidi per crisi non si sono fermati: proprio ieri ce ne sono stati altri due, uno in Sardegna e l’altro a Potenza. Non se ne parla perché non fa più notizia, come i soldati morti in Afghanistan. Mi si obietta perfino: se ne parliamo, induciamo altre persone ad emularli. Io allora rispondo: va bene, non ne parliamo, ma almeno facciamo qualcosa perché non accadano più». Da qui la seconda proposta del comitato «Art. 580»: «garantire alle imprese un immediato accesso al credito e assicurare loro una moratoria sul debito per due o tre anni. Ciò significa che, fino al 2017, gli imprenditori non dovrebbero più pagare i debiti contratti con lo Stato ed Equitalia non dovrebbe più intervenire, finché quei debiti sono congelati. Non è vero che così le casse pubbliche si svuoterebbero. Cominciamo a recuperare 7 miliardi dal taglio alle 100mila superpensioni e altri 3 miliardi dalla chiusura delle case-famiglia, e poi vediamo se mancano ancora i soldi…». Corcione, come un fiume in piena, tocca anche la questione dei secessionisti veneti: «Capisco e rispetto il loro malessere. Il Veneto paga, da solo, il 70% delle tasse italiane. Se quei soldi restassero in Veneto anziché finire a Roma, ciascun veneto pagherebbe in media il 30% delle tasse in meno. E, secondo voi, non dovrebbero essere incazzati e chiedere l’indipendenza?».
Con le fiamme accese, i mille del Comitato «Art. 580» gireranno per le strade di Milano, chiedendo che nessuno più usi quelle fiamme per darsi fuoco, in preda alla disperazione. E pregando che nessuno più muoia di lavoro in Italia: perché si può morire sul posto di lavoro, ci si può ammazzare di troppo lavoro, ma ci si può anche suicidare perché lavoro non ce n’è più.

Nessun commento:

Posta un commento